A tu per tu con la flautista Rita D’Arcangelo: una vita all’insegna della musica - Il Giornale di Chieti | Notiziario del capoluogo e dell'area metropolitana

A tu per tu con la flautista Rita D’Arcangelo: una vita all’insegna della musica

di Stefano Maria Simone

Il giorno dopo aver assistito alla magistrale esecuzione del “Miserere” da parte del coro diretto dal maestro Loris Medoro, composto intorno al 1740 da Saverio Selecchy, maestro di cappella della cattedrale di San Giustino ed accompagnato da un’orchestra costituita da violini, viole, violoncelli, flauti traversi, clarinetti, fagotti e sassofoni, ho avuto modo di approfondire un po’ il mondo della musica classica attraverso la viva voce della flautista teatina di fama internazionale, Rita D’Arcangelo.
“Mi racconti qualcosa di sé.”
“Allora, sono originaria di Chieti e ho trascorso la mia infanzia ed adolescenza qui in Abruzzo. Il primo approccio con la musica è avvenuto con lo studio del pianoforte che mi accorsi non essere proprio lo strumento adatto a me.”
“Cosa la spinse verso il flauto?”
“Diciamo che l’insegnante che mi seguiva durante le lezioni di piano aveva tra le sue conoscenze un flautista che si era appena diplomato. Dalla curiosità decisi di provare e fu così che me ne innamorai perdutamente. Una vera folgorazione. Feci delle lezioni private per poi iscrivermi al conservatorio.”
“E come è proseguito il suo percorso?”
“Dunque, dopo aver intrapreso i miei studi in Italia e poi in Inghilterra, decisi di trasferirmi e concluderli in Germania. È stata un’esperienza davvero formativa. Da lì ho iniziato anche a lavorare e a prendere parte ad alcune audizioni che mi avrebbero permesso di collaborare con varie orchestre. Ma il mio viaggio non termina certo qui dato che mi spostai anche in Giappone.”
“Tra tutti i luoghi che ha visitato, quale definirebbe il suo luogo del cuore?”
“In realtà non ti saprei dire, però dovunque io vada porto sempre con me la città che mi ha vista crescere: Chieti.”
“Lei si occupa di musica classica. Qual è il suo compositore preferito?”
“Questa è una domanda molto difficile. Uno solo?” mi chiede sorridendo “Sicuramente Bach e Mozart che sono quasi il pane quotidiano. Ma anche i repertori francesi, molto ricchi per quanto riguarda il flauto.”
“In quali teatri si è esibita?”
“Ho debuttato nel 2011 alla Carnagie Hall di New York in seguito alla vittoria di un concorso internazionale. In Italia ho realizzato qualche collaborazione con i musicisti della Scala di Milano ma la mia carriera si è svolta prevalentemente all’estero. Nelle già citate Inghilterra, Germania (a Berlino e a Mannheim) e Giappone (ad Osaka) dove ho ricoperto il ruolo di primo flauto. Ad aprile vi farò ritorno per una tournée. Suonerò due programmi diversi: incomincerò con un recital insieme ad una pianista giapponese, eseguendo il repertorio di autori francesi come Gabriel Urbain Fauré, Claude Paul Taffanel e l’austriaco Franz Doppler con la sua Fantasia Pastorale ungherese oltre che le sonate del russo Sergej Sergeevic Prokof’ev e del tedesco Carl Heinrich Carsten Reinecke, brani molto importanti appartenenti al repertorio flautistico. Il secondo programma invece, sempre un duetto, questa volta insieme ad un violinista italiano, verterà su brani di Bach e Doppler. Faremo anche un arrangiamento di una Fantasia del Guglielmo Tell di Rossini.”
“Per concludere la nostra intervista, quale sensazione prova quando si trova su un palco?”
“Un grande desiderio di condividere con il pubblico ciò che la musica è in grado di donare ad entrambi. La consapevolezza del prezioso dialogo che si viene a creare tra il performer ed i suoi ascoltatori.”

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