Il quattordicenne più forte del mondo e gli altri baby-calciatori pagati milioni. “Si rischia un mercato di carne umana” - la Repubblica

Il quattordicenne più forte del mondo e gli altri baby-calciatori pagati milioni. “Si rischia un mercato di carne umana”

Cavan Sullivan, 14 anni
Cavan Sullivan, 14 anni 

Cavan Sullivan è americano, il Manchester City ha già speso cinque milioni di dollari per acquistarlo. Da Freddy Adu al predestinato Endrick: le storie che (non sempre) finiscono bene

5 minuti di lettura

E poi diventerai Gianni Rivera. O forse Freddy Adu. Uniti dalla scomoda definizione di “calciatore baby fenomeno”, divisi da carriere che hanno percorso traiettorie lontanissime. Da una parte un campione d’Europa, vicecampione del mondo, Pallone d’Oro nel 1969, per dodici anni capitano del Milan, per molti il più forte giocatore italiano di tutti i tempi (e “nessuno si senta offeso”). Dall’altra l’ex “nuovo Pelé”, arrivato dal Ghana agli Stati Uniti grazie a una green card vinta alla lotteria dalla sua famiglia, corteggiato dall’Inter quando aveva dieci anni, ospite del David Letterman Show e collezionatore di copertine pesanti, da Vanity Fair a Sports Illustrated, finito a spendere gli spiccioli del suo talento nelle periferie del pallone, in Finlandia, Serbia e Turchia. Gianni Rivera giocò con l’Alessandria la sua prima partita in Serie A nel 1959, a 15 anni, 9 mesi e 15 giorni ed è ancor’oggi il quarto più giovane esordiente nel nostro campionato, in cui il record è caduto proprio in questa stagione per merito di un altro milanista, Francesco Camarda, entrato in campo dalla panchina nella partita con la Fiorentina del 25 novembre 2023, quando aveva 15 anni e 260 giorni. Freddy Adu aveva invece 14 anni e 306 giorni nel 2004 quando – da calciatore del DC United, club di Washington – stabilì il primato assoluto di precocità in una qualsiasi lega professionistica degli Stati Uniti.

Cavan Sullivan, un futuro nel Manchester City

Quei due ragazzi – uno nato ad Alessandria, in Piemonte, l’altro in un sobborgo di Accra, la capitale del Ghana – sono gli antenati calcistici di Cavan Sullivan, il teenager americano che viaggia verso un futuro nel Manchester City portandosi sulle spalle la pesante etichetta di “quattordicenne più forte del mondo”. Come ha rivelato The Athletic, il club che fa capo alla famiglia reale di Abu Dhabi ha battuto la concorrenza delle squadre più importanti d’Europa dopo una lunga trattativa con i Philadelphia Union, a cui ha garantito una cifra tra i due e i cinque milioni di dollari – dipenderà da quanti bonus scatteranno – e una importante percentuale sull’eventuale futura rivendita del giocatore, nato il 28 settembre 2009.

I Sullivan, una famiglia che vive nel pallone

Figlio di Brendan, ex calciatore professionista, e di Heike, che è stata capitana della squadra femminile della University of Pennsylvania, Cavan ha un fratello maggiore, Quinn (20 anni appena compiuti) che gioca nell’MLS, la Major League Soccer. È alto un metro e 58 cm, ha i capelli ossigenati come tanti suoi coetanei e un sinistro fatato, che gli consente colpi e invenzioni da trequartista di classe. Il mondo del calcio si è accorto di lui nel 2023. A 13 anni, nonostante fosse due anni più giovane della maggior parte dei giocatori in campo, ha fatto la differenza tra gli Under 15 sia con la sua squadra che con la nazionale: ha guidato i Philadelphia Union ai successi contro Valencia, Arsenal e Real Madrid nella Generation Adidas Cup. E, con gli Stati Uniti, ha vinto il campionato di categoria della Concacaf, la confederazione nord e centroamericana, conquistando il Pallone d'Oro come miglior giocatore del torneo. Per averlo, il City ha bruciato sul tempo Real e Bayern Monaco e combattuto con le regole del post Brexit, che non permettono trasferimenti in Premier League prima del compimento dei 18 anni. Fino ad allora Sullivan potrebbe rimanere a Philadelphia, e magari battere il record di precocità di Freddy Adu. O invece, grazie al passaporto tedesco ottenuto per le origini della famiglia materna, trasferirsi a 16 anni in un altro club del City Football Group che gioca in un Paese dell’Unione Europea: si è parlato del Lommel SK, squadra della seconda divisione belga, ma anche del Palermo e dei catalani del Girona.

Endrick, che giocherà nel Real Madrid da luglio 2024
Endrick, che giocherà nel Real Madrid da luglio 2024 

Gli esempi di Yamal, Cubarsí ed Endrick

Marlon LeBlanc, il tecnico che lo allena in Pennsylvania, di Sullivan dice: “È forte, maturo per la sua età, tranquillo e coraggioso: le pressioni che lo circondano non lo scalfiscono”. Pronto, insomma, a seguire la scia di Lamine Yamal e Pau Cubarsí, i ragazzi del 2007 già titolari nel Barcellona, e di Endrick Felipe Moreira de Sousa, attaccante del Palmeiras e del Brasile che il Real ha acquistato nel dicembre 2022 mettendo sul piatto 72 milioni (35 di parte fissa, più 25 di bonus e 12 di tasse), anche se il trasferimento diventerà effettivo soltanto il prossimo 21 luglio, quando il calciatore compirà 18 anni.

Mauro Bianchessi
Mauro Bianchessi 

Bianchessi: “Un mercato di carne umana per i baby calciatori”

“Endrick l’ho visto giocare una volta: è fortissimo. Ma mi sono voltato dall'altra parte perché non avevo il portafoglio per prenderlo e mi sono un po’ girate le scatole vedendolo in campo. Come quando sei affamato, passi davanti a una pasticceria ma non hai i soldi per comprare nulla”. A parlare così è Mauro Bianchessi, che ha scoperto decine e decine di giovani calciatori che poi sono arrivati ai massimi livelli, da Donnarumma a Calabria, da Locatelli a Cristante, fino a Gabbia e Pobega. Bianchessi ha diretto lo scouting di Brescia, Atalanta e Milan ed è stato responsabile del settore giovanile della Lazio, ruolo che ora ricopre nel Monza, dove ha ritrovato Adriano Galliani. La sua esperienza e il suo talento rendono ancor più significativo il modo in cui descrive questo calcio che corre sempre più veloce e cerca i fenomeni del futuro tra ragazzi sempre più giovani: “Spesso assistiamo a un mercato di carne umana. Si fanno scommesse sulla pelle di queste persone giovanissime. In Italia i ragazzi vivono nei convitti, vanno a scuola e sono seguiti in tutto, non solo sotto l'aspetto sportivo. Ma non da per tutto è così. Ritengo molte di queste operazioni veramente immorali”.

Freddy Adu
Freddy Adu 

“Nel calcio non sempre 1+1 è uguale a 2”

“Le società più ricche – continua Bianchessi – scambiano un rischio economico per loro trascurabile con l'eventualità di ottenere grandi profitti. Se poi il ragazzo non ce la fa, non mantiene le promesse, lo mollano, come fosse un oggetto, e vanno a prenderne un altro. Così si creano mostri”. Anche perché individuare un grande, futuro campione in un quattordicenne di talento è molto complicato: “Dal punto di vista fisico esistono previsioni di crescita: ti aiutano l’esperienza e il Dna dei genitori. Ma nel calcio uno più uno non dà come risultato sempre due, anche per le pressioni fortissime che subiscono questi giovani. Ho visto tanti pseudo fenomeni a 14 anni che a 19 o 20 non giocano più nei professionisti. Così come ho incontrato ragazzi meno bravi che poi, crescendo, sono migliorati e sono arrivati in Serie A”.

Hachim Mastour, da predestinato a esubero

Serie A che ha soltanto sfiorato Hachim Mastour. Nato il 14 giugno 1998 a Reggio Emilia da genitori marocchini, nel 2012 passò dalla Reggiana al Milan, che vinse un serrato duello di mercato con l’Inter. Gli highlights del suo esordio con la Primavera del club – la sfida contro l’AlbinoLeffe, in cui segnò una doppietta – furono visti su YouTube da sei milioni di utenti, che volevano ammirare quel “talento che ha qualcosa di speciale”, per dirla con Kakà. La panchina nella partita con Sassuolo del 18 maggio 2014 sembrava l’inizio di una grande storia. E invece Mastour non ha mai giocato nella prima squadra rossonera: dopo le deludenti esperienze in prestito in Spagna e Olanda e una parentesi in Grecia, non ha lasciato tracce alla Reggina e al Carpi, per poi trovare spazio in Marocco, la terra delle sue origini. Ora gioca con l'Union Touarga, squadra di Rabat del massimo campionato, e dice: “Ho attraversato momenti difficili, ho lottato contro la depressione ma sono ancora giovane e finalmente felice: ho ritrovato il sorriso e il piacere nel calcio, anche se so di non aver vissuto la vita di una persona normale”.

Donnarumma e Locatelli, due calciatori scoperti da Bianchessi
Donnarumma e Locatelli, due calciatori scoperti da Bianchessi 

Donnarumma e Locatelli, due predestinati

Quella che non hanno mai conosciuto anche Donnarumma e Locatelli, due delle scoperte di Bianchessi: “Appena li ho visti in campo – dice Bianchessi – ho capito che avrebbero fatto carriera, erano decisamente fuori concorso. Ragionamento simile per Cristante: si intuiva subito che poteva diventare un calciatore importante. Ma ci sono anche esempi opposti: Raoul Bellanova è sempre stato un mio pallino, un ragazzo con un carattere molto particolare, che deve essere gestito e coccolato. Aveva grandi qualità atletiche e un ottimo tocco di palla, ma bisognava aspettarlo: ora il Torino se lo gode. Del resto anche un campione del mondo come Luca Toni ha esordito in Serie A soltanto a 23 anni”. Bianchessi chiede “regole più restrittive, quantomeno a livello europeo. Perché qui non parliamo di macchine ma della vita di giovani uomini”. Tutti meritano tutele e rispetto. Che si chiamino Gianni Rivera o Freddy Adu.

I commenti dei lettori