Il libro di Gianfelice Facchetti sui Capitani: storie e aneddoti sul calcio- Corriere.it

Il libro di Gianfelice Facchetti sui Capitani: storie e aneddoti sul calcio

di Gianfelice Facchetti

Dalla A di Albertosi alla B di Bergomi e Buffon, passando dalla C di Cera, capitano del Cagliari campione d’Italia nel 1970, e via fino alla V di Vialli e alla Z di Dino Zoff. Portare i gradi significa dividersi fra gloria, oblio e sacrifici

Il libro di Gianfelice Facchetti sui Capitani: storie e aneddoti sul calcio

Molto atteso il libro scritto da Gianfelice Facchetti, Capitani — Miti, esempi, bandiere — edito da Piemme che uscir� il 2 aprile (18,90 euro): abbiamo avuto il piacere di leggerlo e di pubblicare oggi una anticipazione. Il racconto di Facchetti � appassionato, i suoi Capitani li ha studiati, incontrati, sono ricchi dentro e fuori, Picchi, Baresi, Scirea e tanti altri senza dimenticare pap� Giacinto. Un libro che ci tiene compagnia.

Nei giorni in cui il mio viaggio sulle orme dei capitani del calcio si approssimava alla fine, ho trovato un video interessante girato da un gruppo di attivisti che ripulisce fiumi e mari dalla plastica. Sul Delta del Po, hanno recuperato un vecchio pallone datato 1966, l’anno dei Mondiali d’Inghilterra. Oltre allo stemma tricolore, sui diversi pentagoni c’erano stampate le facce di alcuni giocatori di quella Nazionale. La maggior parte di loro, nei rispettivi club, ha portato i gradi del capitano sul braccio sinistro. Bulgarelli, Facchetti, Mazzola, Picchi, Rivera, Iuliano, Salvadore. Grazie ad Andrea, un Vigile del Fuoco che per combinazione ne aveva trovato uno simile nello stesso fiume e ancora lo conservava, sono riuscito a metterne uno nella mia bacheca dei ricordi.

Il viaggio di quella sfera di gomma rinsecchita, su cui ancora si conservano i volti di vecchie figurine, ci dice che le storie dei capitani vanno e vengono, per terra, per aria e per acqua. A volte le riporta indietro la risacca o qualche corrente della memoria, altre volte bisogna andarle a cercare, scavare, dissotterrare, riportando in superficie materia inerte solo all’apparenza.

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Gianfelice Facchetti (Afp)

A quel punto non resta che ascoltare ci� che i racconti di altre epoche hanno da dirci, stando bene in guardia dai pericoli che insidiano la memoria. Il primo si chiama oblio: in uno sport che vive sull’istante, non � infrequente assistere alla rimozione, voluta dai club, di figure che appartengano al passato. Se spariscono le foto dai muri delle sedi, dai luoghi dei ritiri abituali, dalle immagini utilizzate per celebrare il presente, i tifosi pi� giovani finiscono per credere a un racconto storico contratto in una sorta di bigino che si ferma all’altroieri. � una strategia molto diffusa nei club di calcio odierni: si alleggerisce il passato, lo si scarnifica, lo si imbelletta per le grandi occasioni e a quel punto lo si � esorcizzato, non fa pi� paura nella sua imponenza. Cos� � pi� semplice sedersi accanto ai grandi di ieri e reggerne il confronto, anche quando non si ha molto da offrire in termini di passione e attaccamento.

Il 4 febbraio 2024 � morto Giacomo Losi, uno dei capitani pi� longevi nella storia della Roma, battuto per numero di presenze solo da Francesco Totti e Daniele De Rossi. Al suo funerale non ha presenziato nessun dirigente e nessun calciatore della rosa giallorossa, nonostante fosse anche il giorno libero della squadra. �Appena arrivato a Roma, mi sono innamorato!� disse un giorno Losi; arrivato dal Nord, spos� la capitale e la maglia giallorossa. Sono bastati una corona di fiori e un drappo per rinnegarlo.

Il secondo pericolo, invece, nasce dagli ostacoli che a volte si incontrano quando si vuole celebrare liberamente qualcuno: cavilli che si trasformano in montagne. Curioso, in questo senso, il caso recente di Gianni Rivera che ha fatto causa al Milan e al Museo di San Siro, colpevoli di esporre maglie e cimeli che celebrano il famoso 10 rossonero. �Nessuno pu� usare la tua immagine senza chiedertelo! Ce l’ho con tutti quelli che guadagnano su noi calciatori di ieri pensando di poter fare sempre quello che vogliono, per tutti i grandi campioni del passato usati a piacimento dal marketing di ieri e di oggi�.

Una questione destinata forse a essere discussa davanti alla Corte dei Diritti dell’Uomo: sembra un po’ troppo, se il rischio che si corre � quello di finire nel dimenticatoio. Di fatto, un autogol.

Ecco che le storie dei capitani vanno e vengono sotto un cielo confuso, quando invece dovrebbero essere libere di circolare, come le idee, come maglie a disposizione di chi verr� sulla spalliera di uno spogliatoio. Sono raccolte in un album, e ognuno ne ha uno proprio, da sfogliare come meglio si crede: dalla A di Albertosi alla B di Bergomi e Buffon, passando dalla C di Cera, capitano del Cagliari campione d’Italia nel 1970, e via fino alla V di Vialli e alla Z di Dino Zoff.


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28 marzo 2024 (modifica il 28 marzo 2024 | 07:26)