Depretis, Crispi e Giolitti: riassunto | Studenti.it

Depretis, Crispi e Giolitti: riassunto

Depretis, Crispi e Giolitti: il riassunto della storia della Sinistra Storica in Italia

Depretis, Crispi e Giolitti: riassunto

Depretis, Crispi e Giolitti: riassunto

Depretis, Crispi e Giolitti furono gli indiscussi protagonisti della seconda fase dell’Italia post-risorgimentale. Inizialmente guidata dalla Destra Storica, a partire dal 1876 l’Italia venne governata quasi esclusivamente da uomini provenienti dalla Sinistra Storica, che accompagnarono il popolo italiano in una fase molto delicata della sua storia.

Volete saperne di più su questi tre personaggi? Ecco per voi un riassunto sugli operati di Depretis, Crispi e Giolitti!

Governo Depretis

Dopo 15 anni di potere della Destra Storica, il leader indiscusso della Sinistra liberale, Agostino Depretis, prese quindi il potere nel 1876, facendosi portavoce della media borghesia e godendo al contempo delle simpatie della piccola borghesia cittadina senza diritto di voto. Ma come si articolò il programma politico e l’operato di Depretis volto, sulla carta, a far incamminare il Paese verso un allargamento dei diritti, sulla strada della liberal-democrazia?

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Innanzitutto lavorò ad una nuova legge elettorale, approvata nel 1881 ed entrata in vigore per la prima volta nel 1882. In base a questa nuova legge, il diritto di voto rimase sì per capacità e censo, ma quest’ultimo venne sostanzialmente dimezzato (si passa da 50 lire a 20 lire annue), arrivando a concedere il diritto di voto proprio a quella borghesia cittadina che era espressione più diretta della Sinistra Storica. Avrebbe tuttavia potuto votare solo chi avesse esibito la licenza del biennio elementare.

L'Italia di Depretis

L'Italia da Depretis a Giolitti

In tal senso, nel 1887 il Governo Depretis favorì un progetto di legge portato avanti dal ministro Coppino. La legge Coppino, che prese il nome proprio dal Ministro e restò in vigore fino al 1910-11, prevedeva la gratuità e l’obbligatorietà del primo biennio di scuole, nonché qualche cambiamento all’interno dei programmi scolastici (ad esempio la sottrazione della religione cattolica dalle materie obbligatorie). Depretis abolì poi, nel 1884, la durissima tassa sul macinato che era stata promulgata da Quintino Sella nel 1868 e che aveva messo in ginocchio la popolazione italiana. Per quanto concerne la politica estera, nel 1882 Depretis sottoscrisse un accordo con la Germania e l'Impero austro-ungarico, che prese il nome di Triplice Alleanza.

Ciò per cui, però, viene ricordato il Governo di Depretis è il cosiddetto trasformismo: la spregiudicata capacità degli uomini politici dell’epoca di modificare il proprio pensiero pur di rientrare sempre nella coalizione o nel gruppo vincente. Dopo le elezioni del 1882, le prime con la nuova legge elettorale, si cominciò infatti a vedere chiaramente una sempre maggiore vicinanza tra uomini della destra e della sinistra liberale che, pur di rimanere al potere, erano disposti ad allearsi con il “nemico” e formare così un grande partito di centro dai connotati liberali.

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Governo Crispi

Con l’interno di portare voti al Governo anche dal Mezzogiorno, nel 1887 Depretis prese la decisione di nominare Francesco Crispi, uno dei padri del Risorgimento italiano convertitosi alla causa liberale e monarchica, Ministro dell’Interno.

Fortuna per Crispi volle che, pochi mesi dopo, Depretis morì e così, sorretto dal gran consenso dell’opinione pubblica, nello stesso anno divenne nuovo capo del Governo. Cominciò così una nuova stagione politica per l’Italia, caratterizzata da un trasformismo più ampio, e dall’ingresso dell’Italia nella Seconda Rivoluzione Industriale e, di conseguenza, da una forte modernizzazione del Paese.
Tra gli interventi politici più importanti di Crispi ricordiamo: l’ampliamento dell'elettorato dello Stato amministrativo, il conferimento di maggior potere agli enti locali, la promulgazione delle prime leggi per l’assistenza al lavoro femminile e minorile e la creazione di un codice penale, il Codice Zanardelli, che portò l'Italia ad essere un Paese pioniere dell'abolizione della pena di morte. Sono tutti elementi che ci danno la sensazione di un grande sforzo legislativo tendenzialmente orientato al progresso del Paese.

L'Italia di Crispi

Nello stesso tempo Crispi cominciò però a governare attraverso ad un ricorso sempre più massiccio al decreto legge, escludendo dunque il più possibile la discussione parlamentare, e ad adottare misure apertamente repressive contro le forze extra-sistema, facendo ricorso all'utilizzo dell'esercito e degli stati di assedio.

Sul fronte economico, Crispi fu un grande fautore delle protezioni doganali che, in quegli anni, stavano prendendo sempre più piede in tutta Europa trasformando il protezionismo in una vera e propria battaglia doganale. Il primo ministro si impegnò inoltre in una forte campagna coloniale verso l’Africa occidentale, in Eritrea; un progetto esoso che gravò sulle tasche dei cittadini italiani, colpite da ingenti tassazioni.

Da Crispi a Giolitti

Messo in minoranza proprio per via di queste tassazioni, nel 1991 Crispi fu costretto a cedere il proprio mandato ad un uomo della destra, Antonio Di Rudinì. Il suo Governo durò solo un anno e mezzo, per poi lasciare il posto a quello di sinistra firmato Giovanni Giolitti. Anche questo fu, però, un mandato molto breve: nel 1983, dopo uno scandalo che aveva coinvolto la Banca Romana, Giolitti fu costretto a dimettersi e Crispi tornò a governare l’Italia.

Crispi tornò quindi ai vecchi dettami: in pochi mesi pose lo stato d'assedio in Sicilia, sbaragliando con l'esercito la protesta dei contadini, sciolse il Partito Socialista e lo mise fuori legge. Anche sul fronte della politica estera, il leader della Sinistra Storica proseguì sul cammino da lui precedentemente tracciato, riprendendo la politica coloniale e protezionista. Ma quando il 1 marzo del 1896 l'esercito italiano portò a casa una dura disfatta dall’Etiopia, con una perdita di circa 5mila giovani italiani, il Re si vide costretto a imporre le dimissioni a Crispi.

Giolitti al potere

Negli anni successivi alle dimissioni di Crispi, al potere si succedettero diversi uomini: Di Rudinì, Pelloux, Saracco, Zanardelli ed infine, a partire dal 1903, Giovanni Giolitti. Ebbe così inizio il quindicennio che siamo soliti chiamare Età Giolittiana, un lungo periodo caratterizzato da una forte crisi sociale ed economica e che accompagnò il popolo italiano fino all’instaurarsi del regime fascista.

Fu uno dei Governi più lunghi della storia politica italiana: per questo motivo, per il maggiore approfondimento che l’età giolittiana merita, vi lasciamo questi appunti e lezioni:

- L'età giolittiana: riassunto
- Giovanni Giolitti e le riforme
- Il quarto Governo Giolitti
- Caratteri generali dell'età giolittiana
- Tema su Giolitti

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