4 presenze per 64 minuti. Tant’è bastato per poter raccontare ai posteri di aver vinto la Premier League col Leicester City dei miracoli del bomber Jamie Vardy e di mister Claudio Ranieri. Romano come Stefano Colantuono, suo tecnico all’Atalanta da gennaio 2014 a marzo 2015 prima dell’arrivo di Edy Reja. Ma il rammarico di Yohan Benalouane, 37 primavere oggi, giovedì 28 marzo, oltre a quello di non essere tornato in nerazzurro come ci aveva raccontato lui, è di aver dovuto di fatto chiudere la carriera messo in croce e in castigo (5 giornate, comminategli il 5 luglio dell’anno scorso) per aver osato allungare la mano a un gruppo di tifosi contestatari.
Benalouane, il Colantuono in campo… a Leicester
Fattaccio che risaliva al 26 marzo precedente, fuori dal campo, davanti alla provocazione-aggressione dei tifosi del Piacenza all’esterno del “Garilli”. Lui giocava nel Novara, serie C1, nona maglia in tutto, undicesima se si contano Tricastin e Racing Blondel Bollene nelle giovanili. Risalito in Terra d’Albione dal prestito semestrale alla Fiorentina senza lo straccio di una presenza, il nativo di Bagnols-sur-Ceze (Gard, Occitania, Francia) fino al 2019 assommò comunque 38 presenze nei Foxes toccando anche quota 2 Champions contro l’Atletico Madrid nei quarti.
Benalouane in Nazionale
Per il difensore tunisino, nel 2018, da marzo a giugno, anche un’altra enorme soddisfazione: 5 partite con la Nazionale del suo sangue, fino alla presenza concessagli dal ct Nabil Maaloul ai Mondiali russi contro i Belgio. Niente, invece, contro Panama e Inghilterra, per un’eliminazione precoce. In carriera, dopo Leicester, anche Nottingham Forest e un paio di stagioni nell’Aris Salonicco.
Yohan a Bergamo: quel gol da ex al Cesena
Arrivato a Bergamo il 3 gennaio 2014 dal Parma, stazione infelice della sua parabola professionale cominciata col Saint-Étienne e proseguita nel Belpaese dal 2010 col Cesena, segnò da ex proprio ai romagnoli, l’unico gol bergamasco in 47 presenze nell’annata e mezza. 7 dicembre 2014, una zampata per dare il la alla rimonta. Non un campionissimo, ma che grinta su quello spartito verde dove già ricamava il Papu Gomez. Alto, grosso, pelato, grintoso e con la maglia come seconda pelle: un Colantuono in campo, di quelli che quando gli pulsa più forte la vena, addio alle armi. Tanti auguri.
Ottimo difensore, sapeva giocare bene la palla, è rimasto da noi solo un anno, dispiace ma la solita storia, subito venduto per fare cassa.