Joséphine Baker

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Joséphine Baker
Joséphine Baker nel 1940
NazionalitàBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Bandiera della Francia Francia
GenereCharleston (ballo)
Jazz
Pop
Music-hall
Cabaret
Periodo di attività musicale1921 – 1975
EtichettaOdeon, Parlophone, RCA
Sito ufficiale
Joséphine Baker
Joséphine Baker nel 1948 con l'uniforme dell'Armée de l'Air
Etniaafroamericana
Dati militari
Paese servitoBandiera della Francia Francia
Forza armataArmée de l'Air
CorpoTroupes féminines auxiliaires de l'Armée de l'Air française[1]
Anni di servizio1943 - 8 settembre 1945 [2]
GradoTenente
GuerreSeconda guerra mondiale
Decorazioni
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Joséphine Baker, pseudonimo di Freda Josephine Baker, nata McDonald, (Saint Louis, 3 giugno 1906Parigi, 12 aprile 1975), è stata una cantante, danzatrice, militare e attivista statunitense naturalizzata francese.

Di origine afroamericana, è considerata come la prima celebrità nera e tra le più acclamate vedette di Parigi. Ottenne la nazionalità francese nel 1937, e nel corso della Seconda guerra mondiale ebbe un ruolo importante nel controspionaggio francese della Francia Libera. Nel 1946 le fu assegnata la medaglia della Resistenza francese. Il 18 agosto 1961, nel parco del castello des Milandes in Dordogna residenza di Joséphine Baker, Charles de Gaulle le conferì la più alta onorificenza dello Stato francese, la Legion d'onore. Insieme a questa le fu anche conferita la Croix de guerre.

In seguito usò la sua grande popolarità nella lotta contro il razzismo e a favore dell'emancipazione dei neri, in particolare sostenendo, negli Stati Uniti, il movimento per i diritti civili. Nel 1963, durante la marcia su Washington per il lavoro e la libertà, fu al fianco di Martin Luther King sul palco del Lincoln Memorial dove tenne un proprio discorso.[3]

Nel 2021, a quasi cinquant'anni dalla sua morte, è stata ammessa tramite una sepoltura simbolica al Pantheon, diventando la sesta donna e la prima donna di colore a entrare nel "tempio" repubblicano.[4]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Joséphine Baker in La revue des revues 1927
Joséphine Baker in La revue des revues, 1927

L'artista[modifica | modifica wikitesto]

Dopo un'infanzia difficile e un matrimonio subito naufragato all'età di 13 anni, Freda Josephine Baker abbandonò la famiglia nel 1920. Risparmiando, riuscì ad acquistare il biglietto per assistere agli spettacoli del Boxer Washington Theatre, riservato ai soli neri. Qui maturò il suo amore per il ballo e il canto finché, con grande difficoltà, un giorno riuscì a convincere il direttore del teatro a farle un provino. Iniziò così la carriera di ballerina nei piccoli teatri di Saint Louis. Successivamente prenotò un viaggio di sola andata per New York, dove finì per lavorare come vestitrice nel backstage per la rivista Shuffle Along. Quando un membro del cast si ammalò, Baker intervenne come sostituta. Dopo il successo dello spettacolo, ottenne un ruolo nel musical di Broadway del 1924 The Chocolate Dandies.[5] Il 2 ottobre 1925 giunse in Europa con la "Revue nègre" al Théâtre des Champs-Élysées, di cui divenne in breve tempo la prima ballerina. La sua bellezza di donna e la sua bravura di artista divennero celeberrime a Parigi, tanto che il teatro registrò costantemente il tutto esaurito. Nei suoi spettacoli e nelle sue canzoni (alcune delle quali, come La canne à sucre, sono molto note) unì il gusto piccante e ricercato del varietà francese al folklore della musica africana.

Vestita solo di un gonnellino di sedici banane (un costume inventato per lei dal costumista austriaco Paul Seltenhammer che sarebbe divenuto inoltre un'icona di inizio Novecento e della vita parigina in particolare), scatenata nel più pazzo charleston (una musica allora ancora sconosciuta in Europa), Joséphine Baker incarnò una delle immagini tipiche degli anni 1920. La passionalità delle sue interpretazioni ed il sincero interesse per l'arte popolare le impedirono di cadere nell'esotismo di maniera e suscitarono l'entusiasmo dei parigini per il jazz e le musiche nere. La leggenda narra che più di 1500 uomini chiesero la sua mano.[6]

A quell'epoca incontrò Georges Simenon, che divenne suo amante[7].

Joséphine Baker mentre balla il charleston alle Folies Bergère di Parigi in La revue nègre nel 1926
In costume burlesque nel 1927

Dopo una tournée in Europa, Joséphine Baker iniziò a rappresentare la revue delle Folies Bergère del 1927 accompagnata da un ghepardo, che terrorizzò l'orchestra e fece fremere di paura il pubblico. Nel 1927 la giovane celebrità si lanciò nella canzone. In questo periodo è seguita da Giuseppe Abatino, suo impresario e amante per circa dieci anni. Nel 1931 ottenne un indimenticabile successo con la canzone J'ai deux amours, composta da Vincent Scotto.

Alcuni cineasti, come Marc Allégret, le proposero anche qualche ruolo cinematografico. I suoi due principali film furono Zouzou (1934) e La principessa Tam Tam (1935), ma non incontrarono il successo di pubblico sperato. Invece sui palcoscenici del music-hall riuscì a fare ombra alla celebre Mistinguett. La sua tournée del 1936 negli Stati Uniti non incontrò un grande successo. L'America era scettica e le rimproverava di parlare talvolta in francese, o in inglese con accento francese. Rientrata in Europa, ottenne la nazionalità francese nel 1937 sposando Jean Lion, cittadino francese. Il matrimonio durò soltanto due anni. Nello stesso anno pubblicò La conga blicoti, inserita nel 2011 nella colonna sonora del film Midnight in Paris di Woody Allen.

Agente del controspionaggio[modifica | modifica wikitesto]

Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, Baker divenne probabilmente un agente del controspionaggio[8], tramite Jacques Abtey (capo del controspionaggio militare a Parigi). Per questo motivo, frequentò l'alta società parigina, poi si mobilitò a favore della Croce Rossa[9][10]. Dopo la Campagna di Francia, il 24 novembre 1940 si arruolò nei servizi segreti della Francia libera, sempre avendo come tramite il comandante Abtey, che restò suo ufficiale di collegamento fino alla Liberazione[11], in Francia poi in Africa del nord, dove fu sotto la protezione di Si Ahmed Belbachir.

Durante la guerra si fece carico di missioni importanti, utilizzando i suoi spartiti musicali per celare dei messaggi. In seguito fu ingaggiata dal servizio femminile inquadrato nell'Armée de l'air e sbarcò a Marsiglia nell'ottobre 1944. Alla Liberazione proseguì la sua attività a favore della Croce Rossa e cantò per i soldati al fronte, seguendo con i suoi musicisti il prosieguo della guerra. Al termine del conflitto, raggiunto il grado di capitano, fu decorata con la Legion d'onore da Charles De Gaulle.

Dopo la guerra[modifica | modifica wikitesto]

Josephine Baker nel 1951

Nel 1955 amplificò in Europa l'ondata d'indignazione sollevatasi in America per la morte del giovane afroamericano Emmett Till, seguita dal rilascio dei due assassini, che dopo il giudizio espressero ciniche dichiarazioni, una volta assicuratisi dell'impunità[12]. Il 6 marzo 1960 fu iniziata in massoneria nella loggia La nouvelle Jérusalem appartenente alla Grande Loggia Femminile di Francia[13], ma passò poi nell'Ordine massonico Le Droit Humain[14]. Il 28 agosto 1963, quando Martin Luther King pronunciò il discorso I have a dream durante la marcia su Washington per il lavoro e la libertà, lei fu al suo fianco con l'uniforme dell'aeronautica francese e saranno, insieme a Daisy Bates, le uniche donne a tenere un discorso dal Lincoln Memorial.[3]

Quando le difficoltà finanziarie la condussero alla completa rovina, Baker ricevette il sostegno della principessa Grace di Monaco, sua amica e come lei artista di origine americana, che le offrì dapprima un aiuto in denaro e successivamente la possibilità di esibirsi per la Croce Rossa nel Principato di Monaco: questo appoggio permise alla Baker di uscire dalla bancarotta e di acquistare un appartamento in Costa Azzurra, dove trascorse il resto della sua vita.

Nel maggio 1968 fu presente nelle prime file del corteo nella grande manifestazione a sostegno di De Gaulle.[15]

Gli anni 1970 segnarono una nuova fase di successo, con spettacoli in tutta Europa e negli Stati Uniti. Dopo una rappresentazione della sua ultima revue a Parigi, l'11 aprile 1975 la Baker fu trovata esanime e morì poche ore dopo per un'emorragia cerebrale. Era il 12 aprile[16]. Fu seppellita nel cimitero del Principato di Monaco dopo un funerale con gli onori militari a Parigi, al quale assistette una folla immensa.

Joséphine Baker si era convertita al giudaismo[17] in occasione del matrimonio con l'industriale Jean Lion nel 1937[18], ma questa conversione puramente formale non durò a lungo: infatti i suoi funerali si svolsero con rito cattolico nella chiesa della Madeleine a Parigi.

Il 30 novembre 2021 Josephine Baker è entrata solennemente nel mausoleo del Pantheon di Parigi, fra i grandi di Francia. Il suo cenotafio, contenente una porzione di terra proveniente da Saint Louis – sua città natale –, una da Parigi – sua città di adozione –, e una dal Principato di Monaco –dove riposano le sue spoglie –, è stato accolto dal Presidente della Repubblica francese Macron.[19]

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Infanzia[modifica | modifica wikitesto]

Josephine Baker da bambina

Freda Josephine McDonald nacque a St. Louis nel Missouri, il 3 giugno 1906.

La madre, Carrie McDonald, era una lavandaia che aveva abbandonato le aspirazioni di divenire una ballerina. Era stata adottata nel 1886 a Little Rock in Arkansas, da Richard ed Elvira McDonald, entrambi ex schiavi di origine afroamericana e amerinda.[20] Il padre, Eddie Carson, era un batterista vaudeville che abbandonò Carrie e Josephine subito dopo la nascita del fratello Richard, avvenuta nel 1907.[21] La madre si sposò in seguito con Arthur Martin, un disoccupato cronico, e da lui ebbe un altro figlio ed altre due figlie.[22][23]

Josephine visse i primi anni della vita nel quartiere di Chestnut Valley di St. Louis, un'area povera adiacente alla Union Station, una zona principalmente costituita da appartamenti sprovvisti di servizi igenici, affittacamere per persone di basso reddito, sale scommesse e bordelli.[24] Era una bambina vestita male, affamata, e, per spirito di spravvivenza, sviluppò l’astuzia della strada giocando sui binari della vicina stazione.[25]

Data l'incapacità del patrigno di sostentare la famiglia, Josephine ando a vivere con la nonna Elvira, fino a quando non fu ella stessa capace di mantenersi con un lavoro proprio.[21] All’età di otto anni, Josephine iniziò a lavorare come domestica e baby-sitter per alcune famiglie bianche, venendo spesso trattata male.[22] Nonostatnte questo riuscì, comunque, al tempo stesso, a continuare a frequentare la scuola.[21]

Nel 1917, all'età di 11 anni, una terrorizzata Josephine McDonald si trovò ad assistere in prima persona alle violenze razziali di East St. Louis.[26][27]

Abbandonò la scuola a 12 anni[28][29] per iniziare a fare la cameriera, l'anno successivo, presso l'Old Chauffeur's Club.[22] A quel tempo, Baker viveva per strada a causa dei disaccordi con sua madre, che non incoraggiava i suoi sogni di diventare un'intrattenitrice.[28]

Famiglia[modifica | modifica wikitesto]

Sposata quattro volte[30], la vita amorosa di Joséphine Baker fu molto tumultuosa. Molti sono stati gli "uomini della sua vita", con i quali si è sposata o ha avuto una relazione duratura:

  • Willie Wells: matrimonio nel 1919, separazione nel 1920. A 13 anni, lavorando come cameriera in un club [22] prima conobbe e poi si sposò con un facchino, Willie Wells; il matrimonio durò solo pochi mesi.[31] La loro unione terminò con la bottiglia di birra che Josephine le fracassò sulla testa.[32]
  • William Howard Baker: 1921 matrimonio, 1923 separazione. In tour nel nord degli Stati Uniti si sposò, a quindici anni nella città di Filadelfia, con William Baker, un fattorino di albergo. La famiglia di William disapprovava l'unione con una ragazza del mondo dello spettacolo, minorenne e che era di pelle più scura dei Baker. Josephine fece un'audizione per un musical di Broadway, ma non fu presa a causa della sua giovane età. Nonostante questo, imperterrita, lasciò il marito e andò a comunque a New York.[33]
Josephine Baker con Giuseppe Abatino nel 1927
  • Giuseppe Abatino detto "Pepito": relazione tra il 1926 e il 1936. La conobbe appena ventenne proponendosi come suo manager, iniziando un sodalizio professionale e nella vita privata che sarebbe durato dieci anni. L'unione tra l'attrice e il sedicente conte italiano non fu mai formalizzata perché lei era ancora sposata con Willie Baker. Ciò non impedì alla coppia di annunciare alla stampa di essersi sposata nel giugno del 1927. Josephine e Pepito, raccontarono diverse storie del matrimonio. La stampa era scettica, ma il New York Amsterdam News, un giornale per neri di New York, riconobbe che il matrimonio come realmente accaduto. Un anello di diamanti da 16 carati non riuscì a convincere un pubblico dubbioso e la finzione fu presto abbandonata.[33] Pepito le organizzò una tournée mondiale che iniziò nel marzo 1928 e che toccò Austria, Ungheria, Jugoslavia, Danimarca, Romania, Cecoslovacchia, Germania, Paesi Bassi, Argentina, Cile, Uruguay e Brasile contribuendo in modo significativo alla promozione di Josephine come artista e alla vendita dei suoi dischi.[34] Durante la tournée, in Ungheria, Pepito, per far fronte alle insistenti advances del capitano di cavalleria, Andrew Czlovoydi lo sfidò a duello. I duellanti si sfidarono in un cimitero, alla presenza di Josephine, la quale, dopo una leggera ferita inflitta a Pepito intervenne per interrompere il combattimento.[35] Dopo la tournée, grazie a Pepito, Josephine riuscì a essere interprete dell'operetta La Créole (1935) e a far parte del cast dello spettacolo di Broadway Ziegfeld Follies of 1936. Tuttavia, il desiderio di Josephine di tornare nel paese natio, per farsi un nome a Broadway si concluse con un fallimento in quanto non ottenne un ruolo da protagonista. Rendendosi conto che sicuramente non apparteneva a quel posto, tornò a Parigi per interpretare una nuova rivista alle Folies Bergères. Pepito morì improvvisamente subito dopo, nella primavera del 1936.[36]
Jean Lion
Joséphine Baker e Jo Bouillon ad Amsterdam nel 1954.
Joeséphine e Jo si separarono nel 1957 e divorziarono nel 1961.[54] Lui si ritirò a Buenos Aires dove aprì nel quartiere di Palermo un ristorante francese chiamato El Bistró.[55]
  • Robert Brady: relazione dal 1973 al 1974. Era un artista e collezionista d’arte statunitense e Joséphine lo conobbe nel 1967 a Città del Messico, stringendo una stretta amicizia. Divorziata dal quarto marito, lei era in cerca di compagnia a un livello più platonico. Robert la pensava allo stesso modo e durante un viaggio ad Acapulco, in Messico, nel settembre 1973, entrarono in una chiesa vuota e si scambiarono le promesse matrimoniali. Sebbene non fosse presente nessuno e non si fossero mai uniti legalmente, lei e Brady si lasciarono un anno più tardi ma mantennero un legame personale importante per il resto della vita. Josèphine raccontò a pochissime persone dello pseudo matrimonio, temendo che la stampa lo mettesse in ridicolo.[56] Molte delle opere collezionate da Brady sono oggi nel museo situato a Cuernavaca e che porta il suo nome, nel quale si possono trovare anche il letto di Josèphine e una loro foto insieme, tra tante altre di Brady con altri artisti.[57]

Relazioni[modifica | modifica wikitesto]

Joséphine era bisessuale.[58] Anche se sposata con diversi uomini, durante la sua vita ha avuto anche relazioni sentimentali extraconiugali sia con uomini che con donne. Tuttavia, non ha mai rivelato il proprio orientamento sessuale al pubblico.[59] Tra le varie relazioni possono essere citate:

  • Clara Smith cantante blues, 1920. Cantante di successo, con all'attivo più di 100 canzoni con collaborazioni con Louis Armstrong, assunse la giovane Josephine Baker come guardarobiera scegliendo di farle da mentore nel mondo dello spettacolo. Josephine, nel gergo del vauderville nero divenne la lady lover, una sorta di protetta e al tempo stesso amante.[60][61][62]
  • Evelyn Sheppard detta Little Shep, attrice, 1922. Coetanea di Josephine, nel cast di Shuffle Along, avrebbe condiviso la stanza con la stessa Josephine[60][62][63]
  • Georges Simenon, scrittore, 1925-1927. Con lo scrittore ebbe una lunga relazione extraconiugale della quale, molto probabilmente, erano a conoscenza sia Tigy, la moglie di lui che Pepito, il compagno di lei conosciuto un anno dopo l'inizio della relazione con lo scrittore. Si conobbero quando entrambe, ancora poco famosi, frequentavano gli stessi ambienti della Parigi notturna. La relazione fu molto passionale e basata sull'attrazione fisica e terminò per l'incapacità di Simenon di stare vicino a una donna la cui fama cresceva di giorno in giorno.[60][62][64][65]
  • Le Corbusier, architetto, 1929. Le Corbusier incontrò per la prima volta Baker su un transatlantico, in rotta dal Brasile alla Francia. Di quell'incontro vi è traccia nel diario dell'architetto che vi scrisse che scoppiò in lacrime quando la sentì cantare Baby. Ne seguì un flirt durante il quale furono realizzati diversi schizzi di Josephine, tra cui alcuni di natura fortemente erotica.[66]
  • Frida Kahlo, pittrice e scrittrice, 1939. Di questa relazione non c'è nessuna certezza ma solo un indizio ripreso da numerose fonti dovuto alla prova di un loro incontro avvenuto in un night club.[62][67][68]
  • Bessie Allison Buchanan, politica, 1951. Prima donna afroamericana ad avere un seggio all'Assemblea dello Stato di New York, conobbe Josèphine durante l'incidente dello Stork Club. Insieme organizzarono i picchetti di protesta seguiti all'evento e, nello stesso periodo ebbero una breve relazione.[60][62][69]

Altre relazioni note sono state quelle con la ballerina Mildred Smallwood,[60][62], la cantante jazz Ada "Bricktop" Smith[62] e con la scrittrice Colette.[59][60]

Amicizia con Grace Kelly[modifica | modifica wikitesto]

Grace Kelly e Josèphine furono legate da una profonda amicizia, che ebbe inizio nel 1951 quando Grace, destinata a diventare una star di Hollywood, non aveva ancora abbracciato il suo futuro ruolo di principessa di Monaco.

Il loro primo incontro fu nell'ottobre del 1951 nei locali del ristorante dello Stork Club di New York, dove Josèphine subì discriminazioni da parte del personale del locale. Assistendo all'ingiustizia, Grace Kelly abbandonò il locale insieme a Josèphine, senza mai tornarvi. Anche dopo il matrimonio di Grace con il Principe Ranieri III, la loro amicizia rimase inalterata.[70]

Verso la metà degli anni '60, Josèphine esaurì l'intero patrimonio accumulato negli anni e il Castello des Milandes fu pignorato. In suo soccorso arrivarono Brigitte Bardot che riuscì ad mandarle del denaro attraverso una raccolta fondi[71] mentre la Principessa Grace provò a intercedere presso i creditori. Non riuscendo ad appianare i debiti il Castello fu venduto ma Grace riuscì a metterle a disposizione una villa a Monaco.[72] Riuscì ad ottenere che i figli di Josèphine fossero a carico della Croce Rossa monegasca[70] mentre la stessa Josèphine potè continuare ad esibirsi ai grand gala annuali della Croce Rossa monegasca.[73]

Lo spettacolo Josephine tenutosi a Parigi ne 1975 fu patrocinato dalla Principessa Grace, dal Principe Ranieri III e da Jackie Onassis.[70]

Bisessualità e omofobia[modifica | modifica wikitesto]

Josephine ha vissuto in un'epoca bigotta e fortemente omofobica, e per proteggersi da potenziali attacchi personali, ha tenuto sempre nascosta al pubblico la propria bisessualità.[60] Nonostante questo e nonostante il suo impegno contro il razzismo, in particolare con la sua partecipazione attiva ad alcune azioni del movimento americano per i diritti civili,[44], ha dato prova di omofobia[59] cacciando di casa uno dei suoi figli, Jary, dopo aver scoperto che aveva fatto sesso con un altro ragazzo. Joséphine, lo mandò a vivere col padre in Argentina, temendo che con la sua omosessualità potesse "contaminare" gli altri fratelli.[44][60]

Morte[modifica | modifica wikitesto]

Il 10 aprile 1975, nel pomeriggio, Joséphine aveva un appuntamento con un giornalista. Lélia Scotto, nipote di Pepito, che in quel periodo alloggiava con Joséphine, andò a svegliarla per l'appuntamento. Joséphine stava dormendo così profondamente che la giovane esitò a disturbarla. Aspettò un po' e poi decise che era scortese far aspettare il giornalista più a lungo. Lélia cercò di svegliarla senza riuscirci perché, circa un'ora prima, verso le 16:00, Joséphine era entrata in coma a causa di un ictus. Fu chiamata un'ambulanza per trasportare Joséphine al Pitié-Salpêtrière, un ospedale nelle vicinanze.

Sia la Principessa Grace che la sorella di Joséphine, Margaret, si precipitarono in ospedale per accertarsi delle condizioni di Joséphine. I medici riferirono che c'era una probabilità del 70 percento che Joséphine potesse essere invalida se avessero eseguito un intervento chirurgico. Margaret si rifiutò di farli operare, sapendo che sua sorella non sarebbe mai stata felice se non avesse potuto camminare o parlare. Joséphine morì in ospedale, sabato 12 aprile, verso le 5:00 del mattino. La Principessa Grace emise una dichiarazione alla stampa, assicurando a tutti coloro che avevano amato Joséphine che gli ultimi anni della stella erano stati felici.

Sul letto dell'hotel dove Joséphine era entrata in coma, c'era una pila di giornali. Pare che prima della morte, Joséphine stava godendo delle entusiastiche recensioni del suo ultimo trionfo. All'età di 21 anni, Joséphine disse a Marcel Sauvage, quello che sarebbe diventato uno dei suoi biografi:

«Ballerò per tutta la vita. Sono nata per ballare, solo per questo. Vivere è ballare. Mi piacerebbe morire senza fiato, esausta, alla fine di una danza.»

Aveva realizzato quell'obiettivo e, anche se il suo certificato di morte come causa indicava "emorragia cerebrale", molte delle persone che la conoscevano bene vollero credere che fosse morta di gioia per il suo ritorno trionfale sul palcoscenico parigino all'età di 69 anni.[74]

Il funerale[modifica | modifica wikitesto]

Il giorno dei suoi funerali, più di 20.000 persone si radunarono lungo le strade di Parigi per assistere al corteo, e il governo francese le rese gli onori con una salva di 21 colpi di cannone, rendendo Baker la prima donna statunitense nella storia a ricevere gli onori militari francesi.[22]

La sepoltura[modifica | modifica wikitesto]

Dopo il funerale parigino, Josephine Baker fu sepolta nel cimitero del Principato di Monaco indossando l'uniforme militare francese con le medaglie ricevute per il suo ruolo nella Resistenza francese.[73]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Nel giugno 2006 – a 100 anni dalla nascita – il sindaco di Parigi, Bertrand Delanoë, decise di intitolarle la Piscina Municipale sulla Senna, nel 13º arrondissement, inaugurata il mese successivo.

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Spettacoli teatrali[modifica | modifica wikitesto]

Rivista[modifica | modifica wikitesto]

Operetta[modifica | modifica wikitesto]

Discografia[modifica | modifica wikitesto]

78 giri[modifica | modifica wikitesto]

45 giri[modifica | modifica wikitesto]

EP[modifica | modifica wikitesto]

LP[modifica | modifica wikitesto]

Pubblicazioni postume[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Da non confondersi con Jean-Claude Baker, pseudonimo di Jean-Claude Julien Léon Tronville,[49] giovane all'epoca indigente, che ha passato molto tempo con la famiglia Bouillon-Baker ed è stato coautore del libro pubblicato nel 2001 e intitolato Josephine Baker: The Hungry Heart.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (FR) Joséphine Baker 1906 - 1975, su cheminsdememoire.gouv.fr, Ministero delle forze armate. URL consultato il 19 marzo 2024.
  2. ^ (FR) Joséphine Baker 1906 - 1975, su servicehistorique.sga.defense.gouv.fr, Ministero delle forze armate - Servizio storico della Difesa. URL consultato il 19 marzo 2024.
  3. ^ a b c d e f g (FR) Yvan Gastaut, Joséphine Baker, su legiondhonneur.fr, Grande Chancellerie de la Légion D'Honneour. URL consultato il 1º agosto 2023.
  4. ^ Baker, Josephine, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  5. ^ (EN) Lauren Michele Jackson, Josephine Baker Was the Star France Wanted-and the Spy It Needed, in The New Yorker, 8 agosto 2022.
  6. ^ (EN) Heike Mund e Paula Onusseit, Josephine Baker: Dancer, spy and activist, su dw.com, Deutsche Welle, 18 maggio 2023. URL consultato l'11 luglio 2023.
  7. ^ Maria Zaniboni, Il suo amore per Parigi era anche amor di patria, in Historia, vol. 298, Industrie Grafiche Cino del Duca S.p.A., dicembre 1982, p. 118.
    «A spettacolo finito, la coda degli ammiratori che l'aspettano all'uscita si fa sempre più lunga e sempre in prima fila ce n'è uno più insistente degli altri: un giovane giornalista belga, Georges Simenon...»
  8. ^ Secondo Maria Zaniboni, Il suo amore per Parigi era anche amor di patria, in "Historia" nº 298, dicembre 1982, Del Duca, pag. 120: «Poco si sa della sua presunta attività spionistica in favore della Francia durante l'occupazione tedesca e anche del movimento clandestino al quale lei sicuramente aderì».
  9. ^ Jacques Abtey, La Guerre secrète de Josephine Baker, Siboney, 1948.
  10. ^ Kevin Labiausse, «Joséphine Baker au service de la France Libre» (archiviato dall'url originale il 18 novembre 2009)., Le Patriote résistant, octobre 2006.
  11. ^ Jean-Luc Barré, Baker, Joséphine (1906-1975), in Claire Andrieu, Philippe Braud, Guillaume Piketty (cur.), Dictionnaire de Gaulle, Paris, Laffont, coll. Bouquins, 2006
  12. ^ Dal film documentario tedesco Una diva nera in un mondo di bianchi di Annette von Wangenheim, trasmesso l'11 gennaio 2009 sul canale Arte
  13. ^ «Nel 1964, Joséphine ritorna negli Stati Uniti per sostenere il movimento dei diritti civili del pastore Martin L. King. Una scelta che sembra spiacere alle Sorelle di "La Nouvelle Jérusalem", poiché lo stesso anno è radiata dal registro della Loggia, ufficialmente per non aver pagato la sua quota sociale», Dictionnaire universel de la Franc-Maçonnerie, Parigi, Larousse, coll. "à présent")
  14. ^ jazz-et-franc-maconnerie-une-affaire-de-convergences, su freimaurerei.ch, giugno 2015. URL consultato il 4 novembre 2020.
  15. ^ Roger Faligot, Joséphine Baker, notre agent à La Havane, in Vanity Fair, n. 8, febbraio 2014, pp. 148-157.
  16. ^ Maria Zaniboni, Il suo amore per Parigi era anche amor di patria, in Historia nº 298, dicembre 1982, Del Duca, p. 120: «La sera dell'11 aprile, al termine del "gran gala" che doveva festeggiare le nozze d'oro di Josephine con il palcoscenico, l'emozione ebbe il sopravvento sulla indomabile donna, già sofferente di cuore da anni. Alle cinque di mattina del 12 aprile, colei che con Mistinguett passerà nella storia del teatro come la vedette per eccellenza, si spegnerà per embolia cerebrale a sessantanove anni».
  17. ^ Margot Ford McMillen, Heather Roberson, Into the spotlight: four Missouri women, University of Missouri, 2004, 138 pages, p. 74
  18. ^ Bennetta Jules-Rosette, Njami Simon, Josephine Baker in art and life: the icon and the image, University of Illinois, 2007, 368 pages, p. 70
  19. ^ Joséphine Baker entra al Pantheon, prima donna nera, su Agi, 28 novembre 2021. URL consultato il 9 agosto 2023.
  20. ^ (EN) Know Your History: Josephine Baker becomes first Black woman honored at the Pantheon in Paris, su aframnews.com, African-American News&Issues. URL consultato l'11 dicembre 2023.
  21. ^ a b c (EN) Matthew C. Whitaker, Icons of Black America: Breaking Barriers and Crossing Boundaries, vol. 1, Greenwood Icons, 2011, pp. 63-72, ISBN 9780313376429.
  22. ^ a b c d e (EN) Josephine Baker, su biography.com, Hearst Digital Media. URL consultato il 27 marzo 2024.
  23. ^ (EN) Josephine Baker: Biography, su The Official Site of Josephine Baker. URL consultato il 22 marzo 2024.
  24. ^ (EN) Ian Wood, The Josephine Baker Story, MPG Books, 2000, p. 14, ISBN 9781860742866.
  25. ^ (EN) Ian Wood, The Josephine Baker Story, MPG Books, 2000, pp. 241–318, ISBN 9781860742866.
  26. ^ (EN) Allison Keyes, The East St. Louis Race Riot Left Dozens Dead, Devastating a Community on the Rise, su Smithsonian Magazine. URL consultato il 29 agosto 2021 (archiviato dall'url originale il 29 agosto 2021).
  27. ^ (EN) Racial memory: Clear as black and white, su St. Louis Public Radio, 27 giugno 2008. URL consultato il 29 agosto 2021 (archiviato dall'url originale il 29 agosto 2021).
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