La Russa: "Il centrodestra ha un popolo unito che il centrosinistra non ha. Il fattore Meloni" - Secolo d'Italia

La Russa: “Il centrodestra ha un popolo unito che il centrosinistra non ha. Il fattore Meloni”

28 Mar 2024 16:12 - di Alberto Consoli
La Russa

“Credo che il valore principale del centrodestra sta innanzitutto nel volere sempre il bene della propria Nazione. Quindi non soltanto il popolo, ma l’insieme di popolo, di storia, di tradizione, di territorio”. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, è stato  intervistato dall’Associazione Altero Matteoli. Il tema del focus è l’alleanza nata in Italia nel ’94 e da allora protagonista sulla scena politica italiana. Capace di fare sintesi, di superare le sensibiltà dei partiti della coalizione per arrivare agli obiettivi comubni, utili per il bene comune. “Il  centrodestra -spiega La Russa – si contrappone a un internazionalismo generico e a volte sviante. La Russa sottolinea l’importanza dell’unità dello schieramento, oggi al governo. Un’unità che ha un elemento fondamentale che manca al centrosinistra: il popolo.

La Russa: “Non esiste un popolo di centrosinistra”

“La differenza tra l’unità del centrodestra e il tentativo, spesso irrisolto di stare insieme a sinistra, sta nel fatto che esiste un popolo di centrodestra. Mentre non esiste un popolo di centrosinistra”. Deriva da qui il tentativo sterile delle opposizioni di creare crepe ad arte. Il gioco preferito da parte dei partiti di opposizione e dei quotidiani di riferimento. Lo spiega bene il vicepresidente del Senato: “A volte le tensioni che pure ci sono, come sempre avviene in politica, tra i partiti del centrodestra sono di vertice; o perlomeno di apparato, di partito, di impostazione. Ma sono molto meno avvertite dal popolo di centrodestra che nel Novanta per cento dei casi è addirittura più unito dei propri vertici”. E’ questo il “segreto” politico di una coalizione nata 30 anni fa.

La coalizione di centrodestra compi 30 anni. La lezione di Matteoli

Indimenticato protagonista di quella stagione è stato Altero Matteoli, più volte ministro dei governi Berlusconi. “Qual è l’eredità da lui lasciata alla politica italiana? Innanzitutto la sua coerenza – risponde La Russa-. Coerenza coi valori, coi principi in cui ha sempre creduto e anche poi un messaggio di moderazione. Altero è sempre stato nei modi e nei toni molto moderato, anche se era intransigente sui valori”.

La destra sociale

Dal Movimento sociale italiano a Fiuggi: come è cambiata in questi anni la destra italiana?  “Più che cambiata si è evoluta, io credo che c’è un filo preciso e per capirlo basta tornare al 1970″, risponde La Russa sollecitato ad un excursus storico-politico- . O se volete al sessantanove quando, dopo Michelini arriva alla guida del Msi Almirante. Che era il capo della sinistra del Movimento sociale italiano. Ma che al contrario, capisce che la evoluzione del partito va nella direzione di identificarsi con una destra sociale. E difatti i due congressi che ci saranno a poca distanza dalla sua elezione al segretario nazionale, aprono uno scenario che poi porta a Fratelli d’Italia: perché noi stiamo trascurando il tentativo che ci fu in quegli anni -e Altero era un protagonista- di aprire il movimento sociale italiano a un possibile ruolo di protagonista nella democrazia italiana”.

Il cammino della destra europea

Spiega un passaggio cruciale: “Almirante fa entrare prima nell’Msi e poi nella ‘costituente per la libertà’ partigiani, monarchici, liberali, democristiani, il capo dell’azione cattolica. E non funzionerà perché la partitocrazia è così forte da riuscire a bloccare questo tentativo con motivi artificiosi. Cioè più il Movimento sociale si spostava lontano dal nostalgismo, più scattava il meccanismo di emarginarlo”, spiega La Russa. “Era prematura forse” quella fase “non ce la poteva fare quella destra a diventare europea. Ma il seme era gettato e poi negli anni questo seme germoglierà prima con Alleanza Nazionale; e infine, dopo il Pdl, con Fratelli d’Italia”.

La Russa: la presenza della Meloni protagonista in Europa

Arriviamo, quindi, ad oggi, alla premier Meloni e all’appuntamento principe delle Europee, diventato cruciale mai come oggi. E il motivo principale è uno solo: “La politica estera non ha quasi mai inciso in maniera significativa” sul voto italiano. Ma “questa volta potrebbe incidere, potrebbe incidere non solo perché purtroppo spirano venti di guerra anche in Europa; ma anche perché il ruolo che l’Italia sta svolgendo in seno all’Europa e nei rapporti internazionali coi paesi rivieraschi dell’Africa e con gli Stati Uniti è innovativo rispetto al passato”. E la politica estera si è avvalsa del posizionamewnto impeccabile della premier, riconosciuto dai suoi stessi oppositori. “Giorgia Meloni era attesa al varco dagli oppositori- dice infatti la secnda carica delleo Stato- . Convinti che non le avrebbero stretto neanche la mano: sta avvenendo esattamente il contrario. L’Italia è diventata non solo protagonista, ma direi che il primo successo di Giorgia Meloni e del governo della Meloni, quindi di tutto il centrodestra, è proprio un diverso peso: un ruolo una diversa accettazione di ciò che fa l’Italia nel consesso internazionale”. “Quindi – conclude- questo fa pensare che nella valutazione degli elettori italiani questa volta un po’ di più la politica internazionale ci sarà”.

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