Paolo Maldini: «Quando diventai dirigente a mia moglie dissi «che disastro». I figli? Oggi soffro più per Christian»»- Corriere.it

Paolo Maldini: �Quando diventai dirigente a mia moglie dissi �che disastro�. I figli? Oggi soffro pi� per Christian�

di Marco Imarisio

Paolo Maldini e il rapporto con pap� Cesare (�Noi siamo quello che sono stati i nostri genitori�), con i figli (�Tutti parlano di Daniel, ma io soffro pi� per Christian che si � rotto due legamenti crociati�) e il ritorno al Milan (�A mia moglie dissi: che disastro�)

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Paolo Maldini, nel 2022 diventer� ufficiale l’addio a San Siro?
�Credo e spero che possa essere cos�. Fa impressione, me ne rendo conto. Anche a me. Ci ha giocato mio padre, ci ho giocato io, ci gioca mio figlio. � stata la mia casa. Se la mettiamo sui ricordi, chi pi� di me potrebbe sentirsi ferito per un cambio cos� epocale?�.

Non pensa che quello stadio sia un pezzo della storia di Milano?
�Assolutamente s�. Ma se � diventato un luogo cos� iconico, lo deve alle imprese dei club e dei calciatori che ci hanno giocato. A questo dobbiamo pensare. Se noi vogliamo che Milan e Inter tornino ai piani alti del calcio europeo, scrivendo pagine bellissime come quelle di San Siro, non possiamo che avere uno stadio nuovo. Le alternative non esistono. Questa non � una opinione, � una certezza. Non voglio cancellare un passato meraviglioso. Solo che a me piace guardare avanti. � un po’ l’idea della mia vita�.

Qual � il suo ricordo pi� forte?
�Eccolo, il solito amarcord… Al di l� di come � andata, la mia ultima partita, quella con la Roma. Una partita vera, che contava molto e che peraltro abbiamo perso. La vissi sulle montagne russe dell’emotivit�, anche nell’avvicinarmi alla gara�.

Posso dire che � una scelta sorprendente?
�Per via della contestazione di alcuni tifosi? Era una minoranza, che fa sempre pi� rumore della massa. Io non facevo parte di quel mondo. Ho cercato di vivere la mia professione dando il massimo, pretendendo rispetto, e accettando le sconfitte, che � difficilissimo, perch� si soffre tanto. Sono stato me stesso. E se vogliamo, anche grazie a quei fischi, me ne sono andato lasciando un segnale non proprio banale�.

Era pronto all’addio?
�S�. Anche se subito dopo, mentre stavo facendo la prima vacanza in agosto degli ultimi trent’anni, sentii alla radio la notizia che il Milan cominciava il ritiro ed ebbi una sensazione di straniamento. Se loro sono l�, com’� che io me ne sto qui al mare? Quell’anno tornai allo stadio per il derby, e per l’ultima volta nella mia vita provai la sensazione che ha definito la mia vita da calciatore. Un misto di eccitazione, paura ed euforia, che ti prendeva sempre allo stomaco, prima di scendere in campo. Una specie di droga naturale. Forse, la cosa che mi � mancata di pi��.

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Paolo Maldini, capitano del Milan alza la Champions League (1994)

La sua Europa pi� bella?
�La prima vittoria in Coppa dei Campioni, per distacco. Barcellona, 1989, contro lo Steaua Bucarest. Forse una delle ultime partite in cui lo stadio era tutto con una squadra. Ora ci sono regole fisse sulla capienza, non ci sono pi� blocchi dell’est, non esiste pi� Ceausescu. La citt� era invasa dai nostri tifosi, fu una specie di esodo. Arrivando allo stadio, sia il nostro pullman che quello dello Steaua rimase bloccato in mezzo a questa marea rossonera. Il risultato era gi� scritto�.

Peggio le luci spente di Marsiglia o quelle del secondo tempo di Istanbul contro il Liverpool?
�La prima. Nella finale con il Liverpool c’era un risultato, per quanto incredibile e doloroso. Partita dominata, che se la rigiochi vinci nove volte su dieci. Ma quella notte a Marsiglia fummo influenzati da qualcosa che non doveva esserci: la mancanza di abitudine alla sconfitta, e quindi l’incapacit� di accettarla. Che poi � la prima cosa che andrebbe insegnata a un giovane calciatore�.

Si soffre pi� da figlio di calciatore o da padre di calciatore?
�Da figlio, ho sofferto molto. Sui campi di periferia, e adesso purtroppo credo che potrebbe essere anche peggio di allora. Mio pap� veniva a vedere le partite, e io sentivo quel che diceva la gente, sentivo addosso gli sguardi cattivi. Credo che la parabola della mia carriera si sia decisa in quelle occasioni. O mollavo, oppure provavo a essere sempre uno dei migliori. Per far vedere che non ero solo “il figlio di Cesare”. E ogni volta mi caricavo cos�, immaginando quel che dicevano i genitori dei miei avversari�.

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Paolo Maldini con pap� Cesare alla fine di un allenamento nelle giovanili di Milanello negli Anni 80

Davvero suo padre la lasci� libero di scegliere tra Milan e Inter?
�Se chiudo gli occhi, ancora rivedo la scena. Avevo dieci anni. Eravamo in cucina, accanto al balcone, nella nostra vecchia casa a Citt� Studi. Magari confidava in una mia risposta di un certo tipo… Mi chiese anche se volevo stare in porta, a me piaceva molto, o fare il giocatore di movimento. E da allora, non mi chiese mai di diventare qualcuno. Mi ha sempre ripetuto quel che io oggi dico ai giocatori del Milan. Vuoi fare questo lavoro? Dai il massimo, rispetta il gruppo e le persone. Siate onesti e non avrete rimpianti. Alla fine, noi siamo quel che sono stati i nostri genitori, non si scappa da questo destino�.

Anche nel rapporto con i propri figli?
�La serenit� di mio padre nella gestione della mia carriera mi ha sempre impressionato. E pi� vado avanti, pi� mi colpisce. Tutti parlano di Daniel, ma io soffro pi� per Christian, che si � rotto due legamenti crociati a 16 e 17 anni. Sono entrambi come me, non si aprono con il loro pap�. Ma so che il fatto di essere miei figli li ha condizionati�.

Perch� � l’unico campione a non avere ancora scritto una autobiografia?
�Me l’hanno proposto molte volte. Ma le autobiografie hanno senso solo se una persona riesce a dire davvero tutto. Secondo me, non � giusto farlo. Sono una persona fedele al codice non scritto dei giocatori. � una forma di rispetto verso tutti i gruppi con i quali ho lavorato dal primo Milan con Franco Baresi all’ultimo del 2009. Non mi piacerebbe raccontare una verit� mia. Quando parli di una squadra, non esiste un unico punto di vista�.

Cosa ha fatto nei suoi nove anni lontano dal calcio?
�Il giorno dopo la mia ultima partita, sono andato a tagliarmi i capelli. Da lunghi a corti, come li porto ora. Volevo essere altro. Sentirmi apprezzato o meno per quello che ero davvero, non perch� ero Paolo Maldini, l’ex calciatore. Ho avuto la fortuna di ritirarmi quando i miei figli erano ancora piccoli. Avere del tempo per loro � stato fantastico. Mi sono goduto una vita normale�.

Da calciatore non � possibile?
�Ai miei giocatori ripeto sempre che quando varchi la soglia di Milanello devi dimenticare tutto, e pensare solo al calcio. Ma questo ti porta inevitabilmente a sacrificare gli altri. Quando giocavo, anche prendere un caff� con gli amici era una esperienza che spesso non potevo permettermi�.

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Allo stadio San Siro nei panni di direttore area tecnica sportiva della squadra rossonera, ruolo che ricopre dal 2019

Come � stato il ritorno al Milan dopo tutto quel tempo?
�All’inizio, ogni sera tornavo a casa e dicevo a mia moglie che era un disastro. Non facevo che ripetere a Leonardo, che mi aveva voluto con s�, che mi sentivo inutile. Non capivo la parte amministrativa del lavoro, mi chiedevo cosa ci stessi a fare. Io devo sentirmi protagonista�.

E quando Leonardo le ha detto che tornava al Paris Saint Germain?
�Che c… dici Leo, fu la mia risposta. Con gli occhi di fuori. Mi sono sentito perso. Ma sinceramente, subito dopo ho avuto anche la sensazione di essere per la prima volta a mio agio. Ero tornato in una situazione dove non avevo nessuno che mi faceva da scudo. Quello che ho sempre cercato. A Leonardo sono molto grato, l’apprendistato con lui � stato fondamentale. Ci sentiamo spesso�.

Anche dopo che le ha soffiato il suo portiere, miglior giocatore dell’Europeo ad appena 21 anni?
�A volte so di sembrare quasi fatalista. Gianluigi Donnarumma � una bella persona, piena di emozioni. Io credo che in un mondo ideale l’unica vera motivazione di un calciatore dovrebbe essere la passione. Ma se il tuo obiettivo � quello di ottenere un riscatto sociale, e denaro da dare alla tua famiglia, che ha stretto la cinghia per te negli anni della tua infanzia, beh, anche quelle sono motivazioni. Da capire e rispettare�.

Cos� non � solo una questione di soldi?
�Per raggiungere certi risultati e una certa statura come giocatore, le motivazioni sportive sono fondamentali. Pu� succedere che le necessit� di un giocatore non si combinino con quelle di una societ�. C’� chi riesce ad aspettare, e chi invece ha fretta. Non sta a me giudicare certe scelte�.

Il grande Milan dei due trionfi europei consecutivi avrebbe vinto anche senza Arrigo Sacchi in panchina, come sostiene il suo amico Marco Van Basten?
�Forse avremmo vinto anche con un altro allenatore. Ma attenzione. Quella squadra viene ricordata perch� ha creato qualcosa di unico, ed � stato l’inizio del grande ciclo del Milan. E io credo che senza avvento di Arrigo, la storia del Milan ultimi 25 anni sarebbe stata molto diversa. Perch� � stata la sua ricerca spasmodica della perfezione a trasformarci in quel che siamo diventati�. Quella ossessione era anche un limite? �Esiste un paradosso di Sacchi. Eravamo imbattibili nella partita decisiva, ma abbiamo perso tanti scudetti. La ricerca della perfezione implica che non puoi essere perfetto per undici mesi di fila. � uno stato temporaneo, e noi ce ne rendevamo conto. Ma se siamo arrivati a un livello altissimo, lasciando una eredit� importante, il merito � suo. Nel calcio italiano esiste un prima e un dopo Sacchi, piaccia o non piaccia. E quel Milan avr� anche lasciato qualcosa per strada, ma ha portato avanti un ciclo che � durato quasi vent’anni�.

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I giocatori del Milan festeggiano la Champions vinta nel 2007

Come sono cambiati i calciatori?
�Prima delle partite, negli spogliatoi c’era un silenzio sacro. Adesso, ovunque, c’� musica a un volume altissimo. Non sono il tipo di persona che dice ai miei tempi era meglio. Era solo diverso. I calciatori si adeguano, come tutti i lavoratori. Ad esempio, i social hanno fatto s� che durante i ritiri all’interno dei gruppi non ci sia pi� tanta conversazione. Instagram e quant’altro hanno ucciso la bellezza implicita del ritiro: il dialogo, le amicizie che si saldavano. Io appartengo a un’altra generazione�.

Il Covid rivoluzioner� il calcio?
�Spesso si parla male dei calciatori di oggi, ma invece sono stati fin troppo bravi nel giocare a buon livello senza spettatori. Un anno in quelle condizioni stava uccidendo non solo il prodotto in s� ma anche le loro anime. Io non ce l’avrei fatta, sono sincero. Quando entravo a San Siro e magari c’erano appena ventimila spettatori per le partite di Coppa Italia, mi sentivo spento. Il calcio non pu� sentirsi al di sopra di qualsiasi cosa, anche se siamo convinti di stare in una bolla. E non pu� illudersi di poter prescindere da un rapporto diretto con lo spettatore. Allo stadio. Non alla televisione�.

Ci sar� mai un’altra finale europea tutta italiana come Milan-Juventus del 2003 a Manchester?
�Pensare di tornare al dominio dei primi anni del nuovo secolo � irreale. Proprietari alla Berlusconi o alla Moratti non ce ne saranno pi�. Lo dice la finanza, lo dice come va il mondo. E intanto gli altri, la Premier League inglese ma anche la Bundesliga tedesca grazie al Mondiale del 2006, si sono organizzati e ci hanno superati�.

In che modo?
�Semplice, hanno rifatto gli stadi. Che poi � il modo per generare profitto e rendersi pi� competitivi. Lo avessimo fatto prima noi, saremmo rimasti competitivi, come dimostra la Juventus. Ma non � avvenuto finora, per la prevalenza dell’interesse particolare. Quando si parla di Lega calcio, servirebbe un minimo di visione comune, meglio se a lungo termine. L’investimento nelle infrastrutture � l’unica opportunit� possibile, se vogliamo tornare alle grandi imprese europee. Altrimenti non resta che sognare l’arrivo del principe azzurro�.

Come si vede Paolo Maldini tra dieci anni?
�Con i capelli bianchi, spero felice. In quanto a questo lavoro, o lo faccio con il Milan o non lo faccio. Forse all’estero, ma sinceramente dovrei pensarci. Sono contento di avere avuto questa opportunit�. Perch� so che se non lo avessi fatto, avrei sempre avuto il rimpianto di non averci provato. Anche per questo, il futuro non mi fa paura�.

1 gennaio 2022 (modifica il 3 gennaio 2022 | 10:25)