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In questo appunto di Italiano si analizzerà la vita dello scrittore Sir. Arthur Conan Doyle, che ha dedicato quaranta anni allo studio dello spiritualismo ed è uno dei primi sostenitori dell’esistenza della vita spirituale e della comunicazione con l’al di là. Si analizzerà, inoltre, il personaggio che gli ha assicurato il successo: Sherlock Holmes.

Introduzione del metodo scientifico nel lavoro investigativo

Arthur Conan Doyle è stato reso celebre in tutto il mondo per le storie dell’investigatore, nato dalla sua penna, Sherlock Holmes.
Ma come è diventato l’autore di Sherlock Holmes? Egli era giovane e in quel momento possedeva formazione scientifica e leggeva occasionalmente romanzi polizieschi. Tuttavia, gli dispiaceva che nei vecchi romanzi polizieschi gli investigatori sembravano sempre ottenere risultati fortuitamente, e così, non risultava chiaro come ottenessero la soluzione del caso. Ci riuscivano davvero, ma senza spiegare come. A lui non sembrava un gioco onesto e credeva che fosse necessario spiegare in che modo si giungeva a tali conclusioni. Così, ha iniziato a pensarci e si è reso conto della possibilità di introdurre il metodo scientifico nel lavoro investigativo. Quando era studente, c’era un vecchio professore che aveva un ragionamento deduttivo estremamente efficiente: egli guardava il paziente e, senza che questi aprisse bocca, riusciva a fare una diagnosi della malattia, scoprire le origini del paziente, la sua occupazione e altro, solo col suo spirito di osservazione. Così, egli capì che gli uomini di scienza avrebbero potuto lavorare come detective.

Biografia di Arthur Conan Doyle

Arthur Conan Doyle nacque in Scozia, precisamente ad Edimburgo, il 22 maggio del 1859. Proveniva da una famiglia irlandese di origini nobili, ma con difficoltà economiche. Studiò inizialmente presso una scuola a Edimburgo e, successivamente, nel Lancashire, anche se si formerà soprattutto in una scuola cattolica diretta da gesuiti, di cui non condivideva molti insegnamenti. Nel 1881 si laureò in Medicina e Chirurgia, presso l’università di Edimburgo, e iniziò a lavorare in un ospedale della città. Qui avverrà un incontro importante, quello con il dottor Joseph Bell, capace di diagnosticare malattie e disturbi, attraverso l’osservazione di piccoli dettagli. Proprio alla sua figura si ispirerà il suo personaggio più importante: Sherlock Holmes.
Dopo il fallimento del suo studio medico, iniziò a dedicarsi alla scrittura di racconti polizieschi, che furono molto apprezzati. Nel 1887 scrive “Uno studio in rosso”, l’opera in cui viene presentato Sherlock Holmes e che riscosse un grande successo. Era molto affascinato dello spiritualismo, tema che affrontò nel saggio “Storia dello Spiritismo” (1926), che non fu apprezzato perché in tanti trovavano incoerente che il creatore di Sherlock Holmes, opera in cui prevale l’uso della ragione e dell'osservazione, si fosse interessato allo spiritualismo, che andava contro ogni logica. Morì il 7 luglio del 1830.

Per ulteriori approfondimenti sulla biografia di Arthur Conan Doyle vedi anche qua

Il personaggio di Sherlock Holmes

Protagonista di quattro romanzi, cinquantasei racconti e tre commedie teatrali, all’investigatore uscito dalla penna di Arthur Conan Doyle si deve la nascita di un nuovo genere di narrativa, il romanzo poliziesco scientifico. Sherlock Holmes infatti riesce a risolvere i casi più intricati ricorrendo sia alle sue eccezionali e impeccabili capacità logiche e intuitive, sia al proprio vastissimo bagaglio di conoscenze scientifiche. Le ragioni per cui Sherlock Holmes risulta una figura del tutto particolare nel panorama della letteratura giallo-poliziesca sono soprattutto due: la prima è che i romanzi dei quali è protagonista sono incentrati non tanto sulle sue avventure connesse con il caso da risolvere, quanto piuttosto sulle varie fasi che costituiscono il suo metodo deduttivo; la seconda è che Holmes elabora un vera e propria teoria dell'investigazione e ogni indagine non è altro che la dimostrazione della funzionalità delle norme che la compongono. Il motivo della spettacolarità delle imprese di Sherlock Holmes consiste nel lavorio rigorosamente scientifico della sua mente, basato sull'osservazione dei fatti, sulla loro concatenazione e sulla deduzione logica dei risultati. Indispensabile spalla di Holmes è il dottor Watson: alter ego dello stesso Conan Doyle, è il solerte e volenteroso coprotagonista e confidente di mediocre intelligenza (in confronto alla quale meglio risalta l'acume del maestro), a cui è affidato il compito di narrare le imprese del grande detective. Grazie a questo espediente, l'autore ha modo di far procedere la vicenda passo passo, per concedere al lettore l'illusione (poiché solo di illusione si tratta!) di poter giungere alle stesse geniali conclusioni di Holmes.
La sua intelligenza, applicata al metodo scientifico, risulta valida in moltissime e differenti circostanze; inoltre, come riportato negli stessi romanzi, Holmes è dotato delle tre qualità essenziali al detective ideale: capacità di osservazione, deduzione e conoscenza. Una conoscenza che non si ferma solo alle scienze ma si estende al tessuto criminale della città di Londra, al cui interno ha numerosi informatori. Inoltre fa sfoggio di doti trasformiste che lo aiutano nella raccolta di molte prove per la risoluzione dei suoi complicati casi. Nessun dettaglio viene tralasciato dal detective, che ci insegna il valore che risiede nelle piccole cose (gesti rivelatori, caratteristiche fisiche, oggetti all’apparenza insignificanti). Ogni caso per lui è un enigma, un rompicapo da risolvere, un esercizio necessario e talvolta divertente, per tenere la sua mente costantemente allenata.