Federica Di Martino: «Il teatro riparte, e punta ai giovani»
Dal 12 giugno l'attrice è in scena a Sulmona con Le leggi della gravità, per la regia del marito, Gabriele Lavia. In attesa della tanto sospirata riapertura, dopo oltre un anno di stop, la coppia incontra gli studenti: «perché se glielo fai conoscere, il teatro li appassiona, e li aiuta a crescere»
Questa volta si riparte davvero. Era ora. Dopo 15 mesi, finalmente si alza il sipario. Per quest’occasione tanto attesa, Gabriele Lavia e la moglie Federica Di Martino mettono in scena dal 12 giugno in anteprima nazionale al teatro Maria Caniglia di Sulmona Le leggi della gravità, tratto dal romanzo di Jean Taulé, adattato da Lavia.
Una storia forte su un tema di grande attualità: «Interpreto una donna che in una sera di pioggia si presenta in un commissariato chiedendo di essere arrestata per l’omicidio del marito», racconta Federica Di Martino, 47 anni. «L’uomo era caduto dall’undicesimo piano di un palazzo e il caso era stato trattato come un suicidio. Proprio la sera prima che cada in prescrizione, lei si presenta. Ma il poliziotto, che la fa parlare, capisce che in realtà era lei la vittima di un marito violento. È un racconto molto interessante, perché ci spinge a riflettere su cosa è giusto o sbagliato, per la legge ma anche l’etica. La donna è un’assassina, ne è consapevole e vorrebbe espiare. Ma perché l’ha fatto? Ha delle attenuanti?».
Lo spettacolo avrebbe dovuto debuttare un anno fa, ma sappiamo com’è andata. «Io e Gabriele siamo stati fortunati, perché non siamo mai stati fermi: abbiamo studiato, lui ha diretto Medea a Taormina l’estate scorsa. Ma per il nostro settore è stata durissima, soprattutto per i liberi professionisti, cioè gli attori, gli scenografi, i tecnici, i registi, che sono rimasti a terra. I dipendenti dei teatri pubblici, invece, si sono salvati. Ora, l’emozione di tornare sul palco è fortissima. Non vediamo l’ora. Il teatro non può esistere senza pubblico, perché il legame che si crea tra chi è sul palco e chi in platea è proprio la sua essenza. In quest’anno difficile abbiamo fatto letture e monologhi in streaming, ma è un’altra cosa. Il teatro è solo in presenza, e significa vicinanza, contatto, relazione».
Federica e il marito incontrano spesso gli studenti prima dei loro spettacoli, e così faranno anche a Sulmona. «Raccontiamo cosa c’è dietro a uno spettacolo, parliamo di temi contemporanei. Quelli che non conoscono il teatro pensano che sia una forma d’arte desueta, ma quando poi iniziano a partecipare, si appassionano. Scoprono in sé stessi un desiderio che non sapevano di avere».
Il sogno sarebbe far entrare i corsi di teatro nelle scuole. Non solo in alcune,come già succede, ma proprio in tutte. «Il teatro aiuta gli adolescenti a migliorare la loro espressività, a superare le timidezze, a socializzare», continua Federica Di Martino. «Li rende più sicuri di sé, li fa crescere. Lo studio scolastico è ancora molto teorico, mentre un approccio più pratico, laboratoriale, sarebbe utile e avrebbe un gran successo». Prova ne è che quando i ragazzi vanno a teatro, si entusiasmano: «A Siracusa vengono a vedere le tragedie greche, e aspettano gli attori fuori dai camerini, come se fossero a un concerto rock. Ma anche al chiuso, durante le pomeridiane, frequentate soprattutto dai giovani, il loro feedback ci aiuta molto a capire come va lo spettacolo. Se piace, gli applausi sono davvero calorosi, e ci riempiono d gioia. Per noi attori, è il riconoscimento più grande».
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