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Saggio breve di Storia Contemporanea (Master - Mnemosine), Prove d'esame di Storia Contemporanea

Saggio breve di Storia Contemporanea: La fase suprema del capitalismo: l’imperialismo. Master - Mnemosine.

Tipologia: Prove d'esame

2023/2024

In vendita dal 12/04/2024

Nicolas.Marini
Nicolas.Marini 🇮🇹

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Scarica Saggio breve di Storia Contemporanea (Master - Mnemosine) e più Prove d'esame in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! UNIVERSITÀ UNICAMILLUS DI ROMA MASTER DI I LIVELLO “DISCIPLINE SOCIO-LETTERARIE” La fase suprema del capitalismo: l’imperialismo Modulo di riferimento: Storia contemporanea Nome Cognome Anno accademico 2023/2024 Premessa La radicale trasformazione della funzione delle banche è una delle caratteristiche più distintive dell'imperialismo dal punto di vista economico. Lenin osserva a questo proposito: La funzione primaria delle banche è quella di fungere da intermediari nei pagamenti; Quindi, le banche raccolgono tutte le rendite e le offerte ai capitalisti per convertire il capitale liquido inattivo in capitale attivo. Tuttavia, man mano che le banche crescono e si concentrano in poche istituzioni, si trasformano da modeste intermediarie in potenti monopoliste. Tuttavia, man mano che le banche crescono e si concentrano in poche istituzioni, si trasformano da modeste intermediarie in potenti monopoliste. Ora possiedono quasi tutto il capitale liquido di tutti i capitalisti e piccoli industriali, nonché la maggior parte dei mezzi di produzione e delle sorgenti di materie prime di una nazione specifica e di tutte le altre nazioni. Uno dei passaggi più importanti nella transizione dal capitalismo all'imperialismo capitalista è la creazione di un gruppo di monopolisti invece di molti piccoli intermediari. Oggi vediamo quasi completamente questa "trasformazione", che era solo un inizio ai tempi di Lenin. Il fatto che grandi banche siano ora in possesso di "quasi tutto il capitale liquido di tutti i capitalisti e piccoli industriali" è certamente molto più in grado di descrivere la situazione attuale rispetto a oltre un secolo fa quando Lenin ha scritto il suo lavoro. Anche il controllo delle grandi banche monopolistiche di "la massima parte dei mezzi di produzione e delle sorgenti di materie prime (...) di tutta una serie di paesi" è una tendenza che si è sviluppata all'inizio del ventesimo secolo, poco prima dell'opera di Lenin, e continua ancora oggi. A causa di ciò, il capitale monetario finisce per assorbire il capitale produttivo delle industrie e, più in generale, delle imprese: La banca, che gestisce il conto corrente di diversi capitalisti, sembra svolgere una funzione esclusivamente tecnica. Tuttavia, una volta che questa impresa si è espansa in modo significativo, è diventato evidente che un piccolo gruppo di monopolizzatori controlla e controlla le attività industriali e commerciali dell'intera società capitalista. Tuttavia, una volta che questa impresa si è espansa in modo significativo, è diventato evidente che un piccolo gruppo di monopolizzatori controlla e controlla le attività industriali e commerciali dell'intera società capitalista. Questo perché, attraverso i loro rapporti bancari, conti correnti e altre attività finanziarie, hanno la possibilità di essere a conoscenza dell'andamento degli affari dei singoli capitalisti, quindi di controllarli, influenzarli, aumentare o ridurre il credito, aiutarli o ostacolarli e infine di decidere la sorte, di ridurre la loro redditività, di sottrarre loro il capitale o di dare loro la possibilità di aumentarlo rapidamente e in modo significativo. 1 classe. Marx prende le distanze da Feuerbach con le «Tesi di Feuerbach», col quale, però, condivide il tema dell’alienazione. Pensiero di Marx Componente principale dell’’800 che si diffonde nel ‘900. Prima caratteristica: il suo pensiero non è solo riducibile alla dimensione filosofica, si pone come dimensione globale della società per investire tutta la struttura del capitalismo, della borghesia nelle sue molteplici espressioni. Il marxismo non si può collocare in un sistema tradizionale di quel momento. Vuole cambiare il mondo, creare una nuova società. Secondo Engels: Marx ha influenzato tutta la cultura, la filosofia, ed è stato influenzato dalla filosofia classica tedesca (Hegel, Feuerbach), dall’economia politica classica britannica, da San Simon a Owen. Marx riprende ciò ma lo rielabora in maniera creativa e poi le critica. Critica + rielaborazione = nuova visione del mondo. Dialettica e storia La dialettica, per Marx, non rappresenta l’astratta utilizzazione di uno schema che parte e ritorna all’Essere, all'idea, ma la base della struttura della realtà e delle sue dinamiche. La realtà per Marx è una totalità in divenire, nella quale ogni contenuto è concepito in relazione all'insieme, che va esaminato e calato in un determinato momento storico. Ulteriore momento significativo dell’opera di Marx è la contraddizione e l’antagonismo tra le classi sociali, la forza motrice della storia. (Hegel ha messo in evidenza che alla base dello stato moderno esiste una scissione tra stato e società civile.) Per Marx, lo Stato è solo il «cielo» astratto dell'uguaglianza giuridica tra i cittadini, mentre la società civile è il concreto regno delle disuguaglianze economiche. Idealizzando solo lo «Stato», per Marx, si rischia di legittimare il potere anche nei casi in cui si regge su soprusi e ingiustizie della classe che ne detiene le redini. Per combattere le situazioni di ingiustizia e di oppressione della classe dominante su quelle subordinate non basta raggiungere l'emancipazione politica né l'adozione delle regole della democrazia, ma necessita innanzitutto l’emancipazione umana: occorre, dunque, spostare l’attenzione sui rapporti concreti tra gli uomini presenti nella società civile. Il lavoro alienato I “Manoscritti economico-filosofici”, contengono la critica marxiana al lavoro salariato, di grande importanza per le conseguenze ideologiche e politiche e per gli sviluppi del marxismo del Novecento. Per Marx, gli economisti classici non hanno colto la vera essenza della proprietà privata, fenomeno alla base del capitalismo, in quanto non hanno percepito le insanabili 4 contraddizioni che tale sistema nasconde e che connota la società borghese. La proprietà privata, infatti, si fonda sul lavoro salariato, un lavoro «alienato». Il concetto di «alienazione» indica un processo di vera e propria perdita dell’identità di sé stessi, anche se il filosofo gli conferirà un senso più reale: nella divisione del lavoro, il lavoratore che svolge solo una parte del suo processo perde contatto col prodotto finale della sua opera, a esclusivo vantaggio del capitalista, che lucra dal suo lavoro, con i profitti. Così, il lavoro si trasforma in un mezzo di sfruttamento dell’uomo sull'uomo, in quanto «prodotto» di un lavoro che gli viene sottratto e gli ritorna solo in minima parte come salario da parte del suo «datore» di lavoro. Per Marx l'operaio è alienato da quattro distinti fattori: 1. Il prodotto del suo lavoro, dal momento che egli «crea» un oggetto, che, una volta prodotto, non gli apparterrà; 2. la sua attività, in quanto sono altri (il capitalista) a determinare tempi e modi della sua presentazione; 3. la sua essenza di essere umano perché è costretto spesso a turni e orari frustranti; 4. il padrone, che lo sfrutta per perseguire il proprio interesse e per conseguire maggior profitto. Per questo Marx teorizza la soppressione della proprietà privata e la creazione di una proprietà collettiva, per eliminare le tensioni tra capitale e lavoro e favorire un ritorno dell’uomo alla sua vera umanità. Questo è ciò che Marx intende per comunismo e questa forma di «comunismo» è «la soluzione dell’enigma della storia» e della società. Il materialismo storico Un metodo di indagine, secondo il quale, per poter conoscere un determinato periodo storico, è necessario conoscere le modalità di produzione che lo connotano, legate sia allo sviluppo delle forze produttive, sia ai rapporti sociali. La storia non costituisce più, dunque, un mero dispiegamento dello spirito, come la intendeva Hegel, ma un processo materiale che si fonda sul conflitto di classe. La struttura economica della società è la risultante dei rapporti di produzione che gli corrispondono. Sopra di essa si eleva una sovrastruttura giuridica e politica (lo Stato), e alla quale fanno capo determinate forme sociali di coscienza che sono: diritto, politica, religione, filosofia. Per il materialismo «storico» si intende, dunque, la storia, processo che è mosso da dinamiche socioeconomiche e non ideologiche o spirituali. La critica dell'economia politica Nell’economia borghese, Marx distingue gli economisti volgari, che si limitano a trovare delle mere giustificazioni per difendere il “capitalismo” e mostrano superficialità teorica, dagli economisti 5 classici (Smith e Ricardo), le cui analisi hanno un certo valore scientifico, ma che vanno ridiscusse alla luce del pensiero marxista. In generale, Marx rifiuta e critica le analisi che considerano i modi di produzione capitalistici come fenomeni eterni, sforzandosi di analizzarli in una prospettiva storica temporaneamente determinata. L'analisi del capitalismo e il confronto con l’economia politica classica stimoleranno importanti scritti, tra i quali Il Capitale, sua opera fondamentale, ove svolge un'analisi acuta delle dinamiche socioeconomiche della sua epoca per spiegare il fenomeno dell’accrescimento della ricchezza e la nascita del plusvalore. Merce e lavoro Il punto di partenza dell’analisi marxiana è la merce, costituita dai prodotti del lavoro nella società. Tali prodotti possiedono un valore d'uso, che riguarda il loro consumo, la loro utilità, e un valore di scambio, che consente lo scambio sul mercato (si stima, ad esempio, che 20 braccia di tela sono di uguale valore di 10 libbre di tè). Secondo l’equazione «valore-lavoro» stabilita da Ricardo (che Marx considera il suo principale interlocutore nel campo dell'economia politica), il valore di scambio di una merce è dato dalla quantità di lavoro necessario a produrla. Ogni merce, per quanto diversa qualitativamente da ogni altra, per il fatto stesso di essere una merce, è la cristallizzazione di una determinata quantità di lavoro: questo dato costituisce l’unica ragione di scambio con tutte le altre merci. In pratica, il «valore di scambio» di una merce è dato unicamente dal lavoro umano necessario per produrla. Da ciò deriva il concetto di mercificazione della forza-lavoro, che il capitalista compra dall’operaio in cambio di salario. Il fatto che la merce sia considerata come puro oggetto non permette di vedere che dietro lo scambio, rapporto tra cose, ci sono rapporti tra gli uomini (la produzione e la sua forma), definiti con l’espressione feticismo della merce. La forza-lavoro come merce La forza-lavoro, costituita dall’attività del lavoratore nella società capitalistica è, dunque, considerata alla stregua di una merce: il lavoratore la vende e il capitalista l’acquista. Il plusvalore Nell'economia capitalistica, costituisce la differenza tra il valore di mercato e il costo industriale del prodotto. Un esempio: il capitalista paga un determinato salario al prestatore affinché egli produca una certa merce; l’operaio produce un bene che ha valore ben maggiore rispetto a quello che egli riceve sotto forma di salario; il capitalista lucra un “valore aggiuntivo”, rispetto all’investimento di partenza: questa somma di denaro viene detta «plusvalore». 6
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