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La Politica Di Giolitti

Dopo la crisi dovuta all’uccisione di Umberto I, suo figlio Vittorio Emanuele III mise alla guida del governo il liberale Giuseppe Zanardelli, da cui ebbe inizio un nuovo periodo nella storia di Italia, caratterizzato da una politica incentrata a favorire lo sviluppo economico del Paese e contraria all’uso della forza contro gli scioperanti. Giovanni Giolitti fu il suo successore e cercò di favorire la collaborazione tra industriali e agrari e tra operai e braccianti, con la convinzione che “un paese di lavoratori affamati non avrebbe mai potuto diventare forte e produrre”.

Ricevette più volte dei rifiuti di entrare nel governo come ministro dal socialista Filippo Turati, ma cercò comunque di non rovinare i rapporti con i socialisti, dai quali ottenne un appoggio quasi costante in parlamento. Giolitti cercò poi di affrontare i vari problemi man mano che si presentavano. Sul piano sociale fu istituita l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro, regolamentato il lavoro festivo, creato un Alto Commissariato Per L’Emigrazione e fu in parte tutelato il lavoro minorile e delle donne. Sul piano economico, invece, fu mantenuto in vigore il protezionismo doganale. Giolitti attuò una riforma elettorale che triplicò il numero di elettori, anche se le donne restarono ancora escluse dal voto. Con questa riforma, fu anche assegnata un’indennità parlamentare.
Dopo la presa di Roma, l’Italia non aveva ancora raggiunto un accordo con il Vaticano. Di fronte al pericolo di un forte aumento dei deputati socialisti, i cattolici avevano deciso di assumere un proprio ruolo nella politica italiana. A quel punto, Giolitti strinse un’alleanza con il presidente dell’Azione Cattolica per non perdere il controllo della situazione. Questo patto parlamentare fece contenere l’avanzata socialista, consentì l’ingresso dei cattolici nella vita politica del Paese e fece conservare ai liberali la maggioranza parlamentare.
Nel 1911 Giolitti dichiarò guerra alla Turchia, che esercitava la sua sovranità sui territori libici. Conquistò quindi la fascia costiera da Tripoli a Tobruk. Per costringere il sultano di Istanbul, le operazioni militari furono trasferite nel Mar Egeo. A questo punto la Turchia chiese la pace che venne firmata a Losanna. L’Italia ottenne in questo modo la Libia e il Dodecaneso, che ha possesso fino alla Seconda Guerra Mondiale.
Dopo le elezioni del 1913, la pace sociale venne meno a causa di aspri conflitti tra nazionalisti e socialisti e radicali e liberali moderati. Di fronte a questa situazione, Giolitti si dimesse e fu susseguito da Antonio Salandra, che si dimostrò fermo e risoluto durante la settimana rossa, capeggiata da Benito Mussolini e da Pietro Nenni.