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Predominio e crisi del centrismo

Una società in trasformazione

I governi De Gasperi, fondati sull’alleanza tra la DC e i partiti social democratico, liberale e repubblicano, ressero l’italia negli annin1948-1953, che furono definiti gli anni del “centrismo”.
La società italiana cominciava a trasformarsi. L’agricoltura contribuiva ormai solo con il 22% alla formazione del prodotto interno lordo. Il 44% della popolazione era occupato nel settore agricolo.

Le regioni più industrializzate erano il piemonte, la lombardia e la liguria

La base elettorale del centrismo

De Gasperi fu la mente politica dl centrismo e Luigi Einaudi ne fu la mente economica.
La base elettorale dei partiti al governo era ampia: comprendeva, oltre agli elettori del centro, una parte degli elettori di destra e, attraverso il partito socialdemocratico, anche alla sinistra moderata. Il centrismo aveva una vasta base sociale, attraverso i sindacati della CISL e della UIL, a maggioranza socialdemocratica.
Molto vaste erano le adesioni alla DC nelle campagne, dove attraverso la Coldiretti organizzava la maggior parte dei contadini piccoli proprietari.
Accanto al partito nazionale monarchico nel mezzogiorno fu creato il partito monarchico popolare.

Il progetto di “democrazia protetta”

Alle elezioni amministrative del 1951-1952 la DC perse molti voti, a vantaggio della destra monarchica e missina. Nell’ aprile 1952 venne affidato a Luigi Sturzo il compito di formare a Roma una lista civica, che includesse anche le destre: questo tentativo però fallì.
De Gasperi riprese allora un progetto, accennato nel 1949, di “democrazia perfetta” e propose una riforma elettorale che consentisse di ottenere la maggioranza assoluta dei seggi in parlamento.

La crisi del centrismo

La legge maggioritaria prevedeva l'attribuzione del 65% dei seggi al gruppo dei partiti che si fossero presentati insieme e che avessero superato il 50% dei voti. Approvata dopo numerosi incidenti, la legge fu respinta dagli elettori, che nel giugno 1953 non fecero scattare il premio di maggioranza. Il 1953, perciò, segnò la fine del progetto di rendere più forte l'esecutivo mediante una legge elettorale. Il risultato elettorale del 1953 mise in crisi il centrismo. Un tentativo di tenerlo ancora in vita fu compiuto dal governo Mario Scelba, che incluse i liberali e i socialdemocratici e che ricevette l'appoggio esterno dei repubblicani. Questo tentativo fallì. Alla morte di De Gasperi, il 10 agosto 1954, il centrismo appariva finito.

La Cassa per il Mezzogiorno

Con la morte di De Gasperi le "correnti" acquistarono maggiore forza. Tra le correnti acquistò un peso notevole quella guidata da Amintore Fanfani, chi è riuscì a consolidare la base elettorale della DC nel Mezzogiorno. Fanfani diede l'avvio alla formazione di una nuova rete clientelare, alimentata soprattutto dai flussi finanziari che arrivavano nel sud attraverso la Cassa per il Mezzogiorno, nata nel 1950. La cassa per il Mezzogiorno ebbe una funzione importante nel finanziare lo sviluppo del sud, grazie agli aiuti dati al l'agricoltura e alla costruzione di opere pubbliche; in un secondo tempo intervenne anche nel finanziamento dell'industrializzazione.

La riforma agraria

Risolto il problema dell'integrazione del mezzogiorno nel sistema politico, si tentò di avviare la sua integrazione nel sistema economico, attraverso la riforma agraria. La "legge stralcio" fu approvata nell'ottobre 1950. Con essa e con la "legge stila", i contadini ottennero l'assegnazione di una parte delle terre dei latifondi. La riforma però non portò a uno sviluppo dell'agricoltura.

La crescita economica

La motorizzazione di massa

In Italia la ricostruzione delle fabbriche distrutte dalla guerra avvenne rapidamente e nel 1953 poté così avviarsi la più grande trasformazione economia e sociale del XX sec. Questo avvenne grazie alla motorizzazione di massa. Nel 1953 la Fiat annunciò che avrebbe prodotto una vettura a basso prezzo. Nel 1954 iniziarono le prime trasmissioni televisive e si diffondeva l'uso degli elettrodomestici. L'Italia povera si avviava così verso un modesto benessere.

L’affermazione del modello americano

I due maggiori partiti della sinistra, PCI e PSI, non capirono in quale senso si stava indirizzando l’economia italiana: si trattava di un modello simile a quello americano e lontano da quello socialista. Tale modello si andò rapidamente affermando. Lo sviluppo economico ebbe ancora il suo “triangolo industriale”, formato da Milano, Torino e Genova, ma si avviarono processi di industrializzazione anche al di fuori di esso, soprattutto in Toscana e in Emilia.

I costi dello sviluppo

La crescente richiesta di manodopera, dovuta allo sviluppo industriale del nord, dieta avvio alla più imponente emigrazione interna che l'Italia abbia mai conosciuto. Nell'Italia meridionale la riforma agraria non aveva prodotto risultati e la disoccupazione continuava a costituire un grave problema. A partire dal 1953 la crescita economica dell'Italia settentrionale offrì nuove possibilità di lavoro. L'emigrazione si diresse verso il Piemonte la Lombardia: era alimentata soprattutto dalla Puglia dalla Sicilia e dalla Campania, ma anche dal Veneto. Le migrazioni furono un fattore indispensabile per la crescita economica del nord e dell'intera Italia, ma comportarono gravi conseguenze sociali. Al sud provocarono lo spopolamento e l'invecchiamento della popolazione mentre al nord le grandi città dovettero pagare costi elevati a causa del sovraffollamento e della conseguente insufficienza dei servizi.