Umberto II di Savoia, la messa a Hautecombe per i quarant’anni dalla scomparsa del Re - Il Giornale d'Italia

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Umberto II di Savoia, la messa a Hautecombe per i quarant’anni dalla scomparsa del Re

Il 18 marzo del 1983 se ne andava l’ultimo sovrano italiano. Oggi 18 marzo 2023, a quarant’anni di distanza, la famiglia Savoia riunita lo ricorda nell'abbazia reale di Hautecombe dove è sepolto insieme alla Regina Maria Josè

18 Marzo 2023

Umberto di Savoia

Umberto di Savoia

Quarant’anni fa moriva all’ospedale cantonale di Ginevra Umberto II, l’ultimo Re d’Italia. Inutili furono i tentativi, promossi pochi mesi prima della scomparsa, per farlo morire nel suolo patrio, forse a causa di “incomprensioni” tra la ex Casa Reale ed il Quirinale di Sandro Pertini, il quale ricevette una lettera con la dicitura “Al Signor Sandro Pertini, Quirinale, Roma”, o forse molto più semplicemente perché le ferite della Seconda Guerra Mondiale non erano ancora del tutto rimarginate e molti sopravvissuti, anche dello stesso Regio Esercito, non avevano dimenticato la “fuga” del Re da Roma a Pescara, che di fatto lasciò senza comando le poche truppe rimaste nella capitale. Fu uno sbaglio aver lasciato Roma in quel modo, aveva più volte fatto intendere Umberto di Savoia, che però non aveva mai fatto un mea culpa pubblico, volendo forse proteggere la memoria del padre al quale era legato da profondo rispetto ed obbedienza, il quale lo aveva costretto a seguirlo a Pescara. Se Umberto si fosse ribellato e avesse deciso di rimanere nella capitale per salvare il salvabile, probabilmente la monarchia aveva qualche chance in più di salvarsi. La regina Maria Josè non volle neppure assistere alla campagna elettorale del maggio 1946 poiché era certa della sconfitta, e lasciò “la patata bollente” a Umberto che nei pochi giri di propaganda elettorale, nel nord Italia veniva pesantemente apostrofato con frasi irripetibili  e sputi (fonte il programma “La storia d’Italia di Indro Montanelli”). Nel sud il clima era più rilassato e, ancora oggi, viene ricordato il bagno di folla di Umberto a Napoli, lui affacciato dal balcone di palazzo reale come ai vecchi tempi prima della Guerra. Saranno gli ultimi momenti italiani, prima del lungo esilio che fu decretato dai risultati del referendum istituzionale del 2 giugno del 1946 che con uno scarto di due milioni decretò il sorpasso della forma di governo repubblicana da quella monarchica.

La partenza definitiva di Umberto avvenne il 13 giugno 1946, dopo un duro proclama al Governo nel quale si accomiatava senza abdicare, protestando per non aver potuto attendere la vidimazione dei risultati elettorali da parte della Corte di Cassazione, la quale del resto non proclamò mai la Repubblica ma si limitò a rendere pubblici gli scrutini. Se Umberto non potè mai rimettere piede in Italia, più fortunata, se così si può dire, fu la Regina Maria Josè, alla quale, in virtù della stato di vedovanza, fu acconsentito il rientro in Italia, che avvenne grazie ad un parere favorevole del Consiglio di Stato, per assistere ad un convegno storico su Sant' Anselmo d' Aosta, sorprendendo un po' tutti, persino gli organizzatori che l' avevano invitata. Maria José di Saxe Coburgo Gotha era accompagnata dalla figlia Maria Gabriella, da Michele Falzone membro della Fondazione Casa Savoia e dall' amica Janine Rochard che sovente la seguiva nei suoi viaggi. Proveniente da Merlinge, la sua residenza elvetica nei pressi di Ginevra, arrivò ad Aosta verso le 10 quando già erano in corso i lavori del convegno al quale era stata formalmente invitata a partecipare dal professore Ettore Passerin d' Entreves, presidente dell' accademia di Sant' Anselmo di cui l' ex regina era membro autorevole da alcuni anni. “Non ho votato né per la monarchia né per la repubblica” rispose a chi le chiedeva di pronunciarsi su un argomento che ancora oggi appassiona gli storici. E perchè l' Italia avrebbe atteso tanto prima di consentire a una Savoia di rientrare dall' esilio? Su questo argomento non penso niente, è stata la risposta, secca e senza alcuna inflessione che potesse far pensare a un sia pur celato tentativo di recriminazione o di indiretta polemica. Altro affaire quello di suo figlio Vittorio Emanuele e del nipote Emanuele Filiberto, che dovettero aspettare altri 15 anni prima di poter mettere ufficialmente piede sul suolo italiano, con l'abolizione della XIII norma transitoria della Costituzione.

I funerali di Maria Josè, il 2 febbraio 2001 nell’abbazia di Hautecombe in Francia, furono l’ultimo grande evento mediatico per la ex casa regnante italiana. Maria Josè veniva salutata per l’ultima volta con l’inno sardo "Conservat su re sardu", cantato anche durante le sue nozze con Umberto II, da Alberto II del Belgio con la consorte Paola Ruffo di Calabria, il Re di Spagna Juan Carlos, i Granduchi Jean e Charlotte del Lussemburgo, il Principe Alberto di Monaco, l’ex imperatrice di Persia Farah Diba, l’ex Re Simeone di Bulgaria, Carlo e Camilla di Borbone delle Due Sicilie e da tutte quelle famiglie rimaste fedeli a Casa Savoia anche nei lunghi anni dell’esilio: i Giovanelli, Giorgiana Corsini, i Moncada di Paternò, le dame e i cavalieri dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e una folta delegazione di infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana, di cui Marià Josè era ispettrice nazionale.  Nel 2017 con un aereo dell’Aeronautica Militare Italiana, fu consentito il rientro della salma del Re Vittorio Emanuele III che riposava ad Alessandria d’Egitto, dove era morto in esilio il 28 dicembre 1947, e di quella della Regina Elena che invece era sepolta nel cimitero di Montpellier, per essere entrambi traslati al santuario sabaudo di Vicoforte in Piemonte. Se il ventennale della scomparsa di Maria Josè non era potuto essere svolto a causa della persistenza della pandemia da Coronavirus, in occasione del quarantennale della scomparsa di Re Umberto si è svolta una solenne messa nell’Abbazia di Hautecombe in Francia, dove è sepolto insieme alla consorte. Presenti i discendenti del Re, dal Principe Vittorio Emanuele con la moglie Marina, il figlio Emanuele Filiberto e la figlia maggiore Vittoria, nominata erede della Corona in rotta con l’altro ramo di Casa Savoia, gli Aosta, rappresentato oggi dal nuovo Duca d’Aosta Aimone di Savoia, dalla moglie Olga di Grecia e dai tre figli: Umberto, Amedeo, Isabella, che rivendica per sé e per i propri discendenti i diritti dinastici. Il ritorno sul suolo italiano dei discendenti maschi di Umberto II, ai quali era precluso l’ingresso e il soggiorno sul territorio nazionale a causa della XIII disposizione transitoria e finale della Costituzione, avvenne dopo 57 anni d’esilio il 15 marzo del 2003. Pochi giorni prima, il 4 febbraio 2002, il principe Vittorio Emanuele di Savoia diffuse il seguente comunicato:  Mio figlio ed io con la presente diamo formale assicurazione circa la nostra fedeltà alla Costituzione repubblicana ed al nostro presidente della Repubblica.

Il 15 marzo 2003, alle 14:45, un aereo Falcon 900 proveniente da Ginevra atterrò all’aeroporto di Capodichino con a bordo Vittorio Emanuele, la moglie Marina, il figlio Emanuele Filiberto e alcune fidate persone del seguito. Per il rientro, Napoli non fu scelta a caso: fu proprio da lì che l’allora principe ereditario Vittorio Emanuele, le sorelle e la madre Maria Josè salparono alla volta del Portogallo a bordo del Duca degli Abruzzi, per non farvi più ritorno fino alla abrogazione della norma costituzionale. Lo stesso Vittorio Emanuele nacque a Napoli, nel 1937, città di cui portava il titolo principesco come da tradizione in Casa Savoia. All’aeroporto ci furono tensioni tra forze dell’ordine, giornalisti e manifestanti pro Savoia e neo borbonici, ma la situazione esplose soprattutto fuori il Duomo di Napoli, dove era prevista una messa, con il lancio di oggetti e aste di bandiere. Nonostante siano trascorsi venti anni dal loro rientro in Italia, i Savoia, anche per ragioni fiscali, continuano a risiedere all’estero, Vittorio Emanuele e la moglie Marina a Gstaad, Emanuele Filiberto a Montecarlo, la moglie Clotilde Courau a Parigi insieme alle figlie Vittoria e Luisa che, come dicevamo prima, sono state recentemente nominate dal nonno Vittorio Emanuele continuatrici della linea dinastica, in contrasto con l’altro ramo dei Savoia, gli Aosta.

 
 

 

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