Super ladri - Recensione
Tipo I soliti ignoti, ma con i superpoteri.
LA RECENSIONE IN BREVE
- Osservare certe dinamiche col filtro dell’animazione giapponese all’inizio è un po’ strano, ma uno strano bello.
- Il mix tra “caper movie”, supertizi e decostruzione postmoderna degli stessi funziona meglio del previsto.
- A livello artistico e di messa in scena nella serie non ci sono sbavature, ma nemmeno ‘sta gran voglia di rischiare.
Data la mia scarsa pratica con i fumetti a base di supertizi, sono entrato in contatto con l’universo narrativo tessuto da Mark Millar soprattutto attraverso il cinema e la televisione, e quel poco che ho visto non mi è dispiaciuto. Non mi è dispiaciuto ad esempio Kick-Ass, di Matthew Vaughn, e sono andato discretamente pazzo per Kingsman: The Secret Service, pure quello diretto da Vaughn che, nel bel mezzo dell’era Craig e relativo “neorealismo bondiano”, aveva spedito una lettera d’amore alle declinazioni più iperboliche del personaggio di Fleming.
Per quanto riguarda la TV, invece, c’è di mezzo Netflix, che qualche anno fa si è portata a casa una bella fetta del cosiddetto Millarworld mettendo in cantiere diversi progetti tra cui una serie tratta da Jupiter's Legacy (Voto: 7.8 - Recensione) uscita lo scorso maggio e cancellata dopo la prima stagione, e un’altra a tema Supercrooks (Super ladri, appunto), fumetto dedicato ai cattivi “che poi così cattivi non sono mai”, come cantava Loredana Bertè.
Supercrooks, tra l’altro, era stato sviluppato fin dall’inizio con pretese crossmediali, tant’è che sul soggetto c’è la firma del regista spagnolo Nacho Vigalondo. L’idea era di buttarla in film con Waypoint alla produzione e lo stesso Vigalondo al timone, ma dopo una serie di ritardi e impicci il colosso dello streaming ha cacciato la grana suggerendo una piega diversa, così diversa che oggi per parlare di Super ladri mi tocca tirare in ballo l’animazione giapponese, pensa te!.
“È buffo, a te piacciono spade di samurai, a me piace… Baseball!”
Presentato con discreto cerchiobottismo come spin-off della defunta versione televisiva di Jupiter's Legacy (laddove, invece, in edicola le avventure di Utopian e compagni ci sono arrivate dopo), il Super ladri targato Netflix è un anime composto da tredici puntate diretto da Motonobu Hori nientepopodimeno che per studio Bones, già responsabile di “robette” come Eureka Seven, Tokyo Magnitude 8.0 e un paio di Fullmetal Alchemist; la trama riprende grossomodo quella del fumetto, anche se in fase di lavorazione lo sceneggiatore Dai Satô - uno dei migliori in circolazione, se lo chiedete a me - si è preso parecchie licenze spostando le coordinate del racconto dalla Spagna agli Stati Uniti, e finanche al Giappone.
Il risultato di questa manipolazione è perlomeno interessante; in particolare durante la prima puntata, dove le origini del supercriminale Johnny Fulmine e il classico “ training montage” si accompagnano a un’escursione in salsa anime nell’America anni Ottanta in pieno stile Stranger Things, tra sale giochi, piscine pubbliche e centri commerciali. L’esperienza è da cortocircuito pop, e al suo apice adopera la violenza grottesca di Millar per sabotare un linguaggio visivo normalmente associato ad atmosfere e situazioni di altro genere. Non necessariamente innocue, ma senz’altro diverse.
Questa dimensione ibrida accompagna l’intera serie, ma piano piano abbassa i toni fino a rientrare parzialmente nei ranghi davanti al presente della narrazione, con Johnny e la sua compagna, Kasey, che prima di salutare il mondo del crimine decidono di imbarcarsi in un ultimo colpo milionario.
Buongiorno, brigadiere!
Super ladri inizia così un percorso in tre atti sparpagliato tra San Francisco, Chicago, Pittsburgh (con annessa citazione a Romero) e New York, fino a sbarcare in Giappone; un’avventura che tra un saluto a Great Pretender (Voto: 9 - Recensione Stagione 2) e la destrutturazione di supertizi tanto in voga ultimamente, trova la sua origine più profonda nei cosiddetti “caper movie” tipo I soliti ignoti, giusto per buttare altra benzina sul fuoco. Gli elementi tracciati dal film di Monicelli ci sono tutti: dal colpo grosso al decano in disarmo, fino alla dimensione corale del racconto con tutti gli archetipi del caso.
E il bello è che il pastiche funziona! Funziona in termini di narrazione, per come accorda robe di rapina, gente in calzamaglia e tutto il filone dei grandi poteri adoperati senza le proverbiali responsabilità, visto che gli eroi finiscono spesso per fare più casino dei criminali; senza contare che Super ladri, per quanto imbastardito, è comunque figlio di Millar, e nel DNA conserva lo spirito dissacrante del fumettista scozzese assieme al gusto per le gradazioni negative.
Funzionano i personaggi: dall’ultimo dei comprimari passando per il cattivo di turno (quello vero), fino alla coppia di protagonisti decisa a cambiar vita anche se non ci crede nessuno. Sì, perché il punto di essere dei fuorilegge, prima ancora che supertizi, è l’incapacità di venire a patti con la normalità, col solito tran tran, in via di quel mix idiosincratico tra bisogno di libertà, narcisismo e senso di indegnità che accomuna moltissimi outsider.
Funzionano, infine, animazioni e messa in scena. Lo stile impostato da Bones è pulito; oddio, forse un filo troppo, ché siamo lontani da certe iperboli cromatiche di Wit Studio o dell’originalità dei lavori di Masaaki Yuasa. Nondimeno l’intera operazione appare estremamente curata e gradevole: vuoi per l’abilità, da parte degli autori, di bilanciare i momenti meno opulenti attraverso regia e montaggio, vuoi per quella sensazione da “Invincible disegnato bene”. E poi c’è pochissima CGI, e se parliamo di anime va bene così.
Super ladri è disponibile su Netflix.
Verdetto
Super ladri non vanterà ‘sta grande originalità, ma resta una serie realizzata con gusto e competenza. Una serie capace, tra l’altro, di fondere “caper movie” e supertizi servendosi dell’animazione giapponese che normalmente tende ad appiattire certe dinamiche oppure a revisionarle pesantemente, vedi My Hero Academia. Insomma, sia che abbiate ancora voglia di Jupiter's Legacy o siate semplicemente alla ricerca di un racconto interessante, l’ultima produzione di Bones fa senz’altro per voi.