One Piece: il percorso di Sabo da rampollo della nobiltà a portavoce della rivoluzione

One Piece: il percorso di Sabo da rampollo della nobiltà a portavoce della rivoluzione

One Piece: il percorso di Sabo da rampollo della nobiltà a portavoce della rivoluzione
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Da qualunque prospettiva lo si osservi, il percorso di Sabo in One Piece appare, a tutti gli effetti, come una traiettoria anarchica: e alla pari del suo “omologo” Rufy, ciò che lo spinge a soverchiare le regole del mondo, e a ricodificarle secondo valori più virtuosi, è proprio il sogno libertario a cui ha votato la sua identità di rivoluzionario.

Sin dai suoi primissimi passi, Sabo ha manifestato la volontà di sottrarsi alle logiche repressive e ingiuste su cui si fonda lo status quo dell'universo di One Piece, per inseguire dei canoni (esistenziali, filosofici ed ideologici) più apertamente edificanti. Non è un caso, infatti, che il suo cammino prenda le mosse a partire da un atto profondamente “rivoluzionario”, con cui straccia l'immagine aristocratica della propria famiglia di appartenenza, al fine di inoltrarsi in un viaggio anarchico che lo portasse a sublimare i suoi desideri di libertà. Eppure il percorso dell'eroe, ancor prima che entrasse nelle fila di quell'Armata Rivoluzionaria di cui avrebbe rappresentato il Vice Comandante, ha dovuto fare i conti con le storture più bieche della realtà a cui ha voluto così strenuamente opporsi, al punto che il viaggio verso l'eroismo è nato sotto il segno della repressione governativa/nobiliare.

Poco prima di conoscere al Grey Terminal Rufy ed Ace, di cui avrebbe dal quel momento condiviso il sistema di valori, ecco che Sabo si è trovato ad interfacciarsi nuovamente con quella nobiltà da cui era appena fuggito: e sarà proprio la condanna che gli viene comminata da un Drago Celeste per aver “ostruito il suo cammino” che spingerà da un lato il giovane eroe a modellare definitivamente il proprio universo identitario, e dall'altro porterà Dragon ad ospitarlo nella sua compagnia rivoluzionaria, fino a restituirgli l'identità che tutti noi conosciamo, anche in faccia alla perdita improvvisa della memoria che l'incidente con il nobile gli aveva brutalmente causato. E proprio in seguito alla morte di Ace (riconducibile ad uno dei tre colpi di scena di One Piece che ci hanno lasciati emotivamente indifesi) il pirata-divenuto-rivoluzionario inizia a rammentare il proprio passato, definendo così la sua identità in nome dei compagni d'infanzia – nonché degli ideali per cui si sono battuti – in un processo culminato con l'acquisizione del Frutto Mera Mera no Mi: grazie a cui Sabo ha potuto farsi letteralmente carico della volontà del “fratello”.

Non è un caso, allora, che dopo aver assorbito i poteri – e quindi i sogni libertari – di Ace, il rivoluzionario si sia interfacciato su Marijoa con coloro che hanno dato vita al sistema autarchico su cui si fonda la società: ovvero i Gorosei. Ed è attraverso lo sguardo “puro ed incontaminato” di Sabo, che qui Eiichiro Oda non solo inizia a gettare luce sulle attività prevaricatorie di Im - e in particolare sui segreti del mondo di One Piece celati dal Governo Mondiale – ma mette in moto le azioni narrative degli Astri, proprio a partire dal loro incontro con l'eroe. Dalla cui figura, dato anche il posizionamento gerarchico che gode all'interno dell'Armata Rivoluzionaria, l'autore farà sicuramente passare nel breve futuro del manga alcuni degli intrecci nevralgici del racconto: favorendo così Rufy nel conseguimento dei suoi piani libertari. In piena continuità con gli ideali che hanno mosso le traiettorie di Sabo sin da quando ha rifiutato, da infante, la sua appartenenza al mondo della nobiltà.

FONTE: gamerant

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