Con l’ascesa al governo italiano di Giovanni Giolitti (che fu quasi ininterrottamente presidente del consiglio fino allo scoppio della Prima guerra mondiale) iniziò un periodo di grande sviluppo economico e sociale; la creazione di grandi banche permise al mercato finanziario di decollare e al sistema industriale di svilupparsi. Furono allargati i diritti sindacali e politici delle classi lavoratrici, miglioramenti grazie ai quali il primo ministro poté avere l’appoggio in parlamento dei socialisti riformisti. Nel 1911-1912 conquistò la Libia, in netto contrasto con la corrente moderata del partito socialista e favorendo il rafforzamento della corrente più radicale di quest’ultimo, di cui faceva parte anche Benito Mussolini.
La più importante riforma istituzionale giolittiana fu la concessione del suffragio universale maschile. Nel 1912, però, per evitare che da questa riforma derivasse il pericolo di un’affermazione del partito socialista, Giolitti stipulò con alcune organizzazioni cattoliche un accordo elettorale (patto Gentiloni) che gli garantì di non essere scalzato al governo.
Cronologia
1892-1893 – Primo governo Giolitti, costretto alle dimissioni dallo scandalo della Banca Romana, che mise in luce i rapporti tra politica e finanza.
1903-1905 – Secondo governo Giolitti: apertura verso i socialisti, leggi a tutela dei lavoratori, maggiore tolleranza verso gli scioperi.
1905 – Nazionalizzazione delle ferrovie.
1906-1910 – Terzo governo Giolitti: risanamento del bilancio dello Stato, realizzazione di opere pubbliche importanti (es. traforo del Sempione), leggi a tutela del lavoro femminile e infantile (età minima 12 anni), leggi a favore del Mezzogiorno.
1911-1914 – Quarto governo Giolitti: istituzione del suffragio universale maschile (1912, per tutti i cittadini maschi di almeno 30 o di almeno 21 ma con un reddito minimo o la licenza elementare o il servizio militare), avvio della conquista coloniale della Libia, che crea un clima nazionalista contribuendo a privare il governo di sostegno.
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