Giovanni Giolitti, riassunto breve | Studenti.it

Riassunto breve su Giovanni Giolitti

Riassunto breve su Giovanni Giolitti: la situazione storica, politica, economica e sociale dell'Italia dell'epoca giolittiana

Riassunto breve su Giovanni Giolitti
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GIOVANNI GIOLITTI, RIASSUNTO BREVE

1909, Giovanni Giolitti e  Alexander Izvolsky
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Giovanni Giolitti è successore di Crispi dopo Zanardelli, oltre che rappresentante della Sinistra liberale. Ha avuto modo in più di un’occasione di dimostrare il proprio orientamento, già da quando era ministro degli interni per Zanardelli. Infatti per questo motivo i conservatori avevano cercato di cacciarlo in occasione dello scandalo del Banco romano.

Nel corso dello sciopero di Genova affermò che l’azione politica trovava la sua base nella funzione unificante del governo e legittimava le organizzazioni dei lavoratori.  Lo stato doveva, secondo lui, rappresentare tutte le forze sociali e quindi cercare di pacificare ed eliminare le contese. Nel caso di manifestazioni o scioperi le forze dell’ordine dovevano intervenire solo se ci fossero state delle violazioni del codice penale. Legittimava infine l’ascesa delle classi lavoratrici e i miglioramenti salariali, necessari per lo sviluppo economico.

ETÀ GIOLITTIANA

Anche la politica economica risentiva di questo orientamento, che attirò capitali stranieri e stimolò lo sviluppo di alcuni settori. Il decollo economico avvenne per una serie di innovazioni, come l’intervento delle banche miste, lo sviluppo delle ferrovie, la nazionalizzazione dei servizi pubblici, la municipalizzazione di servizi quotidiani e le misure protezionistiche attuate. Ma ruolo fondamentale lo ebbero le commesse statali. Nonostante questo sviluppo l’Italia rimaneva indietro rispetto gli altri paesi, a causa anche dell’arretratezza del meridione, a cui il governo non dava la giusta importanza.

Duplice effetto ebbero le commesse statali, che fecero sì che le industrie italiane decollassero, e allo stesso tempo le trascinarono al fallimento, per la loro eccessiva dipendenza. Il mercato interno era limitato perché le masse erano ancora prevalentemente contadine e lo Stato non partecipava alle rivendicazioni dei lavoratori. Questo accadde anche se dei provvedimenti migliorarono le condizioni dei lavoratori e quindi anche quelle della vita.

GOVERNO GIOLITTI: CRISI

Il governo di Giolitti si esaurì soprattutto per la crisi finanziaria, dovuta alla fine della congiuntura economica. Giolitti cercò di mantenere l’appoggio dei socialisti con una serie di riforme, come quella scolastica, l’istituzione di un monopolio di stato sulle assicurazioni sulla vita e la riforma elettorale.

Ricevette pressioni da parte della popolazione, soprattutto da industriali e nazionalisti, per la ripresa della politica coloniale, che avrebbe consentito uno sbocco per la disoccupazione. I nazionalisti rientravano in un movimento che si era sviluppato in tutta Europa con ideali antidemocratici e antisocialisti che premevano per entrare in guerra contro la Libia e poi in occasione del conflitto mondiale.

Spinto da parte dell’opinione pubblica, il governo italiano dichiarò guerra alla Libia nel 1911.

Nonostante la guerra sia durata e costata più del previsto l’Italia vinse il conflitto e ne fu riconosciuto il possesso. I movimenti che avevano contribuito a convincere il governo ne uscirono rafforzati, la linea rivoluzionaria dei socialisti prese il sopravvento, ma Giolitti venne indebolito e costretto a cercare nuove alleanze, come quella con i cattolici non intransigenti.

Giolitti siglò un Patto con Gentiloni, nel 1913, per cercare di arginare il potere dei socialisti. I cattolici erano disponibili a dare il loro voto alle prossime elezioni, grazie anche all’apertura di Pio X, che attuò il non expedit.

Nelle elezioni Giolitti ottiene la maggioranza in Parlamento. L’opinione pubblica però si sentiì delusa e trovò sbocco in una dura campagna di stampa condotta dagli intellettuali meridionali, guidati da Salvemini che definirono Giolitti “ministro della malavita”. Giolitti fu accusato di clientelismo e trovò opposizioni alla linea del compromesso parlamentare.

Queste difficoltà si sommarono al passaggio dei radicali all’opposizione e costrinsero Giolitti a dimettersi, anche se questo, nominando il suo successore, aveva speranze di essere presto richiamato. Questo però non avvenne.

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