I Lanzichenecchi

 

I Lanzichenecchi


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Nel suo "Ritratto delle cose della Magna", composto intorno al 1508, cos� Nicol� Machiavelli descrive le fanterie tedesche dell'epoca:"Nella Magna (Alemagna, Germania) in soldati non spendono, perch� tengono li uomini loro armati ed esercitati; e li giorni delle feste tali uomini, in cambio delli giuochi, chi si esercita collo scoppietto, chi colla picca, e chi con una arme e chi con una altra, giocando tra loro onori et similia � Le fanterie sono bonissime, e uomini di bella statura: al contrario de' Svizzeri, che sono piccoli e non puliti n� belli personaggi; ma non si armono, o pochi, con altro che con la picca o daga, per essere pi� destri e spediti e leggeri. E usano dire che fanno cos� per non avere altro nemico che le artiglierie, dalle quali o petto o corsaletto o gorzarino non li difenderebbe. Delle altre arme non temono, perch� dicono tenere tale ordine che non � possibile entrare tra loro, n� accostarsegli quando � la picca lunga �" (1).Queste temibili fanterie cos� apprezzate dal segretario fiorentino erano conosciute in Italia con il nome di Lanzichenecchi", dal tedesco "Landsknechte", parola che significa, pi� o meno, "ragazzo, servitore del paese", e non ha nulla a che vedere con la lancia (non indica, cio�, soldati armati con questa arma) n� con "pianura", in contrapposizione agli Svizzeri, abitanti delle montagne. Fin dalla met� del Trecento abbiamo notizia dell'esistenza, in quel coarcevo di contee, ducati, citt� libere, vescovadi ecc. che era allora la Germania, di bande di soldati vagabondi (Knechte) i quali offrivano dietro compenso i loro servigi a chi volesse regolare con le armi le proprie controversie. Essi costituivano vere e proprie "associazioni" (Knabenschaffen), e non disdegnavano di darsi al brigantaggio e alla rapina nei periodi di "disoccupazione".Furono questi soldati-briganti senza patria, indisciplinati e inaffidabili, gli antenati dei lanzichenecchi, i pi� famosi soldati di ventura della Storia, coloro che avrebbero sconfitto gli Svizzeri, saccheggiato Roma, portato morte, distruzione, epidemie in tutta Europa durante la Guerra dei Trent'Anni.Risalgono al tempo delle guerre del duca di Borgogna Carlo il Temerario contro i suoi vicini le prime notizie di "aventuriers lansquenetz", che combattevano nelle file di Renato di Lorena e che furono messi in fuga dalle truppe borgognone nel 1476 in uno scontro minore. Nel 1479, a Guinegate, nelle Fiandre, un esercito fiammingo comandato da Massimiliano d'Asburgo, il cui nucleo principale era costituito da 1l.000 "lansquenetz" armati di picca e di alabarda, aveva la meglio sull'esercito del re di Francia Luigi XI, composto da 16.000 cavalieri e fanti. Si pu� considerare questa la prima, fortunata prova della nuova fanteria tedesca armata di picca secondo il modello degli Svizzeri, che proprio in quegli anni trionfavano sul Duca di Borgogna riempiendo di stupore ed ammirazione tutta l'Europa.Ma la strada da percorrere perch� i lanzichenecchi giungessero ad eguagliare e a superare i loro maestri elvetici era ancora lunga e cruenta, come avrebbe dimostrato, nel 1499, la "Guerra Sveva". Quasi sconosciuto alle nostre cronache, questo conflitto "locale" vide di fronte, per alcuni mesi, i soldati dei cantoni e le truppe della "Lega Sveva", costituite principalmente da lanzichenecchi armati ed organizzati al modo svizzero. Nonostante la superiorit� numerica di cui quasi sempre godettero, tuttavia, i mercenari tedeschi subirono una serie di sanguinose disfatte ad opera dei montanari dei Cantoni, che difesero le loro valli alpine con determinazione e coraggio.
La lezione non sarebbe per� andata perduta.

(N. Machiavelli, "Ritratto delle cose della Magna", Milano, 1966, pp. 821, 824.)

 

Le truppe di Carlo V assaltano le artiglierie francesi. Arazzo fiammingo del XVI secolo, particolare. Museo di Capodimonte.

 

 

 

 

 

Georg von Frundsberg (24/9/1473 - 20/8/1526), ricordato come il "padre dei lanzichenecchi" per la popolarit� di cui godeva tra di loro come capitano e condottiero.

 

 

 

 

 

 

Ufficiali tedeschi e soldati del XVI secolo. Nella figura in basso sono riprodotti diversi tipi di lanzichenecchi.

 

 

 

 

 

 

Massimiliano d'Austria, considerato il vero creatore di quel nuovo tipo di fanteria che ebbe nei lanzichenecchi la sua espressione pi� alta, impieg� questi mercenari nelle sue guerre contro i Turchi. Il disegno dell'epoca si riferisce ad un fatto d'arme in cui le sue truppe furono protagoniste.

 

 

 

 

 

 

Lanzichenecco armato d'archibugio.

 

 

 

 

 

 

L'avanzata dell'Esercito di Carlo V verso Pavia.
Arazzo fiammingo su cartoni di B. Van Orley, Museo di Capodimonte.

 

 

 

 

 

 

Lanzichenecchi armati di archibugio. Inizialmente costituenti una minoranza, il loro numero crebbe con l'avanzare del XVI secolo e con il perfezionarsi delle armi da fuoco fino alla introduzione del moschetto a partire dagli anni '20 del 1500.

I Lanzichenecchi in Italia

Le fanterie tedesche armate di picca, spesso a fianco di mercenari svizzeri, comparvero sui campi di battaglia italiani a partire dalla seconda met� del XV secolo.

Durante la guerra tra la Repubblica di Venezia e Sigismondo del Tirolo, i lanzichenecchi furono artefici della vittoria di Calliamo sulle truppe della Signoria, comandate da quel Roberto Sanseverino che trov� la morte annegando nelle acque dell'Adige (1487). Nel 1494, Carlo VIII condusse nella sua impresa contro Napoli alcune migliaia di fanti "tedeschi" (Svizzeri propriamente detti, ma anche uomini dell'alto corso del Reno, dei Paesi Bassi, ecc.; mentre Ludovico il Moro, signore di Milano, arruolava in quegli stessi anni numerosi lanzichenecchi per puntellare il suo traballante potare.

La conquista della Lombardia da parte di Luigi XII di Francia nel 1500, e le mire di questo sovrano su Napoli, diedero inizio, come � noto, alla lunga serie di conflitti per la supremazia nella nostra Penisola; conflitti che avrebbero preso il nome di "Guerre d'Italia". Inizi� cosi il "periodo d'oro" dei soldati mercenari, che per pi� di un quarto di secolo costituirono l'elemento essenziale di tutti gli eserciti europei.Tra il 1502 e il 1503 non meno di 3.000 lanzichenecchi combatterono nel Meridione d'Italia al soldo di Ferdinando il Cattolico, re di Spagna, contro le truppe francesi, le cui fanterie erano costituite soprattutto dai temibili picchieri Svizzeri. Ferdinando, grazie al genio militare di Consalvo da Cordoba (il "Gran Capit�n"), divenne padrone di Napoli; ma Luigi XII non rinunci� mai alle sue pretese su questa parte della Penisola, cosi come sul Ducato di Milano, dal quale venne cacciato proprio dagli Svizzeri nel 1512.

A quest'epoca i lanzi tedeschi avevano ormai raggiunto il livello dei loro maestri elvetici, dai quali li divideva ormai una rivalit� profonda, che rasentava l'odio e che si esprimeva in battaglia con atti di crudelt� contro i prigionieri o i feriti di pane avversa. Nel 1512 troviamo circa 5.000 lanzichenecchi, questa volta al servizio della Francia (alleata "provvisoria" dell'imperatore Massimiliamo), sul campo di battaglia di Ravenna. Essi hanno la meglio sulle agguerrite fanterie spagnole armate di picca, nerbo dell'esercito ispano-pontificio; anche se queste ultime riescono a ritirarsi in buon'ordine, senza rompere la loro ordinanza. L'anno dopo, a Novara, ancora una volta (l'ultima) la furia degli Svizzeri ha ragione della resistenza accanita degli allievi-avversari tedeschi; ma la rivincita per i lanzichenecchi arriva presto, con la sanguinosa battaglia di Marignano del 13/14 Settembre 1515. Letteralmente sospinti indietro dalla pressione del "rullo compressore" elvetico, i quadrati della "Banda Nera" al soldo del nuovo re di Francia, Francesco I, riescono nondimeno a mantenere compatta la loro formazione, sostenuti efficacemente da ostacoli naturali e artificiali, dal fuoco dei cannoni francesi e dalle cariche reiterate della cavalleria pesante che il giovane sovrano guida personalmente contro i quadrati svizzeri. Vengono poi le vittorie della Bicocca (1522) e di Pavia (1525), a mostrare come ormai gli allievi abbiano superato i maestri; a Pavia, anzi, i mercenari tedeschi vittoriosi ed esultanti possono permettersi la generosit� di risparmiare la vita alle centinaia di Svizzeri fatti prigionieri, rimandandoli incolumi alle loro case con parole di conforto!

E siamo al sacco di Roma; terribile evento legato indissolubilmente al nome dei lanzichenecchi e del loro condottiero Georg von Frundsberg, che si diceva avesse marciato verso la Citt� Eterna con una corda d'argento stretta attorno alla cintola, per impiccare il Pontefice romano, considerato dai protestanti come la somma di ogni corruzione e sacrilegio! In realt� un colpo apoplettico pose fine alla carriera del Frundsberg (ricordato come "padre dei lanzichenecchi" per la popolarit� di cui godeva tra di loro come capitano e condottiero) nei pressi di Bologna, ben lontano quindi dalle mura dell'Urbe; ed � bene anche ricordare che l'esercito imperiale che saccheggi� Roma nel Maggio del 1527 era composto non solo da Tedeschi ma anche da Italiani e Spagnoli, i quali superarono in crudelt� ed eccessi i pur brutali e rozzi lanzichenecchi.

I Lanzichenecchi
sui campi di battaglia europei

Mentre le "Guerre d'Italia" insanguinavano la Penisola, altri conflitti pi� o meno importanti non cessavano di travagliare il nostro Continente; cos� che i lanzichenecchi, disponibili sempre in gran numero sul "mercato" europeo, trovarono impiego un po' dappertutto, dovunque fosse richiesto l'uso di combattenti sperimentati e valorosi. Massimiliano d'Austria, da molti considerato il Vero creatore di questo tipo di fanteria, li utilizz� nelle sue guerre contro i Turchi ai confini orientali dell'Impero; Enrico VIII d'Inghilterra ne arruol� molti per combattere sia contro i nemici interni che nelle sue campagne oltre Manica. Anche i re di Francia arruolarono accanto agli Svizzeri i lanzichenecchi tedeschi, un reparto scelto dei quali, detto "La Banda Nera" per il colore di bandiere e armature, fu presente a tutte le campagne di Francesco I, fino alla distruzione, ad opera dei connazionali di parte imperiale, nella battaglia di Pavia del 24 Febbraio 1525.

Dopo la battaglia di Cerignola, ultima e inutile vittoria francese in terra italiana, le armi progressivamente tacquero nella Penisola, dove la supremazia spagnola pareva ormai definitivamente consolidata. Il grande rivale nella lunga contesa, la Francia, stava infatti entrando in quell'oscuro periodo della sua storia che avrebbe portato alle sanguinose "Guerre di Religione" e che sarebbe durato circa trent'anni, assorbendo tutte le energie del Regno.

Ancora una volta le fanterie tedesche e svizzere, spesso chiamate genericamente "lanzichenecchi", costituirono il nerbo degli eserciti sia cattolici che protestanti, anche se ormai i reggimenti francesi e i "tercios" spagnoli potevano tranquillamente reggerne il confronto sui campi di battaglia. Il nome "lanzichenecco" rimase vivo fino alla Guerra dei Trent'anni, e l'inorridito ricordo del sacco di Roma di cent'anni prima echeggia ancora nelle famose pagine dei "Promessi Sposi" che Alessandro Manzoni dedica alla discesa in Italia delle truppe del Wallenstein nel 1630.

Arruolamento,
armamento,
tattica

"Vita da lanzichenecco, vita allegra, in taverna di notte e d� �", recita una ballata tedesca contemporanea, dipingendo con toni certo un po' troppo lusinghieri l'esistenza quotidiana dei pi� famosi mercenari dell'epoca. In realt� la vita del lanzichenecco, cos� come quella di tutti coloro che a quell'epoca abbracciavano il mestiere delle armi, poteva essere molto dura (senza parlare, ovviamente, del rischio di morire sul campo, o peggio, di subire una menomazione permanente); ma si trattava spesso dell'unica via di uscita da un'esistenza altrimenti condannata alla miseria e alle privazioni.

Serbatoio di provenienza dei primi lanzichenecchi furono le terre sovrappopolate della Germania meridionale (Svevia, Vorarlberg, Tirolo), e le regioni lungo l'alto corso del Reno (Foresta Nera, Alsazia, ecc.). Figli di artigiani e di contadini ne costituirono fin dall'inizio la maggioranza, ma non era infrequente trovare fra i ranghi, la picca sulla spalla, rappresentanti della borghesia e della piccola nobilt� terriera. Questi ultimi si arruolavano soprattutto per sete di avventura o di facile guadagno; i primi spinti dalla fame, dalla disperazione, spesso dalla necessit� di sfuggire alla crudele giustizia del tempo. A molti il futuro riservava la morte o dolorose ferite; ad altri un'esistenza disagiata ma movimentata e avventurosa; ad alcuni - pochi - la ricchezza e una felice vecchiaia.

Quando, nell'Europa del Quattro-Cinquecento, uno dei numerosi "signori della guerra" dell'epoca (una citt� libera, un duca, il re di Francia o lo stesso imperatore) aveva bisogno di soldati per risolvere con la forza una delle frequenti controversie dinastiche o territoriali, affidava l'incarico dell'arruolamento degli uomini necessari ad un "impresario", figura caratteristica dell'epoca, paragonabile in un certo senso ai "condottieri" italiani. Si trattava generalmente di uno sperimentato uomo d'armi, ben conosciuto nell'ambiente militare, dove godeva di stima e considerazione. Egli riceveva dal "signore della guerra" un "brevetto" che lo autorizzava a levare truppe in suo nome ed elencava le condizioni e la durata del servizio, il soldo e l'armamento dei soldati, ecc.

I lanzichenecchi accorrevano pi� o meno numerosi alla chiamata dell'"impresario", a seconda della sua popolarit� ed affidabilit�, ben note sulla base delle precedenti campagne. Uno dei pi� conosciuti fu Georg von Frundsberg, signore di Mindelheim, chiamato addirittura gi� dai contemporanei, come abbiamo visto, "padre dei lanzichenecchi". Fedelissimo all'imperatore Massimiliano I d'Asburgo prima, poi al nipote di questi, Carlo V, Frundsberg contribu� spesso personalmente all'arruolamento dei lanzichenecchi, anticipandone il soldo di tasca propria: quando mor�, la sua non cospicua fortuna era quasi completamente ipotecata o si era dissolta nel pagare il soldo ai lanzichenecchi da lui arruolati in nome dell'imperatore: un "signore della guerra" troppo spesso a corto di denaro!

Una volta bandito l'arruolamento nei villaggi e nelle citt� della zona, I'impresario fissava la "Musterplatz", cio� la localit� dove tutti coloro che intendevano prendere parte alla prossima campagna dovevano recarsi, per passare un'ispezione che accertasse le loro qualit� fisiche e lo stato delle loro armi: ogni soldato era tenuto infatti a presentarsi gi� armato ed equipaggiato al luogo del raduno. Durante l'ispezione gli uomini ascoltavano anche la lettura dei vari "articoli" del contratto che regolava il loro ingaggio, articoli che entrambe le parti, l'"imprenditore" condottiero (e il signore che l'aveva scelto) da una parte, i lanzichenecchi dall'altra, si impegnavano con giuramento a rispettare.Solo dopo aver ottemperato a queste incombenze, veniva corrisposto agli uomini il primo soldo.

Agli inizi del XVI secolo un lanzichenecco riceveva generalmente 4 fiorini al mese di paga; un sergente (Veldwaibel Feldwebel) dai 10 ai 16, un alfiere (Vendrich, Fahnrich) 16, un cappellano 4. I veterani, gli archibugieri, gli uomini armati della grande spada a due mani detta "Bihande", ricevevano soldo doppio, cio� 8 fiorini al mese, ed erano per questo chiamati "Doppelsoldner". Una paga pi� alta veniva anche corrisposta a coloro che svolgevano uffici particolari, come lo scrivano, il tamburino, il furiere, i suonatori di piffero, ecc.

L'unit� tattica pi� piccola nella quale i lanzichenecchi venivano inquadrati era la "bandiera" (Fhanlein), che poteva contare dai 300 ai 500 uomini, ed era comandata da un capitano. Questi riceveva un compenso che andava dai 20 fino ai 60 fiorini al mese. Pi� "bandiere" formavano un "Reggimento", al comando di un colonnello (Obrist), che generalmente era lo stesso "imprenditore" al servizio del "signore della guerra". Il suo "Stato Maggiore" comprendeva un luogotenente, alcune guardie del corpo, cappellano, cuoco, barbiere, scrivano, interprete, ecc. Il Reggimento aveva anche un "prevosto" (Profoss), pubblico accusatore e contemporaneamente esecutore delle sentenze, oltre che sovrintendente alla vita economica del campo.Inoltre il gran numero di carriaggi che seguivano le truppe in campagna, insieme con un'infinit� di donne, mercanti, ragazzi, avventurieri, ecc., richiedeva un responsabile del treno (Trossweibel, che era pagato profumatamente per il suo difficile lavoro.

Complessivamente, pur detraendo le spese delle armi e del vitto, che erano a carico del soldato, verso la met� del XVI secolo un lanzichenecco riceveva una paga mensile quasi doppia rispetto a quella di un lavoratore a giornata. � certamente vero che per diventare mercenario non erano necessarie una particolare conoscenza tecnica o una notevole abilit� manuale, ma occorreva comunque apprendere il maneggio delle armi e le evoluzioni tattiche del campo di battaglia. Ci� avveniva attraverso un costante esercizio, soprattutto per quanto riguardava il corretto e coordinato uso dell'arma caratteristica dei lanzichenecchi, la picca dalla punta ferrata. Lunga pi� di cinque metri, pesante alcuni chili, essa veniva impugnata verso il fondo (al contrario di quanto usavano fare gli Svizzeri, che la maneggiavano afferrandola a met� circa della sua lunghezza). L'efficacia della picca risiedeva nel suo utilizzo in formazioni "ad istrice" o "quadrate" da parte di fanti strettamente ammassati, che inclinavano contemporaneamente le loro armi verso l'esterno, presentando cos� al nemico una siepe impenetrabile di punte ferrate. Queste formazioni si rifacevano alle falangi macedoni, ma ne differivano per la maggiore flessibilit� e velocit� di movimento. Inoltre, almeno teoricamente, il cosiddetto "quadrato" di picchieri poteva difendersi efficacemente su tutti i lati nello stesso tempo, al contrario della falange che, se presa di fianco o alle spalle, si sfasciava immediatamente.

Oltre alla picca, il lanzichenecco portava comunemente una corta spada a doppio taglio, detta "Katzbalger", dalla caratteristica guardia ad "esse" o a doppio anello. Esisteva poi un numero relativamente ridotto di alabardieri e di uomini armati del grande spadone a due mani, dalla lama a serpentino, che si collocavano nelle prime o nelle ultime file del "quadrato": ad essi spettava il compito di "falciare" a grandi colpi le picche o le lance dell'avversario (fante o cavaliere che fosse), aprendo un varco nel suo schieramento.

Poich� il modo di impugnare la picca "alla tedesca", cio� dal fondo, rendeva faticoso il mantenerla in posizione orizzontale a lungo, i lanzichenecchi abbassavano le loro armi solo immediatamente prima di entrare in contatto col nemico. Seguiva un combattimento molto simile ad un grande incontro di scherma, con gli uomini impegnati a maneggiare la lunga asta di legno (che diventava sempre pi� pesante e tendeva anche a vibrare), cercando di schivare i colpi dell'avversario e di mettere a segno i propri. Gli uomini delle prime file, generalmente protetti almeno da un pettorale, venivano sospinti inesorabilmente dalla massa del quadrato che premeva dietro di loro verso le picche nemiche, cos� che la soluzione dello scontro doveva essere rapida, grazie anche all'intervento degli armati di spadone o di alabarda.Uno dei due "quadrati" avrebbe infine ceduto, ritirandosi in buon ordine o addirittura sfasciandosi, se la pressione nemica fosse stata troppo forte.

I tiratori, armati prima di balestra, poi di archibugio, costituirono inizialmente una minoranza (circa il 10%) tra i lanzichenecchi. Il loro numero crebbe con l'avanzare del secolo e con il perfezionarsi delle armi da fuoco, fino all'introduzione del moschetto a partire dagli anni Venti del Cinquecento. Il loro compito era di ingaggiare il combattimento, spesso agendo come "enfants perdus", cio� fuori dallo schieramento dei quadrati; e di impegnare il nemico con il loro fuoco, sovente micidiale se concentrato e a breve distanza. In seguito gli archibugieri e i moschettieri vennero raggruppati in reparti, detti "maniche", in corrispondenza degli angoli dei quadrati di fanteria (ormai composti da soli picchieri): essi caricavano e sparavano a righe alternate, per mantenere un fuoco continuo; se minacciati dalla cavalleria, trovavano riparo sotto le picche del quadrato.

Qualche considerazione finale

Gi� a partire dalla seconda met� del XVI secolo assistiamo ad una progressiva scomparsa delle caratteristiche che avevano agli inizi contraddistinto i lanzichenecchi e la loro organizzazione militare. Originariamente basata, come presso gli Svizzeri, su una partecipazione anche del pi� umile fantaccino alle decisioni importanti ed alle scelte tattiche di una campagna, la vita dei lanzi sotto le armi venne gradualmente disciplinata da sempre nuovi regolamenti e divieti, mentre si approfondiva il solco tra il semplice fante e i suoi ufficiali. Scomparvero ad esempio i delegati scelti dalla truppa per rappresentarla davanti al capitano della "bandiera", una delle espressioni tipiche della "democrazia" originaria dei reggimenti: di lanzichenecchi. Il fante armato di picca o di archibugio era tenuto ormai solo ad obbedire agli ordini, la cui trasgressione veniva punita duramente. Solo il diritto al saccheggio restava immutato, anche se spesso era dettato pi� dalla necessit� di trovare cibo che dalla sete di ricchezze. Cambi� anche la composizione "nazionale" dei quadrati (formata ormai da soli picchieri, appoggiati esternamente da moschettieri), che raccoglievano ora non solo Tedeschi, ma anche Italiani, Spagnoli, Francesi ecc.

Il nome di "lanzichenecco", pur cos� snaturato, rest� vivo fino alla guerra dei Trent'Anni, al termine della quale scomparve dai campi di battaglia, pur restando vivo, fino ai nostri giorni, nella cultura e nelle tradizioni popolari tedesche ed europee.

Bibliografia

R. Baumann, Landsknechte, Muenchen, 1994.
R. Baumann, Georg von Frundsberg, Muenchen, 1984.
P. Pieri, Il Rinascimento e la crisi militare italiana, Torino, 1952.
S. Fiedler, Kriegswesen und Kriegsfuehrung im Zeitalter der Landsknechte, Koblenz, 1985.
D. Miller, The Landsknechts, London, 1976.

Articolo di Marco Galandra pubblicato su "Rivista Storica" (Aprile 1995).


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Ultimo aggiornamento: 31-05-04.