Dell’Aquila primo oro di Tokyo: «L’idolo Zalone, la dedica al nonno, il mio taekwondo ignorato dai media»- Corriere.it

Dell’Aquila primo oro di Tokyo: �L’idolo Zalone, la dedica al nonno, il mio taekwondo ignorato dai media�

di Gaia Piccardi

Il pugliese che ha aperto la clamorosa raccolta di podi della spedizione azzurra in Giappone (40 medaglie), racconta come non gli � cambiata la vita: �Tutto come prima�

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Nell’estate del nostro godimento, Vito fu il primo. Con un calcio sferrato al tunisino Mohamed Jendoubi a 40” dalla fine del terzo e ultimo round della finale 58 kg, Vito Dell’Aquila da Mesagne, culla del taekwondo nostrano, ai Giochi di Tokyo ha stappato lo spumante e dalla bottiglia, a sorpresa, sono uscite quaranta bollicine: dieci d’oro, dieci d’argento e venti di bronzo. Prima della miracolosa messe dell’atletica azzurra (5 trionfi), Vito � stato il nostro Jacobs scalzo, pronto a menare i piedi sul ring per tenere viva la tradizione (Sarmiento argento a Pechino 2008, Molfetta oro a Londra 2012 con Sarmiento bronzo).

Com’� la vita da campione olimpico, Dell’Aquila?

�Uguale a prima, direi. All’inizio, appena tornato da Tokyo, sembrava che la mia vita fosse cambiata. Invece no. Dopo le interviste, l’entusiasmo, gli eventi, tutto � tornato uguale. Ma va bene cos�: ora posso concentrarmi sui prossimi appuntamenti�.

Lo dice con una vena di delusione per�.

�Eh s�, perch� arrivato a un certo punto ti chiedi: ma io pi� che conquistare un oro olimpico cosa potevo fare? Rimango con i piedi per terra. I successi � bello conquistarli per� rischiano di cambiare le persone: sono contento di non pagare quel prezzo�.

Tornando indietro, cosa si poteva fare di diverso?

�Vorrei che i media si occupassero un po’ di pi� di taekwondo, non una volta ogni quattro anni. Per il movimento sarebbe utile essere seguiti alle gare, ottenere una maggiore copertura tv per�, dai, un miglioramento c’� stato: gli Assoluti di Busto sono stati trasmessi da RaiSport�.

L’amaro destino degli sport minori.

�Il taekwondo in Italia � praticato su tutto il territorio, certo al Sud di pi� perch� la tradizione � forte�.

Perch� ha attecchito proprio a Mesagne, in Puglia, la sua citt�?

�Il maestro Roberto Baglivo, prima di dirigere la New Martial di Mesagne, viveva in Germania. � rimasto folgorato da questo sport di combattimento coreano: tornato a casa, se l’� portato dietro. La tradizione di Mesagne � nata cos�.

Tra Mesagne e l’Acqua Acetosa, a Roma, di quante persone stiamo parlando?

�Atleti di interesse nazionale siamo almeno 4/5 per categoria, che sono 8 per i maschi e 8 per le femmine, ridotte a 4+4 all’Olimpiade. A Mesagne tanti piccoletti hanno cominciato a praticare a settembre, ispirati dalla mia medaglia. � un grande orgoglio�.

Resta il mistero di come suo padre Leo potesse essere cos� innamorato di Bruce Lee al punto da portarla al New Martial da bambino.

�Mica solo di Bruce Lee: di Jackie Chan, Rocky e di tutti i campioni degli sport da combattimento. Ho messo piede per la prima volta in palestra a 8 anni, non ne sono pi� uscito, per� il mio idolo � Checco Zalone�.

Amore a prima vista?

�Il taekwondo mi piacque subito perch� mi permetteva di stare insieme agli altri bambini, poi mi ha conquistato la tecnica: i calci, i pugni, i salti. Il combattimento in generale, insomma�.

Torniamo all’Olimpiade di Tokyo, a quel 24 luglio che non le ha cambiato affatto la vita. Era stata una vigilia come tante altre?

�No, stranissima: ero molto, troppo, rilassato. Al villaggio si avvertiva un’atmosfera di fratellanza che non avevo mai sperimentato. L’Italia aveva appena vinto l’Europeo di calcio, i Maneskin l’Eurofestival, fatti che mi lasciavano presagire che anch’io avrei potuto fare qualcosa di buono. Avevo ragione�.

Come ha steso il tunisino in zona Cesarini, dopo essere stato sempre in svantaggio?

�Ho capito che Jendoubi era a corto di energie e ne ho approfittato�.

Poi quella bella dedica al nonno, che a Tokyo sarebbe stata imitata da altri suoi colleghi.

�Sono stato chiamato Vito come il nonno paterno, tifoso sfegatato dell’Inter, che da bambino mi accompagnava agli allenamenti. La mia principale motivazione, in Giappone, era renderlo fiero, da lass�. Ha sempre creduto in me. Anche quando era poco lucido, gi� malato, diceva: Vito vince. Prima di salire in pedana per l’ultima sfida, il coach mi ha detto: Vito, pensa a tuo nonno. � una presenza che ho avvertito per tutta l’Olimpiade�.

Che regalo si � fatto con il tesoretto dei 180 mila euro (lordi) destinati dal Coni all’oro olimpico?

�Non sono attaccato agli oggetti, ho comprato solo cose necessarie. Adoro penne e matite, passerei le ore in cartoleria. Dopo i Giochi ho preso la patente, quest’anno mi comprer� un’auto normale, non un macchinone�.

Incontri speciali o messaggi da conservare dopo essere diventato campione olimpico?

�Mi � piaciuto frequentare gli altri atleti azzurri agli eventi a cui siamo stati invitati dopo Tokyo: condividiamo sacrifici e motivazioni, parliamo la stessa lingua. Quando ho incontrato i ragazzi della staffetta 4x100 d’oro, per�, mi sono emozionato. Ho chiacchierato a lungo con Filippo Tortu, che � umile come me. E ho stretto una grandiosa amicizia con Valentina Rodini e Federica Cesarini, le ragazze del canottaggio: hanno vinto il secondo oro della spedizione italiana, quello dopo il mio, anche questo ci lega�.

Cosa far� da grande, Vito?

�Il giornalista sportivo di taekwondo: i pezzi che non scrivete voi, li firmer� io�.

3 gennaio 2022 (modifica il 3 gennaio 2022 | 07:42)