Cosa significa essere tutore di una persona?
Diritto e Fisco | Articoli

Cosa significa essere tutore di una persona?

21 Novembre 2022 | Autore:
Cosa significa essere tutore di una persona?

Chi sono, per legge, gli incapaci? Come si diventa tutore di una persona che non è in grado di provvedere a sé? Tutore e badante: qual è la differenza?

Con la maggiore età una persona diventa pienamente responsabile delle proprie azioni. Questa regola, però, trova eccezione nei casi in cui il soggetto, anche se adulto, non sia capace di provvedere a sé: si pensi, ad esempio, alla persona che soffre di una grave patologia mentale. È in questo contesto che si inserisce la seguente domanda: cosa significa essere tutore di una persona?

Come vedremo, il tutore fa gli interessi di chi, per una ragione o per un’altra, non è in grado di essere autonomo. Il tutore rappresenta il soggetto bisognoso di assistenza, sostituendosi a lui nel compimento degli atti indicatigli dal giudice. Ma non corriamo troppo. Se l’argomento ti interessa e vuoi saperne di più, prosegui nella lettura: vedremo insieme cosa significa essere tutore di una persona.

Chi è il tutore?

Il tutore è la persona, nominata dal giudice, che si occupa di compiere tutti gli atti giuridici più importanti per la vita di una persona, o quantomeno quelli indicati espressamente dal giudice.

Il tutore rappresenta quindi una forma di protezione a favore di soggetti ritenuti incapaci di agire. Si tratta di un vero e proprio strumento volto alla tutela delle persone più deboli, che hanno la possibilità di usufruire di un soggetto che agisce per loro conto.

Cos’è la capacità d’agire?

Abbiamo detto che il tutore viene nominato a protezione di “persone incapaci”. Cosa significa? Cosa vuole dire la legge quando parla di “incapacità”?

La capacità di agire indica l’idoneità di una persona a manifestare validamente la propria volontà al fine di modificare la propria situazione giuridica.

La capacità di agire, in pratica, consente di compiere tutti gli atti giuridici di maggiore rilevanza, come ad esempio sottoscrivere contratti e contrarre matrimonio. È invece consentito, anche agli incapaci, di compiere gli atti giuridici più comuni della vita quotidiana, come fare la spesa e comprare il giornale in edicola.

La capacità di agire si acquista automaticamente al compimento del 18esimo anno di età [1]; pertanto, i minorenni sono legalmente incapaci di agire, così come i maggiorenni che, però, sono affetti da gravi patologie mentali.

Le persone incapaci (cioè, che non hanno la capacità di agire) hanno bisogno di qualcuno che compia i più importanti atti giuridici per loro. Proprio a ciò serve la rappresentanza legale.

Tutore: quando viene nominato?

Il tutore viene nominato ogni volta che una persona è incapace di agire, cioè di compiere validamente atti giuridici, come ad esempio stipulare un contratto. È l’ipotesi delle persone affette da grave patologia mentale.

Per la precisione, la legge prevede la nomina del tutore a favore dei soggetti interdetti, cioè di coloro che soffrono di gravi malattie mentali che li rendono totalmente incapaci di provvedere ai propri interessi.

Negli altri casi, cioè quando il soggetto è solo parzialmente incapace, il giudice può optare per la nomina di un curatore o di un amministratore di sostegno i quali, pur rappresentando la persona bisognosa di protezione, non godono però di poteri così estesi come quelli del tutore.

Il tutore viene nominato anche nel caso in cui il minorenne, anch’egli sfornito di capacità di agire (ma non per vizio di mente), non abbia i genitori oppure questi ultimi siano decaduti dalla responsabilità genitoriale per gravi colpe (abbandono della prole, commissione di reati, ecc.).

Che vuol dire essere tutore di una persona?

Essere tutore di una persona significa rappresentarla nel compimento degli atti giuridici più importanti. Il tutore, in altre parole, si sostituisce al soggetto incapace compiendo nell’interesse di quest’ultimo le attività giuridiche essenziali, come ad esempio la sottoscrizione di un contratto e, più in generale, l’amministrazione del patrimonio.

Essere tutore di una persona, quindi, non significa esserne il badante: il tutore, infatti, si occupa di compiere gli atti giuridici e di amministrare il patrimonio, mentre l’assistente familiare (meglio noto come “badante”) è un lavoratore che compie atti materiali volti a curare e assistere la persona incapace.

Chi nomina il tutore?

Il tutore legale di una persona è sempre nominato dal giudice, scegliendo solitamente tra i familiari più prossimi (coniuge, figli, ecc.); in assenza di costoro, oppure nel caso di conflitti, è possibile scegliere un soggetto terzo, come ad esempio un amico, un conoscente e persino un professionista (un avvocato, ecc.). Ciò significa che, se una persona è incapace perché malata, il coniuge non ne diventa automaticamente il tutore: dovrà essere sempre il giudice a provvedere alla nomina, scegliendo nell’interesse superiore della persona incapace.

Tutore: come si nomina?

Se una persona versa in condizioni di salute mentale talmente precarie da non poter provvedere ai propri interessi, allora è possibile fare istanza al tribunale per chiedere la nomina di un tutore che assista il malato nel compimento di ogni atto giuridico, lasciando al limite l’autonomia all’interdetto solamente per gli atti di ordinaria amministrazione (acquisto della spesa, dei vestiti, ecc.).

L’istanza per la nomina di un tutore può essere fatta dalla persona stessa che ne ha bisogno o, come accade più di frequente, dai familiari più prossimi, come il coniuge, la persona stabilmente convivente, i parenti entro il quarto grado (fratelli, cugini, ecc.), gli affini entro il secondo grado (genero e nuora, ad esempio) e perfino dal pubblico ministero, qualora abbia notizia di una situazione del genere [2].

Il giudice, valutata la sussistenza delle condizioni stabilite dalla legge (e cioè, l’abituale infermità di mente che rende incapace di provvedere ai propri interessi), dichiara con sentenza lo stato di interdizione e nomina un tutore che viene scelto, preferibilmente, nello stesso ambito familiare dell’interdetto (coniuge non separato, persona stabilmente convivente, il padre, la madre, il figlio o il fratello o la sorella). Se necessario, può nominarsi tutore una persona estranea (ad esempio, in assenza di parenti o in caso di conflitto tra gli stessi).

Il giudice può nominare, oltre al tutore, un protutore con funzione di rappresentare l’interdetto in caso di conflitto di interessi di quest’ultimo con il tutore. Il protutore può inoltre sostituire il tutore per gli atti urgenti qualora questi venga a mancare o abbia abbandonato la funzione.

note

[1] Art. 2 cod. civ.

[2] Art. 417 cod. civ.

Autore immagine: depositphotos.com

Sostieni laleggepertutti.it

Non dare per scontata la nostra esistenza. Se puoi accedere gratuitamente a queste informazioni è perché ci sono uomini, non macchine, che lavorano per te ogni giorno. Le recenti crisi hanno tuttavia affossato l’editoria online. Anche noi, con grossi sacrifici, portiamo avanti questo progetto per garantire a tutti un’informazione giuridica indipendente e trasparente. Ti chiediamo un sostegno, una piccola donazione che ci consenta di andare avanti e non chiudere come stanno facendo già numerosi siti. Se ci troverai domani online sarà anche merito tuo.Diventa sostenitore clicca qui

Lascia un commento

Usa il form per discutere sul tema (max 1000 caratteri). Per richiedere una consulenza vai all’apposito modulo.


 


NEWSLETTER

Iscriviti per rimanere sempre informato e aggiornato.

CERCA CODICI ANNOTATI
CERCA SENTENZA