“Mi hanno candidato con Santoro alle Europee, è l’unico che parla di pace. Sul palco? Neanche io so cosa succederà”. Paolo Rossi in scena a Bologna - la Repubblica

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al Duse

“Mi hanno candidato con Santoro alle Europee, è l’unico che parla di pace. Sul palco? Neanche io so cosa succederà”. Paolo Rossi in scena a Bologna

“Mi hanno candidato con Santoro alle Europee, è l’unico che parla di pace. Sul palco? Neanche io so cosa succederà”. Paolo Rossi in scena a Bologna
Il comico e il suo nuovo spettacolo “Da questa sera si recita a soggetto!” al Duse oggi alle 21
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Un signore in platea a Napoli ha urlato: “vergogna” ma gli è stato dato il microfono. Un altro a Piacenza è caduto dalla poltrona e qualcuno ha gridato: «c’è un medico in sala?», che però sarebbe una battuta del testo, e nessuno ha capito se fosse vero o un colpo di teatro. Può succedere di tutto nel nuovo spettacolo del comico Paolo Rossi “Da questa sera si recita a soggetto!”, in scena al Duse oggi alle 21. Sessantesima replica di questo lavoro dove l’attore si cimenta con l’improvvisazione, ispirandosi a Pirandello. E un po’ anche a suo nonno.

Come si racconta uno spettacolo basato sull’improvvisazione?

«È impossibile, nemmeno io so mai cosa accadrà. Però è molto facile viverlo, è un teatro vivente, tutto si muove perché quella sera qualcosa accada. E accade sempre. C’è un canovaccio, attori veri seduti in platea, ma lo proviamo più degli altri. Non c’è niente di più difficile che esseri spontanei. Il problema dell’improvvisazione è che devi sapere contenerla e, nel caso, ribaltarla. È un mistero anche per noi. Ma una cosa la so: finiamo sempre per ballare, tutti. Ed è bellissimo».

Perché porta in scena questo Pirandello rivisto?

«Mio nonno siciliano era un attore nella compagnia di Rosso di San Secondo, che è stato molto vicino a Pirandello. Sono appunti che ho sempre avuto, ci sono parecchi elementi che arrivano da quelle note, come una vera furibonda lite in una compagnia amatoriale siciliana che doveva interpretare il testo. I problemi degli attori di allora sono gli stessi di oggi e come allora entrano in scena. Non la cronaca, quello che si vive fuori».

E cosa si vive?

«Io vivo a Trieste, come Joyce, Freud, Kafka, e sento l’odore della guerra. È iniziata lì la prima guerra mondiale ed è finita la seconda. I problemi oggi arrivano da est e a Trieste si vedono prima. Per strada. Cosa succederà lo capisci dal cameriere serbo che torna a casa perché, ti dice, è preoccupato per la sua famiglia, o perché scorgi una portaerei statunitense. Tre giorni dopo le ragioni sono sul giornale. Ed è anche il luogo dove giungono i profughi, prendono un autobus, e dopo tutto quello che hanno passato, il controllore gli fa la multa perché non hanno il biglietto».

È per questo che si candida con Santoro alle europee di giugno con Pace Terra Dignità?

«Mi hanno candidato, ci metto la faccia. Ancora non ho firmato, hanno il mio sostegno però. È un movimento non un partito, sono gli unici che parlano di pace. E ripeto l’odore della guerra non porta niente di buono, è acre. Che non vuol dire che ci bombarderanno domani, ma in Italia se non sei favorevole alla guerra cosa voti?».

Lei si era già candidato una volta.

«Sì, molti anni fa, nemmeno mi ricordo per chi. Forse Rifondazione. Credo di essere stato l’unico caso di candidato che non solo non ha votato per sé stesso ma disertai proprio le urne. Pirandellianamente non mi fidavo di me, non mi piacevo quel giorno. Da allora non ho più votato. Credo che la politica non tenga conto dell’umano».

La sua formazione è avvenuta a Ferrara dove ha vissuto con la famiglia dai 6 ai 18 anni.

«Tra l’oratorio, il circolo anarchico e il Bar Sport, tutti nella stessa piazza. Facile finire a fare il teatro popolare. Il mio primo spettacolo è stato in parrocchia, poi però sono andato a Milano e sono entrato in Lotta continua».

E in parrocchia non è più andato?

«Ma ho sempre mantenuto buoni rapporti. Non sono religioso, ma una piccola dose di spirituale ce l’ho sempre avuta e mi piace tenermela. Anche per il mio lavoro. Poi, poco prima che morisse, mi sono confessato da Don Gallo che mi ha assolto per i peccati passati, presenti e futuri».

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