La nascita di Taranto

 

Le fonti storiche sulla fondazione della città
pubblicato il 18 Maggio 2024, 08:42
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Nell’area di Taranto esistevano già dall’età del Bronzo insediamenti indigeni, concentrati nell’attuale città vecchia, nel Borgo Nuovo e sparsi nelle aree circostanti fino all’abitato sito in località Satùro.
Lo storico Eusebio riporta il 706 a.C. come anno di fondazione di Taranto, data ancora accettata dagli studiosi moderni, ma sulle vicende relative agli spartani che colonizzarono la città risultano più versioni complesse e non unitarie.
Strabone infatti riporta due principali versioni della fondazione di Taranto, una tratta da Antioco e l’altra restituita dai racconti di Eforo.
Secondo la prima, tutti coloro che erano nati a Sparta durante la ventennale guerra contro Messene, furono chiamati “Parteni” e privati di ogni diritto civile. Capeggiati da Falanto, i Parteni ordirono una sfortunata congiura dall’esito disastroso, che li costrinse a fuggire. In seguito, il capo della rivolta consultò l’oracolo di Delfi, il quale disse: “Ti dono Satyrion e ti concedo di abitare il ricco paese di Taranto e di diventare flagello per gli Iapigi”. Raggiunsero quindi la terra indicata e vi fondarono la città chiamata Taras, dal nome dell’eroe figlio di Poseidone, area già allora occupata da popoli barbari misti a Cretesi; ovvero da Iapigi e popoli indigeni che avevano nel corso del tempo avuto già contatti con gruppi di cultura micenea.


La seconda versione si discosta dalla prima solo per qualche particolare aggiunto. I guerrieri spartani che giurarono di non tornare in patria prima della totale distruzione di Messene, inviarono su sollecito delle donne rimaste in città, i guerrieri più giovani per evitare lo spopolamento. Data la loro età, non erano stati interessati dal giuramento avvenuto anni prima e pertanto si affidò loro il compito di unirsi con le vergini spartane. Poiché ai figli nati da quelle unioni illegittime non vennero riconosciuti i diritti dei cittadini di Sparta, ordirono una cospirazione aiutati da alcuni schiavi, che anche in questo racconto, fu scoperta.
Il termine della storia è pressoché uguale, riconoscendo i certi natali spartani alla città di Taranto.

*a cura di Fabiola De Lorenzo (archeologa)

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