Me Too, Pamela Villoresi: “Molestata a 15 anni, chiamai la polizia. Denunciare si può” - la Repubblica

Cronaca

Me Too, Pamela Villoresi: “Molestata a 15 anni, chiamai la polizia. Denunciare si può”

L'attrice che oggi dirige il Teatro Biondo di Palermo spiega a Metropolis Extra, sul web talk di Gedi: "Giusto parlare: se c’è silenzio le persone scorrette continuano a sentirsi in diritto di abusare di noi donne. Dobbiamo imparare la forza dell’acqua"
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"Quando apri la bocca, comunque ne paghi le conseguenze. Chi si sente preso in causa dalle denunce, contrattacca. Lo dico per esperienza. Se tu vai ad attaccare si alza un fronte molto forte e comunque ci rimetti. La controffensiva c'è, viene ritenuta un'offensiva quella di denunciare". Pamela Villoresi, 66 anni e 50 di teatro, cinema e tv in cui ha recitato per i più grandi, da Strehler a Sorrentino, ieri ospite a Metropolis, il web talk del gruppo Gedi, commenta così la difficoltà di trovare attrici disposte a raccontare molestie subite da registi e produttori. L'Associazione Amleta ne ha raccolte un centinaio, riprese da Repubblica. Ma moltissime sono anonime. Villoresi parla e lo fa da una posizione importante, oggi dirige il Teatro Stabile Biondo di Palermo.

"Sono la sesta donna nella storia della Repubblica italiana che dirige un teatro. Questo non a merito mio ma a demerito di questa Repubblica. Perché se le cariche diventano politiche, e quindi decise dagli uomini, da queste cariche in Italia le donne scompaiono. La mia nomina è stata un po' un miracolo. Diciamo non è gratis, la si paga ancora piuttosto cara, non a tutti va giù che ci sia una donna al timone".

Come la paga?

"Ci sono molte guerre intestine, gli uomini tendono a parlare tra di loro scavalcandoti. Hanno delle logiche competitive di aggressività che io non ho, quindi non presuppongo le pugnalate alle spalle e cerco sempre di lavorare attraverso l'empatia e non l'aggressività. Ci sono linguaggi diversi. Credo che la vera diversità stia nel fatto che in generale per gli uomini dirigere un teatro è un esercizio di potere, per una donna è un servizio. Pensi che mi rimproverano di recitare nel teatro che dirigo. Mai l'avrebbero detto di Lavia, Strehler o Ronconi"

Lei è una delle poche che sulle molestie ci ha detto subito schietta: 'Sì certo, anche a me è capitato'.

"Mi è capitato presto, quando ero molto giovane. A 14 anni già lavoravo, ero molto carina e arrivavo col mio già discreto curriculum (a 14 anni Villloresi debutta come protagonista nel Re nudo di Shwarz, ndr ). Arrivavo nelle produzioni, mi ascoltavano per due minuti e poi facevano: Si spogli. Siccome io ero minorenne, ricordo che per due volte chiamai la polizia. A 15 anni un produttore di film pornografici mi aveva abbordata al festival di Spoleto per recitare nelle sue pellicole. Gli detti appuntamento al giorno dopo e ci tornai con una poliziotta in borghese. Denunciai alla polizia anche un altro produttore, a 17 anni. Era l'epoca del femminismo, ero piccola ma con me cadevano malissimo. Più che quello, però, pensi che per me è stato più fastidioso e umiliante altro".

Cosa?

"Soprattutto in televisione, in Rai, i funzionari erano costretti a imporre le favorite dei politici di turno e venivamo fatte fuori noi attrici scelte dai registi. E ancora adesso è così! Solo qualche anno fa mi è risuccesso di perdere la parte con un regista molto bravo ma molto giovane. Si è scusato, voleva darmi un altro episodio della serie e io gli ho detto di non preoccuparsi. Se lei somma tutte queste cose, vede quanto lavoro è stato tolto alle professioniste. Non si capisce perché tutte queste favorite non vogliano aprire una macelleria ma preferiscano tutte fare le attrici".

Ad Amleta però decine di ragazze raccontano di essersi trovate sotto ricatto: o cedi, o perdi la parte.

"Io ho sempre reagito se non chiamando la polizia, mandando a quel paese. E la mia carriera è andata avanti lo stesso. Ma non voglio giudicare, c'è da dire che una persona deve anche sentirsi ascoltata. Io ho parlato di favorite di regime e per decenni non interessava a nessuno, sembrava veterofemminismo. Così come sono stata vittima di un maniaco, che tormentava me altre attrici, conosceva i nostri spostamenti, ci chiamava di notte in tournée e a casa. Avevo vent'anni, intorno al '75. Per 5-6 anni la polizia ci diceva di andare col registratore e portare le prove, ma avevo paura di incontrarlo da sola, volevano che facessi io le indagini ma io temevo che mi accoltellasse. Dopo 7-8 anni un prefetto finalmente diede ascolto a un'attrice. E il maniaco fu preso. A casa sua c'erano le nostre foto incollate al muro. Poteva diventare un omicidio. Nemmeno la polizia ci dava credito ai tempi".

Qual è stato il momento più difficile?

"Appena tornavo dalla tournée, tra mezzanotte e le 2 squillava il telefono, e le frasi erano 'una di queste notti ti accoltello, puttana'. Vivevo in una casetta di campagna dove con un calcio si tirava giù la porta. La lasciai per andare in città, per poter andare subito dalla polizia dove mi dicevano picche. Forse il Me Too in America ha avuto più eco perché c'era più ascolto, ora però Amleta sta facendo un lavoro eccezionale. Grazie ai dati di Amleta emerge che in teatro il lavoro femminile è al 40-45%, ma se si sale di ruolo scende al 24-25%. Al teatro Biondo non è così, io non discrimino gli uomini, ma a parità di qualità scelgo una donna. Ho vissuto davvero il femminismo. E ricordo il motto: chi comincia a salire i piani, butti giù l'ascensore per far salire anche le altre".

Cosa direbbe alle giovani attrici che si devono muovere in questo mondo complicato?

"Che fanno bene a denunciare, certo un po' si devono proteggere, lo capisco. Però io scoprirei il volto nella denuncia. Se sono passati 12 mesi e l'aggressore non è perseguibile per legge, forse è inutile fare il nome del molestatore..."

Ti può anche denunciare a sua volta. Ora i legali di Amleta puntano sul fronte delle molestie sul lavoro.

"Bisogna vedere che prove porti. E' complicato. La tua parola contro quella di un altro. Però si fa bene a parlarne, perché questo alza la guardia. Se c'è sempre silenzio queste persone scorrette continuano a sentirsi in diritto di abusare delle donne. I famosi provini..."

Cosa consiglia alle giovani attrici a rischio molestia.

"L'afasia è una pietra tombale sui nostri problemi. Quindi consiglio a tutte di parlare e ringrazio Repubblica che lo fa. E poi le invito a non perdersi d'animo. Io in 50 anni di lavoro ho imparato che o diventiamo come gli uomini, e non mi va di diventare aggressiva e scorretta, o impariamo la pazienza e la forza dell'acqua. L'acqua comunque arriva al mare, solo che ogni volta che c'è un ostacolo bisogna mettersi a pensare: E adesso da che parte passo? Ma non mettiamo mai in conto che non passeremo!"