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Vincenzo Mollica a Radio DEEJAY: “Non ci vedo e ho il Parkinson, ma ho sempre in tasca un po’ di speranza”

Vincenzo Mollica a Radio DEEJAY: “Non ci vedo e ho il Parkinson, ma ho sempre in tasca un po’ di speranza”

Il giornalista ospite a Deejay Chiama Italia prima del suo spettacolo teatrale: "Camilleri mi diceva: 'Non dimenticarti i colori, la tavolozza dei colori, così non ti perderai mai d'animo'. È così"

DI Davide Terraneo / 13 novembre 2023

Gli ospiti di Deejay Chiama Italia

Vincenzo Mollica a Radio DEEJAY

Un’intervista da ascoltare con le orecchie tese e il silenzio intorno, tra aneddoti, curiosità e perle di saggezza. Vincenzo Mollica è ospite a Radio DEEJAY in vista del suo spettacolo teatrale previsto a gennaio, e negli studi di Via Massena dispensa parole da ascoltare e conservare.

Il giornalista, scrittore, disegnatore e autore chiacchiera con Linus Nicola Savino Deejay Chiama Italia, il programma di Radio DEEJAY in onda ogni mattina feriale dalle 10 alle 12. E tra ricordi e riflessioni escono spunti davvero interessanti.

Clicca qui sotto per vedere la prima parte dell’intervista di Vincenzo Mollica a Radio DEEJAY.

Vincenzo Mollica: "Convivo con tre malattie"

Vincenzo Mollica, la malattia: "Parkinson, cecità e diabete"

Inevitabile, a inizio intervista, parlare della malattia di Vincenzo Mollica, o meglio delle malattie di cui soffre. È lo stesso giornalista a spiegare:

Convivo con tre malattie: il Parkinson, il diabete e la cecità. Cerco di andarci d’accordo, non sempre ci riesco ma vado avanti. Tengo sempre in tasca un sorriso e un po’ di speranza.

Sulla cecità Vincenzo Mollica racconta anche un aneddoto relativo all’amico Andrea Camilleri, lo scrittore “papà” di Montalbano scomparso nel 2019, a sua volta non vedente negli ultimi anni di vita:

Camilleri mi diceva: “Non dimenticarti i colori, la tavolozza dei colori. Non dimenticarti com’è il giallo, il rosso, il verde. Di notte io mi ripasso i quadri. Vedrai che i sogni diventeranno più limpidi, più squillanti. Vedrai come non hai mai visto nei sogni. Io ho perso la vista, mi sono venuti in soccorso il gusto, l’udito, l’olfatto. Quelli si accentuano. Vedrai che così non ti perderai mai d’animo”. Infatti è così.

Camilleri è uno dei tanti amici, in un certo senso illustri, conosciuti da Vincenzo Mollica. Quando Linus gli fa notare l’affetto di cui è circondato, Mollica risponde:

Mi sono dato l’umiltà come regola fondamentale della vita, per me è una cosa importantissima. L’umiltà è saper ascoltare le persone che si hanno davanti, senza pregiudizi. Non lo fa più nessuno di questi tempi. Tutti hanno voglia di dire, di parlare, di farsi vedere. Ci vuole buona volontà per capire. Non è sempre un problema di quanto si dice, ma di quanto si capisce.

 

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Vincenzo Mollica, lo spettacolo teatrale: "Nasce dal fatto che non voglio scrivere un'autobiografia"

La presenza di Vincenzo Mollica a Radio DEEJAY è dovuta alla presentazione dello spettacolo L’arte di non vedere, che il giornalista porterà a teatro in due date: l’11 gennaio a Roma all’Auditorium Parco della Musica e il 15 gennaio a MIlano, all’Arcimboldi.

Già dal titolo è evidente che Mollica parla anche della cecità:

Assomiglia molto all’arte di arrangiarsi. A un certo punto mi è venuta voglia di raccontare quello che mi è successo nella vita. Tutto nasce dal fatto che non voglio scrivere la mia autobiografia. Non la scriverò mai. Molti scrivono le autobiografie per aggiustarsi il passato. Io preferisco che sia tutto limpido, com’è andato.

Guai, però, a parlare di scaletta nello spettacolo teatrale di Vincenzo Mollica:

La scaletta migliore è quella che ti passa per la testa e tu non ti aspetti. Il saluto che faccio all’inizio è benaugurante: “La vista mi ha dato un privilegio assoluto: quello di vedervi tutti giovani, belli e magri, e di ricordarvi così”. Si parte da quello che non vedo per vedere e rivedere quello che ho vissuto. Sarà un curioso intreccio tra il vedere e il non vedere, che riporterà alla memoria persone come Alda Merini, Fellini, Battiato, Guccini, Lucio Dalla.

Mollica e l'amicizia con Fellini: "Ci univa la passione per i fumetti"

Tra le tante conoscenze di Vincenzo Mollica, l’amicizia con Federico Fellini è passata alla storia. Così come l’aneddoto, riportato da Nicola Savino, secondo cui il giornalista scriveva le scuse per evitare che il regista andasse a degli eventi o a ritirare dei premi:

Questo accadeva di sabato, quando non dovevamo lavorare sul fumetto che stava facendo con Milo Manara. Lui rispondeva a tutti gli inviti che riceveva, anche il più scrauso, ma poi a volte non poteva andarci. C’è stata una zia di Fellini che sarà stata ricoverata una cinquantina di volte. Per tutti però poi scriveva una letterina di scuse. Ad unirci era stata la comune passione per il fumetto. Diceva sempre che eravamo come due compagni di scuola. Tra i compagni di scuola io avevo la merenda migliore, per questo veniva con me (ride, ndr).

Un altro aneddoto riguarda come Mollica ha conosciuto Fellini:

Ci siamo conosciuti quando lavoravo in una televisione privata. La prima volta in cui l’ho visto, mi disse “Vieni vieni, aspetta che devo salutare un amico”: era Gigi Proietti. Federico si è girato verso di me e mi ha detto: “Vincenzo, visto che faccia da cavallo che ha?”. Lì è cominciata la nostra amicizia. Gli portai un libro che era appena uscito, “Contro Fellini”. Solo due registi hanno avuto un libro contro: Fellini e Chaplin, due artisti che si amavano moltissimo. Ha guardato questo libro per un quarto d’ora e mi ha detto: “Tranquillo, non è successo niente”. Non ci conoscevamo nemmeno, ma abbiamo iniziato a parlare di fumetti. Da lì è nata una grandissima amicizia, che è durata fino alla sua morte, nel 1993.

Vincenzo Mollica e l'infanzia: "Ho vissuto i primi 7 anni in Canada, poi ho incontrato mio padre"

La vita così piena di stimoli e di cultura, per Vincenzo Mollica, è iniziata fin da piccolo:

Non saprei scegliere tra cinema, musica, fumetti e letteratura. Sono cresciuto con tutte queste cose insieme. Mio padre era un maestro delle elementari, mia madre maestra dell’asilo. Io ho vissuto i primi 7 anni della mia vita in Canada, ho conosciuto mio papà a 7 anni. È tutta una vicenda abbastanza complicata. Però quando andavo in edicola mi dava la possibilità di comprare quello che volevo, quindi mi compravo i fumetti di allora. E mi compravo i primi Oscar Mondadori, “Addio alle armi” di Hemingway. Mi compravo tutte queste cose qui e leggevo tutto. Mio padre faceva arrivare a casa le collane Einaudi. A 13 anni avevo già letto “I fratelli Karamazov” di Dostoevskij.

Clicca il video qui sotto per vedere la seconda parte dell’intervista a Vincenzo Mollica.

Vincenzo Mollica conclude con una battuta sui suoi tre punti di riferimento:

Ho una grande passione per tre signori: Celentano, Benigni e Fiorello. Sono tre persone che hanno inciso in maniera sostanziosa nella mia vita e continuano a farlo. Benigni mi ha regalato la più bella definizione sul guardare, dicendo: “Lo scienziato apre gli occhi e guarda, il poeta chiude gli occhi e canta”. Celentano ha cantato “Pregherò”, che è una delle canzoni più belle dedicate ai ciechi. Ad Alda Merini piaceva tantissimo.

L’impressione è che Vincenzo Mollica abbia raccontato tanto, ma altrettanto abbia ancora da dire e raccontare. A teatro e non solo.

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