È morta Elisabetta II, la Regina dei due secoli - HuffPost Italia

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È morta Elisabetta II, la Regina dei due secoli

È morta Elisabetta II, la Regina dei due secoli

Erano quasi le tre del mattino del 21 aprile 1926, quando una bambina arrivò ad allietare la vita del principe Alberto, duca di York (il futuro Giorgio VI), e di sua moglie Elizabeth Angela Marguerite Bowes-Lyon. All’epoca, pochi avrebbero potuto prevederlo, ma quella neonata sarebbe diventata uno dei personaggi più noti ed importanti degli ultimi due secoli, sovrano del Regno Unito per 70 anni e 213 giorni: la Regina Elisabetta

Da principessa sorridente a giovane sovrana. Dopo il grigiore, le privazioni e l’austerità della guerra, la salita al trono della nuova giovane regina fece sperare in un futuro migliore e più luminoso. Il giorno dell'incoronazione, il 2 giugno 1953, milioni di sudditi si riversarono per le strade di Londra, applaudendo e sventolando le loro bandiere nonostante la pioggia battente. Così, mentre Truman era presidente degli Stati Uniti, Stalin guidava l'Unione Sovietica e a Palazzo Chigi c'era De Gasperi, iniziava il regno infinito di Elisabetta II.

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In settant’anni, The Queen è diventata incarnazione del senso di responsabilità, della continuità e della britishness. Immarcescibile, è rimasta sempre al suo posto, fedele al proprio ruolo, malgrado gli acciacchi, le crisi globali e gli scandali dei Windsor, che hanno provocato l’inevitabile caduta del prestigio della monarchia. Guardare ai nove decenni di vita di Elisabetta significa anche osservare un panorama politico, sociale e culturale che è cambiato radicalmente: dalla Seconda guerra mondiale ai movimenti d'indipendenza di tante nazioni africane, dalla guerra fredda alla caduta del comunismo, dalla rivoluzione sessuale al movimento studentesco, dal rock a internet. E poi, per dirla con Shakespeare, le "tre streghe": la crisi economica, il terrorismo, il coronavirus. L’unica a non mutare nel tumulto, senza mai diventare antiquata, è stata The Queen. Con lei se ne va l'ultima testimone del "secolo breve" e, al contempo, una delle più grandi protagoniste degli anni Duemila.

 

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La sovrana ha ribadito la sua forza nei decenni, anche di fronte ai dolori più profondi e personali, come la scomparsa del marito, avvenuta il 9 aprile 2021. Sua altezza reale il principe Filippo, duca di Edimburgo, conte di Merioneth, barone Greenwich, cavaliere reale del Nobilissimo Ordine della Giarrettiera, per oltre settantatré anni non è stato altro che “Philip”. “La mia forza e il mio sostegno”, lo ha spesso definito Elizabeth, che nei mesi che hanno seguito la dipartita del consorte non ha nascosto malinconia e tristezza, rimanendo però in sella per affrontare altri scossoni. Come il Covid (contratto e superato), gli scandali del principe Andrea, i malpancismi del nipote Harry e di sua moglie Meghan Markle.

 

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Ma gli anni della crisi familiare e della pandemia raccontano soltanto l’ultimo travagliato capitolo della golden age di Elisabetta II, che ha conosciuto un numero incalcolato di papi, ministri e capi di Stato dei vari angoli del mondo e premier inglesi. Solo due giorni fa, Her Majesty riceveva Liz Truss per nominarla nuova premier del Regno Unito dopo le dimissioni di Boris Johnson. Di quell'incontro, un'unica foto. Per la prima volta, in settant’anni, il passaggio di consegne non è avvenuto a Londra ma a Balmoral, la residenza scozzese dove la sovrana ha sempre amato riposare. Un segnale a cui il mondo si è sforzato di non credere, fino all’ultimo.

 

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D’altronde niente sembrava impossibile per The Queen, che nel 2015 era riuscita a battere il record di permanenza sul trono britannico, appartenente alla regina Vittoria dal 1901. “Elisabetta II incarna la tradizione, ha dimostrato una straordinaria capacità di rinnovarsi e stare al passo con i tempi, restando se stessa", ha detto di lei lo scrittore e royal watchers Douglas Hurd. Ma altri, come lo storico David Starkey, ritengono che non abbia "mai detto o fatto nulla degno di essere ricordato" e che il suo segno caratteristico sia stato il silenzio. Quello stesso silenzio che il mondo le imputò di aver mantenuto troppo a lungo dopo la scomparsa di Lady Diana, avvenuta il 31 agosto 1997.

Forse senza comprendere cosa significasse la morte della triste e ribelle principessa per i sudditi e per il mondo, Elisabetta e la famiglia reale rimasero a Balmoral. Soltanto il giorno dopo, quando le critiche dell’opinione pubblica e dei tabloid erano già montate, la Regina decise di esporre le bandiere a mezz’asta sul palazzo reale e di fare rientro a Londra. Il 5 settembre, infine, rese omaggio alla ex nuora con un messaggio televisivo in cui la definì “un essere umano straordinario”. Si tratta di un capitolo molto triste nella storia del regno, che però condensa gli ideali di un Paese da sempre combattuto fra passato e futuro, fra l’attaccamento alle tradizioni e il desiderio di cambiamento. Una voglia di metamorfosi con cui The Queen si è trovata a fare i conti anche nel passato recente: politicamente con la Brexit, personalmente con la Megxit. 

Eppure nulla l’ha mai convinta ad abdicare, degna figlia di quel Giorgio VI che, alle soglie della Seconda guerra mondiale, sconfisse la balbuzie e disse ai sudditi: "Per amore di quel che ci è caro, non rifiuteremo questa sfida”. La sua sfida Elisabetta l'ha affrontata, fino all'ultimo.

 

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