Roberto Farinacci
Da FondazioneRSI.
Roberto Farinacci nasce ad Isernia (CB) il 16 ottobre 1892. Nel 1900 segue il padre, Commissario di Polizia, a Tortona (AL) e a Cremona, dove nel 1909 alla continuazione degli studi preferisce il lavoro di Applicato ferroviario ai telegrafi e dopo 12 anni diviene Capo Stazione di Villetta di Malagnino (CR). Inizia l’attività politica a tra i socialisti interventisti sia nella guerra del 1911 contro la Turchia che in quella contro gli Imperi Centrali del 1915, alla quale partecipa fino al 1917. Si dedica al movimento bracciantile e sarà sempre contro le leghe cattoliche, oltre quelle rosse.
Il 23 marzo 1919 è Sansepolcrista a Milano e dopo un mese, il 19 aprile, fonda i Fasci di Combattimento a Cremona. Dal 15 maggio 1921 è tra i 35 fascisti eletti alla Camera nel Blocco Nazionale, che ottiene 265 seggi, e uno dei due provenienti da Cremona. Nel 1922 fonda il quotidiano CREMONA NUOVA che dal 1929 muta testata in IL REGIME FASCISTA. E’ Sindaco di Cremona ed un confermato Console Generale della MVSN. fondata l’1 febbraio 1923, anche se diserta l’esame d’idoneità del settembre-ottobre 1923 che priva del grado tutti gli altri assenti.
Il 13 gennaio 1923 entra nella Direzione del PNF e ne diviene Segretario dal 12 febbraio 1925 al 30 marzo 1926. Poi assurge a referente degli oppositori interni alla conduzione del Partito e a Mussolini. Conseguita nel frattempo la licenza liceale, a fine 1923, con l’aiuto del relatore Alessandro Groppali si laurea in Giurisprudenza in una sessione per ex combattenti. Nel marzo 1926 assume la difesa di Arrigo Dumini, l’uccisore di Giacomo Matteotti. Fino al 1928 è anche Segretario PNF di Cremona. Insieme a Dino Grandi favorisce gli agrari padani e professa un giornalismo d’assalto. Nel 1935 è reintegrato nel Gran Consiglio del Fascismo ed è Consigliere Nazionale e anche Ministro di Stato. Apprezza l’alleanza con il Reich e la campagna antisemita.
Partecipa alla guerra in AOI e pescando bombe in un lago africano perde la mano destra e ha compiti di osservatore del C.V.T. e consigliere di Francisco Franco durante la guerra di Spagna. Nel 1940 è favorevole alla guerra e contesta pubblicamente Pietro Badoglio fin dal 1941. Di fronte agli insuccessi su tutti i fronti di combattimento si scaglia anche contro i fascisti legati alla Corona. Mantiene un atteggiamento filo tedesco. Il 25 luglio 1943 presenta un proprio o.d.g. che non viene approvato, ma non vota con altri 8 (Biggini, Buffarini Guidi, Frattari, Galbiati, Polverelli, Scorza, Suardo e Tringali Casanova) quello di Grandi, approvato, e subito dopo si trasferisce in Germania.
In RSI non ha alcun incarico politico o governativo, ma continua a pubblicare IL REGIME FASCISTA di cui Mario Mangani, nato a Napoli il 3 gennaio 1896 e al quotidiano dal 1939, è il Redattore responsabile: combattente di tutte le guerre, viene assassinato a Seregno (MI) il 5 maggio 1945 (è un senza tomba). Tra i titoli a tutta pagina del battagliero giornale meritano citazione quello del 5 ottobre 1943 “Badoglio incita gli italiani al fratricidio” e quello del 6 giugno 1944 “I barbari entrano in Roma”. Mussolini gli evita di essere incluso tra i giudicati dal Tribunale Speciale Straordinario che il 10 gennaio 1944 pronuncia 18 condanne a morte, di cui 5 eseguite a Verona.
Bloccato sulla strada per Lecco (CO), viene trucidato a Vimercate (MI) il 28 aprile 1945.