Nessun audio manipolato. Archiviata l’indagine sugli ispettori della squadra mobile di Foggia accusati dal quotidiano l’Attacco di aver “ritoccato” un’intercettazione di Michele D’Alba, imprenditore locale interdetto per mafia ed ora anche indagato per favoreggiamento aggravato dalla mafiosità.
Gli ispettori, oggi in pensione, Silvano Ammirati e Angelo Sanna, avevano querelato la testata per la “campagna diffamatoria” nei loro confronti. Tutto nasce dall’articolo di giornale su un fantomatico “taroccamento” o “manipolazione” di una registrazione audio tra l’imprenditore Michele D’Alba e alcuni suoi parenti, poi utilizzata per l’interdittiva antimafia contro la cooperativa “Tre Fiammelle” riconducibile a D’Alba stesso, definito nella denuncia dei poliziotti il “benefattore” de l’Attacco.
Dall’audio, captato all’interno della sala d’attesa della questura, sarebbe emerso un “patto di non parlare” tra il manager, suo figlio Lorenzo e suo genero Raffaele De Nittis. “Dal dialogo di famiglia intercettato – evidenziò il prefetto di Foggia, Maurizio Valiante nell’interdittiva a “Tre Fiammelle” -, emerge un vero e proprio ‘patto di non parlare’, stretto tra l’imprenditore D’Alba e i suoi congiunti, che, nel concreto, ha guadagnato l’impunità agli autori dell’estorsione, questi ultimi soggetti di spicco della mafia foggiana, ovvero Francesco Tizzano ed Ernesto Gatta“, entrambi arrestati e condannati definitivamente nel processo “Decima Azione” a 14 e 10 anni.
Ma secondo la tesi de l’Attacco, oggi sconfessata dagli inquirenti, il “patto” sarebbe emerso solo grazie ad una “manina” che avrebbe manipolato una banale conversazione in qualcosa di molto più scottante.
Il “taroccamento” dell’audio avrebbe fatto crollare, in un colpo solo, tutto l’impianto accusatorio nei confronti dell’imprenditore, sia relativamente all’interdittiva antimafia alle aziende “Tre Fiammelle” e “Lavit spa” e sia nell’inchiesta sul presunto favoreggiamento a Tizzano e Gatta.
Nelle scorse ore la procura foggiana, che aveva aperto un fascicolo d’ufficio, ha stabilito che non ci fu alcuna manipolazione, archiviando l’indagine.