IL LAUREATO - Spietati - Recensioni e Novità sui Film
Drammatico, Recensione

IL LAUREATO

Titolo OriginaleThe Graduate
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1967
Durata108'

TRAMA

Un ragazzo appena laureato torna a casa dalla famiglia ed inizia una relazione con una donna sposata molto più grande di lui. Quando però conosce la figlia della donna se ne innamora immediatamente.

RECENSIONI

Il Laureato è un film che molti elementi hanno contribuito a rendere una pietra miliare del cinema. E' prima di tutto arrivato al momento giusto, mostrando senza troppi veli l'ipocrisia ed i vizi della società borghese, ed il malessere profondo della gioventù della fine degli anni '60. All'uscita del film lo avevano fatto in pochi, ed in modo meno eclatante, ma certe sensazioni evidentemente ormai serpeggiavano e cercavano una voce forte che le raccontasse. La crisi, priva di una ragione apparente, del protagonista, parla in modo chiaro ed efficace del vuoto esistenziale, della noia di chi è privo di bisogni e di motivi per lottare, della demotivazione di chi ha raggiunto un obiettivo che non aveva desiderato veramente (in questo caso la laurea), ma inseguito solo perchè era quello che ci si aspettava da lui, perchè era normale farlo. Da qui l'esperienza incosciente, l'avventura accettata solo per provare qualcosa (e non è molto diversa la motivazione della seduttrice). Finchè il giovane non instaura un dialogo ed un legame autentico proprio con la figlia della sua amante, o, più semplicemente, finchè non inizia la storia d'amore cinematograficamente più accattivante, che scatena le ovvie lotte famigliari senza esclusione di colpi. A conclusione, fin troppo semplice, di tutto, la storica sequenza del matrimonio mandato a monte e della conseguente fuga della sposa (perchè mai le era venuto in mente di sposarsi?) con l'amato, di corsa e poi a bordo di un autobus. Ottima la regia. Ma forse anche la storia sarebbe stata notata meno se non la avessero accompagnata le note ispiratissime di Simon and Garfunkel (The sound of silence e Mrs Robinson). E, soprattutto, se non fosse stato scelto l'interprete giusto: Dustin Hoffman, la nascita di una stella. Aria comune, aspetto da giovane medio, grandi potenzialità recitative: il normale che diventa straordinario, da questo film in poi.

Psichedelica, satirica, contro-culturale, disorientata e “annegata” come Benjamin, la pellicola di Mike Nichols è diventata il simbolo dell’alienazione giovanile con fermenti idealistici (pre)sessantottini, protagonista un ragazzo ambivalente e perennemente indeciso fra la seduzione della borghesia decadente (Mrs. Robinson) e l’amore romantico (sani valori da ottenere combattendo a denti stretti contro tutto e tutti). Fuor di metafora, trova l’autodeterminazione fra le promesse mendaci degli adulti (la laurea…) e i devastanti silenzi interiori. Nichols ottenne un Oscar alla regia, ispirata e visionaria (piccole ma fondamentali trasgressioni), in perfetto connubio con le immortali canzoni di Simon & Garfunkel (‘Mrs. Robinson’ scritta appositamente per il film, l’incipit con ‘The Sound of silence’, ‘Scarborough fair’ come love-theme), con la sceneggiatura di Calder Willingham (prima bozza) e Buck Henry (revisioni) che adattano il romanzo di Charles Wenn del 1963 e rinnovano con l’entropia gli stilemi della commedia classica, e con Dustin Hoffman (scelto coraggiosamente da Nichols dopo averlo apprezzato a teatro in una produzione di ‘Eh?’ di Henry Livings) che divenne una star amatissima dalle nuove generazioni, atipica in un panorama di belli da copertina e machi della (per la) Conservazione. Sono entrate per sempre nell’immaginario l’Alfa Romeo Duetto rossa, il luogo-piscina allegorico e il finale catartico (per cercare, invece, una relazione con donna matura ben più scabrosa, rivedere Sabato Sera, Domenica Mattina di Karel Reisz, 1960). Insieme con Gangster Story di Arthur Penn, nel 1967 ha segnato il nuovo corso del cinema americano.