Redatto l’8 marzo, aggiornato il 29 aprile 2024
Sopra: tra i tanti saggi che escono settimanalmente in Italia, molti hanno una bibliografia con fonti molto povere. A volte è addirittura praticamente inesistente. Redatto il 24 febbraio, aggiornato il 26 marzo 2024.
MARIO SASSI, Senior Advisor & Blogger (…), LinkedIn 15 febbraio 2024
MS
Leggendo la descrizione del padre, proposta dai due fratelli Caprotti, sembra di rivivere la parabola indiana dei ciechi a cui è chiesto di descrivere un elefante semplicemente toccandolo con una mano. Lo stesso elefante viene così presentato, a chi ne ascolta il resoconto, in modo completamente diverso. C’è chi lo racconta come una colonna avendogli toccato una gamba, chi come una lancia avendogli toccato le zanne e a chi come una frusta, avendogli toccato la coda. Un padre che con il primogenito si comportava più da capo azienda passando una parte del suo tempo a frustrarne l’iniziativa in competizione perenne con lui mentre con la figlia “sbucciava i piselli” dopo la spesa al supermercato. Intollerante e crudele con il primo, affettuoso e premuroso con la seconda al punto da improvvisare “negli ultimi giorni di vita, lucidissimo, istruzioni pratiche su tutto, a cominciare dai collaboratori” come racconta in una intervista al Corriere la figlia Marina. Una frattura verticale maturata negli anni assolutamente non ricomponibile che ha coinvolto amicizie, manager, collaboratori aziendali ad ogni livello. Tutt’altro che superata. “Falce e Carello”, salvo nella “lettera a Papà” e nella prefazione di Liliana Segre resta però un libro datato. L’Italia fotografata da Bernardo Caprotti non c’è più. Esselunga deve fare ben altri conti con i discount, i nuovi concorrenti e, soprattutto, con sé stessa. La “lettera a Papà” di Marina Caprotti che ho letto con attenzione è comunque sincera e profonda. Esprime lo stato d’animo di una figlia che si è sentita colpita negli affetti più cari e si impegna a raccontare il padre a cui era molto legata. E quindi capisco la determinazione a volerne difendere la memoria. Così come i ricordi di Liliana Segre. Le amicizie vere, e quella della Segre con Caprotti senior lo è, hanno un valore proprio perché si palesano quando sono decisive. Non formali. E, in questa situazione lo sono state. Un’amicizia sincera di lunga data, durata fino alla morte del vecchio patron di Esselunga. Liliana Segre fu una delle pochissime persone invitate al suo funerale. Caprotti fu certamente fondamentale per la ristrutturazione del memoriale della Shoha sotto la stazione Centrale di Milano. Ma sarebbe riduttivo limitarsi a legare il rapporto tra i due a quella o altre iniziative specifiche. Liliana Segre parla del valore di quell’amicizia e della ricerca di Caprotti “di affinità elettive e non elettive che legavano due vecchi signori d’altri tempi”.
Bernardo Caprotti comunque la si pensi è stato un imprenditore unico, importante per la crescita del comparto e per il nostro Paese. Capace di remare controcorrente quando il contesto lo imponeva. Il destino della sua famiglia e dei figli si è così compiuto. Adesso occorrerebbe girare pagina. (questo è un estratto, se vuoi leggere l’articolo intero clicca sotto)
[L’Articolo prosegue: La saga dei Caprotti tra due verità, un padre e due fratelli.] e l’autore aggiunge : Giuseppe ha distribuito fatti e racconti di cui è stato protagonista diretto o come “testimone informato dei fatti” per raccontare la “SUA” verità…
Commenti, sempre su LinkedIN
GC: Lascio lo stesso commento che ho scritto su Twitter. Occhio a non confondere le carote (!) con le mele
@g.caprotti
Io non sono solo stato protagonista e “testimone dei fatti” della #storia di #esselunga e dei #caprotti. Ho avuto accesso, oltre ai libri dei manager di #Rockefeller, a ben 4 archivi: quello dell’Ibec, il mio, quello di mio zio Claudio [Caprotti] e quello di mia madre [Giorgina Venosta].
MS: Giuseppe Maria Giorgio Caprotti A me interessa tutto ciò che riguarda la tua presenza come manager in azienda, le reazioni, la presenza dei due “padri” e le ripercussioni sull’azienda e sui protagonisti di oggi. Con tutti i limiti di un osservatore esterno. La storia mi coinvolge il giusto.
GC: MS ok ma, anche sulle vicende aziendali, il racconto si basa in grandissima parte sugli archivi
MS: GMGC fino ad una certa data.
GC: MS sempre + testimonianze di ex collaboratori e consulenti
GC: MS e ti dirò di più che una parte l’hanno scritta loro. Io e Feltrinelli l’abbiamo solo corretta
MS: GMGC alcuni di loro li stimavo. Altri molto meno
GC: MS ma non sa chi siano. Io, nel libro, parlo di 150 ma ad un certo punto ho perso il conto. E alcuni non sono citati, non hanno voluto
MS: GMGC non capisco il Ping pong. Ne potrei citare una decina. Se bastano due citati nel libro direi un ottimo manager preso poi in Rewe come direttore marketing e un da me poco stimato direttore risorse umane con cui ho condiviso un rinnovo di CCNL.
GC: MS non sono loro. Buona giornata
Sopra: archivi ad Albiate (B.C.G. significa Bernardo Caprotti di Giuseppe e si riferisce all’azienda tessile)
Le mie fonti sono state:
- esperienza diretta e ricordi d’infanzia
- testimonianze orali dirette
- scritti di ex collaboratori o consulenti
- articoli di giornale
- libri
- materiale fotografico
- materiale dei vari procedimenti civilistici e penali
- bilanci
- archivi miei, di Rockefeller e di altri.
Sotto : per fortuna c’è chi se ne è accorto e scrive “la differenza.. è che qui ci sono le fonti”.
Conclusione:
tra quanto affermato dal dottor Sassi, che stimo, e l’approccio storico di “Le ossa dei Caprotti c’è una differenza fondamentale : la ricerca .
Ci sono, oltre agli anni spesi sul campo, quelli spesi in:
– richieste a persone, archivi privati o pubblici,
– letture e valutazione del materiale,
– scelte del medesimo
E poi, alla fine, una stesura non facile.
Nel mio libro si va quindi ben oltre il fatto di esser stato manager, amministratore o testimone diretto dei fatti.
Per curiosità ho acquistato nel passato alcuni libri di politici o “grandi imprenditori” che, alla prova della lettura, si sono dimostrati privi di contenuti reali. Un paio, in cui l’autore faceva affermzioni senza nessun tipo di prova o di fonte, sono finiti nella spazzatura.
Consiglio quindi a tutti di guardare sempre la bibliografia prima di comprare un libro!
Sotto: le fonti archivistiche della mia ricerca sull’Alto Adige (titolo completo : “Alto adige o Sud Tirol?” La questione altoatesina o sudtirolese dal 1945 al 1948 e i suoi sviluppi: studio degli archivi diplomatici francesi.
Franco Angeli, 1988, tre edizioni).
Come storico sono “diventato matto”, per decenni, per trovare il nome della spia, citata nel mio libro , di cui avevo solo il cognome- Clairval, e che agiva da Innsbruck contro l’Italia.
L’uomo dei servizi segreti francesi si chiamava Henry Clairval, pagina 75, nota 72.
Probabilmernte un giornalista si sarebbe accontantato del cognome.
Uno storico no.
P.S.: tutto diventa più chiaro se si legge Con Le ossa dei Caprotti sono tornato ad essere “storico”.