LUIGI I il Grande, re d'Ungheria in "Enciclopedia Italiana" - Treccani - Treccani

LUIGI I il Grande, re d'Ungheria

Enciclopedia Italiana (1934)

LUIGI I il Grande, re d'Ungheria

Alberto Berzeviczy

Nato nel 1326, morto il 10 settembre 1382 a Nagyszombat (Trnava, in Slovacchia), regnò dal 1342 al 1382 e come re di Polonia dal 1370 al 1382. Figlio del re d'Ungheria Carlo Roberto d'Angiò, ereditò dal padre un dominio saldamente organizzato con buona amministrazione interna, floride finanze e un perfetto assetto militare. I moti sediziosi manifestatisi nei primi anni del suo regno furono presto sedati, e tosto L. cominciò la sua politica di espansione. Il giovine re assecondò prima di tutto la sollevazione di Zara contro la dominazione veneziana e vi condusse personalmente un esercito, ma senza successo: Zara fu costretta alla capitolazione (i dicembre 1346) e ritornò sotto il dominio di Venezia. L. proseguì più tardi tenacemente la lotta contro Venezia per il possesso della Dalmazia, benché avesse concluso un armistizio per 8 anni; ma egli mirò a un disegno molto più vasto, cioè alla conquista del regno di Napoli, dove suo fratello minore Andrea, marito della regina Giovanna, fu assassinato il 19 settembre 1345 ad Aversa. Si accusava di complicità nell'assassinio la regina stessa, rimasta incinta. L. condusse una spedizione contro Napoli, conquistò il regno e accusò Giovanna presso la curia pontificia di Avignone (1346). Ma il papa, Clemente VI, che non avrebbe veduto di buon occhio il potente re d'Ungheria sul trono di Napoli, né considerava come provata la complicità di Giovanna, indugiava nell'emanare la sentenza: e così L. venne per la seconda volta personalmente alla testa d'un esercito a Napoli. Ma a causa della peste e della grande distanza dal suo regno si vide finalmente costretto (1352) ad accettare la decisione della curia, secondo cui la sorte del regno di Sicilia doveva essere affidata all'arbitrio del pontefice. Egli ritirò quindi le sue truppe dall'Italia, ma respinse la ricompensa di 300.000 zecchini offertigli a nome di Giovanna, accettando dal papa un indennizzo. Truppe del suo esercito rimasero in Italia sotto il nome di Magna Societas Hungarorum ad accrescere le bande di mercenarî avventurieri, allora tanto diffuse; più tardi, negli anni 1357, 1360 e 1368, L. stesso mandava truppe ausiliarie per la difesa dei papi in Italia.

L. approfittò dei sussidî pontifici per contestare di nuovo a Venezia il possesso della Dalmazia, associandosi a Genova e a Francesco di Carrara nell'attaccare la repubblica. Con la pace di Zara (18 febbraio 1358) ebbe tutta la costa dalmata, dal Quarnaro a Durazzo insieme con le isole, e in seguito l'alto dominio dell'Ungheria fu riconosciuto anche da Ragusa. Dopo una seconda guerra, condotta contro Venezia e in lega con Genova, la pace di Torino (18 agosto 1381) gli riconfermò il possesso della Dalmazia e gli ottenne da Venezia un tributo annuo di 7000 ducati.

Meno energica l'espansione verso la penisola balcanica. Poco importanti le spedizioni effettuate tra il 1345 e il 1347 contro i Tatari e contro Bogdan, voivoda della Moldavia, come pure quella condotta più tardi contro Ladislao, voivoda della Valacchia. Più importanti, per le loro conseguenze, le guerre sostenute da L. in aiuto di suo zio Casimiro re di Polonia, nel 1345 contro i Boemi, nel 1351-1352 contro i Lituani e nel 1354 contro i Tatari. Con queste lotte L. si acquistò un titolo di più per la successione al trono di Polonia, che per altro gli era stato assicurato già da suo padre, mediante un patto di successione. Dopo la morte di Casimiro (17 novembre 1370), L. fu difatti incoronato re di Polonia, a Cracovia, dall'arcivescovo di Gniezno. L'unione personale dell'Ungheria e della Polonia non durò che 12 anni e si dimostrò svantaggiosa, soprattutto per la Polonia. L. credette di acquistarsi il favore dei Polacchi, mandando a governarli sua madre Elisabetta, sorella di Casimiro; ma in questo s'ingannò. Più tardi cercò di assicurare la successione al trono polacco a sua figlia Maria, riducendo nella dieta di Kassa (Kosice, in Moravia, 1374) l'imposta fondiaria da 6 a 2 grossi, ma i Polacchi restarono, ciò nonostante, malcontenti. Allora il re destinò al governo della Polonia Ladislao, duca di Oppeln (Slesia), il quale però venne accusato di favorire i borghesi e i contadini a scapito della nobiltà. In una dieta tenuta a Zólyom (Zvolen) il re presentò poi ai Polacchi suo genero Sigismondo di Lussemburgo come suo successore (25 luglio 1382); ma, dopo la sua morte, i rappresentanti polacchi dichiararono di non voler accettare altra successione se non quella di una delle figlie di L., con l'obbligo di risiedere in Polonia; e così cessò l'unione dei due regni.

Con i paesi occidentali L. non ebbe guerre serie, benché venisse più volte a conflitto con l'imperatore Carlo IV di Lussemburgo, padre della sua prima moglie, Caterina.

Questi conflitti furono poi appianati mediante nuovi legami di parentela. L. ebbe tre figlie dalla sua seconda moglie, Elisabetta, figlia di Stefano Kotromanović, bano della Bosnia. La prima figlia, Caterina, morì in tenera età; la seconda, Maria, fu sposata nel 1372 al figlio di Carlo IV, Sigismondo, il quale poi succedette a L. sul trono dell'Ungheria. La terza figlia, Edvige, fu fidanzata a Guglielmo duca d'Austria nel 1376; però dopo la morte di L., essendo stata chiamata al trono della Polonia, dovette sposare, dietro le insistenze dei Polacchi, Jagellone, principe di Lituania.

Nella politica estera L. riuscì a salvaguardare l'Ungheria da ogni attacco. Quanto all'amministrazione interna, egli convocò raramente le diete del regno; in quella del 1351 confermò la Bolla d'oro di Andrea II e fece inserire esplicitamente fra le leggi l'inalienabilità ("aviticità") dei beni ereditarî nobiliari, che vigeva già secondo un'osservanza secolare, nonché l'obbligo del pagamento della nona parte dei prodotti agricoli dovuta ai signori dai contadini.

La città di Buda e i suoi dintorni furono adornati dal re e da sua madre con sontuosi edifizî e il re fondò un'università a Pécs.

v. ungheria.

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