Troppi concerti (e il target è boomer)

 

L'estate pugliese degli eventi inflazionati: guardare in prospettiva per non minare i bilanci
pubblicato il 12 Maggio 2024, 08:05
20 mins

E se ammettessimo che l’offerta ha di gran lunga sorpassato la domanda? Prima bisogna fare qualche passo indietro, per comprendere meglio come la Puglia sia giunta ad organizzare più concerti di quanti se ne potessero immaginare fino a pochi anni fa. Chi ha vissuto gli ’80 potrebbe non essere d’accordo con l’affermazione che segue, ma chi è stato giovane nel nuovo millennio ricorda bene la depressione culturale e musicale che, salvo qualche sporadica occasione, concorreva a tediare le estati di gran parte del Tacco. Taranto, poi, dopo la crisi finanziaria del 2007-2008 divenne una necropoli di pub e bar senza soluzione di continuità: il disagio giovanile di una generazione senza spazi di aggregazione era palpabile, ancorché inframezzato da tenui divagazioni contestuali a piccoli eventi, sovente fiorenti nell’hinterland più che nel capoluogo stesso. Basta pensare che da molti anni in città non c’è neppure un disco club.

Nella seconda metà degli anni ’10 del Duemila qualcosa è iniziato a cambiare, complici la riscoperta della vocazione turistica della Puglia (che nel solo 2023 ha contato 16,4 milioni di presenze), la buona volontà degli addetti ai lavori e le risorse pubbliche messe a disposizione degli stakeholders. Cartelloni culturali e festival hanno iniziato a invadere gli spazi di affissione per le estati pugliesi fra mare e musica, per poi frenare bruscamente durante la pandemia di coronavirus che ha, nel concreto, bloccato – o fortemente rallentato – la filiera dello spettacolo per almeno due stagioni. Sulla scia del ghiribizzo collettivo di lasciare il Covid alle spalle, il mercato degli eventi è poi schizzato alle stelle in tutta Italia, con particolare abbondanza di concerti, ma permangono le differenze infrastrutturali fra il Nord e il Sud del Paese, non sanabili con i buoni auspici e le spiagge che riportano la mente ai Caraibi. Ancora oggi, è molto difficile che i grandi concerti vengano proposti sotto Roma, in quanto nel Centro-Sud, esistono pochissime strutture (e, soprattutto, organizzazioni) idonee a gestire patrimoni e logistiche collegate ad artisti come Bruce Springsteen, Rammstein, Green Day, Metallica, Queens of the Stone Age e Tool, per fare qualche nomignolo che quest’estate si esibirà attorno al Pò.

Herbie Hancock, Locus Festival – Fasano, 13 luglio 2023. Foto di Franzi Baroni

Eppure la Puglia ne ha visti di colossi negli ultimi anni: Iggy Pop, Patti Smith, Nick Cave, Herbie Hancock e Robert Plant sono solo alcuni dei grandi nomi che hanno scritto la storia della musica contemporanea e che, in un momento ben avanzato delle rispettive carriere, hanno scelto di passare dalla splendida regione meridionale. Il punto è proprio questo e la premessa era doverosa per poter dire, senza temere di essere smentiti che, forse, la Puglia è una regione invasa dai dinosauri. Non è vena polemica o voglia di denigrare il lavoro di chi, con grande professionalità, ravviva l’offerta culturale pugliese (e tarantina) ogni anno attraverso la musica, compiendo sforzi indiscutibili che vanno ben oltre l’utile netto, ma è necessità storica quella di fermarsi un attimo e provare a capire dove si stia andando di preciso – sempre che si stia andando da qualche parte.

Come disse in quella storica diretta l’ex Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in pieno disastro pandemico: «Devo fare nomi e cognomi», perché se è vero che l’estate 2024 pugliese conferma la tendenza crescente in fatto di concerti, si può dire lo stesso anche dell’età non tanto degli ospiti, quanto degli spettatori cui l’offerta si rivolge, specialmente per quanto riguarda gli show tarantini. Si sta affermando che allo Stadio San Siro di Milano andranno a vedere Bruce Springsteen soltanto gli over 50? Altroché, probabilmente il parterre sarà invaso da Gen Y che canteranno le canzoni a memoria, proprio com’è successo all’autodromo di Imola due estati fa durante il maxi concerto dei Pearl Jam, ma questi due nomi (scelti a titolo esemplificativo) hanno qualcosa di molto importante in comune: sono americani e, prima di andare in tour, si sono assicurati di aver pubblicato qualcosa di nuovo – un album – da unire alle hit miliari.

Ritornando sulla terra baciata dal sole e dal mare e dalle orecchiette, il Locus Festival – nato nel lontano 2001 – è, ormai, il più imponente appuntamento musicale pugliese per quanto riguarda la caratura degli artisti, la quantità di eventi e l’arco temporale – nonché i luoghi – in cui si snoda. La grande ricchezza di questo festival sta nella capacità di unire sotto lo stesso simbolo Calcutta e Salmo & Noyz Narcos, da un lato; Simple Minds e Toto, dall’altro. Ma nell’edizione 2024 ci saranno anche Glen Hansard; Colapesce Dimartino; Vinicio Capossela, Marcus Miller + Matteo Mancuso; Fat Freddy’s Drop + Channel One; Subsonica + Daniela Pes + Deena Abdelwahed; Yussef Dayes + Bassolino + I Hate My Village + Coco Maria; Nas; Marco Castello + Fulminacci + Okgiorgio; Meute + Cosmo + Samà Abdulhadi (e non finisce qui, poiché saranno comunicati ulteriori ospiti). L’offerta del Locus, quindi, spalmandosi su più fasce generazionali e geografiche (Bari, Ostuni, Fasano, Alberobello, Minervino Murge e, naturalmente, la stessa Locorotondo), oltre che su più generi musicali, rappresenta da sé un’occasione sicura di incasso e di successo per la manifestazione, presentandosi a pieno titolo come foriera delle contaminazioni musicali; abbattendo tutti i tabù secondo cui un festival, nel 2024, debba ancora rivolgersi a un solo target. Quei tempi sono passati: grazie al cielo oggi dark e “fighetti” frequentano gli stessi posti e, a volte, bevono dallo stesso bicchiere. È la società liquida; è la musica liquida, baby. Sulla stessa scia sembra aver lavorato nelle scorse estati il Pensieri Correnti Festival; una piccola “chicca” che interessa più o meno la medesima zona e che, unendo il pensiero critico a diversi generi musicali, riesce nell’impresa di inserire nello stesso contenitore divulgazione scientifica e spettacolo. Impossibile dimenticare, a tal proposito, la combo Piergiorgio Odifreddi + Marlene Kuntz dell’estate 2022: altro che multiverso.

Skin degli Skunk Anansie, Medimex – Taranto, 17 giugno 2023. Foto di Franzi Baroni

A Taranto quest’importanza di allargare la vita (per dirla alla Luciano De Crescenzo), viene compresa a fasi alterne, ed è giusto non negarlo nel segno di una critica costruttiva che prevenga la commorienza di eventi musicali di pregio e finanziamenti erogati anche (non solo, si ben chiaro) dalla governance regionale attualmente in carica (mai così vacillante, nonostante la fiducia al Presidente Emiliano). Il Medimex, tenutosi sulla Rotonda per la prima volta nel 2018 con due ospiti allucinanti come Kraftwerk e Placebo, è assoluto protagonista della scena musicale pugliese ogni anno, nelle vesti di un grande pacchetto di risarcimento danni per tutto quello che la città non ha mai avuto – depravata da un longevo industrialismo egoriferito – e che potrebbe non rivedere mai più. Medimex è ricchissimo perché compendia concerti, conferenze, formazione, fotografia, show case e tanto altro, trasformando Taranto in una città europea per una settimana. Questo è l’assioma da cui muovere, dapprima per gioire della presenza di The Smile (capitanati dal frontman dei Radiohead, Thom Yorke), e poi per domandarsi il perché di The Jesus and Mary Chain + Pulp la sera seguente. La produzione dei The Smile, seppur giovanissima, è in assoluto fra le migliori in circolazione negli ultimi venti o trent’anni, ergendosi a musica colta e rivolta a un ascoltatore tutt’altro che medio, con commistioni fra Post Punk, Rock Progressivo e Art Rock. L’ultimo album “Wall of Eyes” è teste di radici ben piantate negli anni ’70 con foglie che raccontano “qualcosa di nuovo e mai sentito prima”: definirlo un piccolo capolavoro è legittimo, così come inaccessibile ai più: “perché ci vuole orecchio”, avrebbe chiosato Enzo Jannacci. Su The Jesus and Mary Chain può dirsi che, se non fosse stato per il Medimex, gran parte dei Millennials locali non avrebbe saputo della loro esistenza, poiché autori “noise” di nicchia e ben stagionati: è proprio a conoscere cose nuove che servono i festival. I fratelli Red, evidentemente, hanno ancora qualcosa da esprimere con l’ultima pubblicazione “Glasgow Eyes” di marzo 2024, ma sui Pulp un dubbio sorge: l’ultimo album in studio pubblicato dalla band, “We Love Life”, risale all’anno del primo Locus Festival; il 2001. A questo punto il pubblico non può che aspettarsi di essere sorpreso con effetti speciali, che dirimano i ragionevoli dubbi sullo scongelamento del gruppo Britpop. Sarà una performance indimenticabile?

Giancarlo Caracciolo, scrittore

Sostiene una tesi simile lo scrittore tarantino Giancarlo Caracciolo, autore dei due volumi “Internet ha ucciso il Rock”. Secondo lui: «Il contributo sociale e culturale del Medimex per la città di Taranto, grazie anche alla Regione Puglia e a Puglia Sounds è fuori discussione, ed il festival giunto nel 2018 è già storia. Allo stesso tempo, però – puntualizza – l’idea di ospitare ancora una volta artisti “di vecchia data”, pone l’attenzione sull’appetibilità di un festival culturale agli occhi degli “alternativi” e, soprattutto, a quelli delle nuove generazioni. Il Rock – prosegue lo scrittore – è ormai un genere visto con scetticismo dai più giovani e, in questo senso, artisti come The Smile e Pulp rischiano di arroccare il festival su un circuito contagiato da molta nostalgia e un pizzico di snobismo, finendo per dividere anziché unire. Non si può pretendere il miglior artista sul mercato – conclude Caracciolo – anche per questioni di partnership e cachet che non sono note, ma è giusto sottolineare che il mercato stesso consente l’accesso ad artisti più giovani e in forma, nonché altrettanto validi, che in Europa trovano spazio in circoli culturali, per così dire, “di seconda fascia”. Editors e Cigarettes After Sex, nel segno (Medimex 2019, ndr) hanno rappresentato le uniche due eccezioni degne di nota. Serve più audacia per fare in modo che la cultura della “musica suonata” non resti per pochi o caschi nell’autoreferenzialità, ma si apra alle contaminazioni e a tutto ciò che è stato Rock anche dopo i Novanta». E pensare che proprio pochi giorni fa il dj e conduttore radiofonico, Luca De Gennaro, ha raccontato in un suo post lo “sgomento” – viene da definirlo così – dopo lo show degli Yes non più in forma: «Il Prog sarà pure musica per vecchi, ma non è per vecchi suonatori. Cioè, il Prog deve essere suonato dai giovani, perché è troppo difficile». Certo che se avesse visto gli Area Open Project ad Uno Maggio Taranto 2024 non l’avrebbe detto, ma la verità inconfutabile è un’altra: «Quando erano gli Yes che ci facevano battere il cuore avevano 20, 25 anni e ci davano dentro come matti con un’energia che solo i giovani possono avere». E sulla massiccia presenza di turnisti sbarbati arruolati ad hoc: «Se deve essere tribute band, almeno che anche l’energia originaria torni sul palco e non ci costringa a vedere concerti tirati di anziani signori stanchi».

Chiuso il capitolo Medimex, quest’anno il Cinzella Festival ha ufficialmente salutato la provincia tarantina, spingendosi da Grottaglie a Brindisi non senza amarezze. Trentemøller + Vitalic apriranno i tre giorni croccanti insieme a Gene Simmons + Wolfmother e Sleaford Mods + l’ultimo artista da annunciare. Nomi, togliendo l’ex Kiss, che potrebbero non dire molto agli occasionali della musica, ma che iniziano a interpretare quell’istanza di eventi dedicati a un pubblico più giovane e che vuole sperimentare suoni un po’ meno scontati. Non che il mondo possa mai stancarsi di ascoltare i Rolling Stones, ma c’è tanto altro e chi è nato artisticamente a cavallo del Duemila deve essere percepito con pari dignità rispetto a dinosauri come lo stesso Gene Simmons. Il Viva Festival, poi, insistendo nell’area della Valle d’Itria, proporrà quattro serate con line up da ballare, capitanate anche dai mostri sacri Underworld e Air, ma lasciando il palco anche a giovani come Venerus e Giulia Tess. In questo caso l’ampio respiro generazionale è apprezzabilissimo, anche se il Viva è molto “di settore” su Techno, Elettronica e affini. Qualità altissima (ma target prevalentemente boomer) per l’Ultrasuoni Music Fest di Taranto: Kool & the Gang; Earth, Wind & Fire Experience by Al McKay; Creedence Clearwater Revived e David Morales feat. Julie McKnight proporranno quattro serate amarcord in cui sarà difficile scorgere giovanissimi, segno anche di un’offerta culturale consapevole di rivolgersi a una città in pieno invecchiamento demografico. Per fortuna, però, l’estate è un buon momento per il turismo pugliese, come si diceva, e non sarà difficile raggiungere con tutti questi meravigliosi concerti i tanti avventori pronti a “svagare la testa” fra una cozza “allattamata” e un salto negli anni ’70, ’80 e ’90 (o, almeno, così si spera, visto che i sold out sembrano lontanissimi per quasi tutti gli eventi menzionati, all’infuori di alcuni concerti del Locus che galoppano).

Video mapping sul Castello Aragonese di Taranto durante Medimex 2023. Foto di Simone Calienno

Elencare tutti i festival pugliesi dell’estate 2024 significherebbe davvero non finire più di scrivere, ma è giusto segnalare, in ultimo, che di qui a breve potrebbero essere annunciati anche il Taranto Jazz Festival e il Magna Grecia Festival – mentre il Map Festival e il Taranto Swing Festival sono stati appena confermati, così come il Mon Reve Summer Festival, col grande ritorno di Tullio De Piscopo – e che, per quanto riguarda la musica classica e sinfonica, il Festival della Valle d’Itria (con sede a Martina Franca) ha un programma ricchissimo, con l’onere di voler capovolgere le forti critiche sulla regia ricevute nel 2023. Sempre nel fazzoletto di terra rossa e trulli è stato riconfermato anche il Polifonic Festival, che lo scorso anno ha ospitato il fenomeno Nu Genea. Si specifica che in queste righe è stato volutamente accantonato il Salento, in quanto micromondo a parte a proposito di eventi estivi e turismo, che meriterebbe una trattazione critica a sé. È sufficiente ricordare il tenore storico-sociale ed il giro d’affari mosso dalla sola Notte della Taranta di Melpignano; cittadina che ospiterà anche i CCCP nell’ambito del Sei Festival, per accettare che il Salento è una regione-nella-regione sul punto. La scena nel Nord barese, nella Bat e nella Puglia garganica in provincia di Foggia, invece, è ancora un’astrazione che pare principalmente proiettata su piccoli festival di qualità con atmosfere parecchio festaiole. Si ricorda, in ultimo, che la Puglia è ben tallonata da Calabria e Basilicata, rispettivamente attive con due festival molto interessanti in location davvero caratteristiche: il Be Alternative Festival in provincia di Cosenza a Camigliatello Silano e il Sonic Park di Matera, sospeso per l’estate 2024.

Per quanto riguarda l’hinterland barese, brindisino e tarantino, l’augurio resta uno soltanto: che le organizzazioni operanti dietro ognuno dei festival di cui si è riferito (e di tutti gli altri a cascata), possano “sbigliettare” a più non posso per chiudere l’estate 2024 con una marginalità interessante, sfruttando i flussi dei turisti; i “paganti” per antonomasia. Se così non dovesse essere, sarebbe bello vedere meno staccionate fra le varie produzioni a partire da settembre, anche perché nel raggio di 100 chilometri da Taranto, fra giugno e agosto, ogni sera ci sarà almeno un concerto importante (e costoso, sic!). Più energie messe insieme, con competenze e risorse economiche, permetterebbero di avere meno festival ma più risonanza e anche qualche nome inatteso, partendo da una politica che – innanzitutto – investa sulle infrastrutture inesistenti e sulla cultura dei grandi eventi. Non si chiede The Spere di Las Vegas, ma qualcosa di simile a una Unipol Arena di Bologna o un miglior funzionamento dello Stadio San Nicola di Bari – terzo impianto calcistico per capienza omologata in Italia – al fine di ospitare grossi nomi internazionali, non farebbero male al territorio. E, magari, anche un po’ meno di spocchia da parte di tanti organizzatori (non di tutti, per fortuna) potrebbe aiutare: la Puglia e la musica esistevano anche prima di voi.

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