Emilio Del Bono

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Emilio Del Bono

Vicepresidente del Consiglio Regionale della Lombardia
In carica
Inizio mandato15 marzo 2023
ContitolareGiacomo Cosentino
PresidenteFederico Romani
PredecessoreFrancesca Brianza
Carlo Borghetti

Sindaco di Brescia
Durata mandato12 giugno 2013 –
31 marzo 2023
PredecessoreAdriano Paroli
SuccessoreLaura Castelletti[1]

Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato9 maggio 1996 –
28 aprile 2008
LegislaturaXIII, XIV, XV
Gruppo
parlamentare
XIII: Popolari Democratici-L'Ulivo
XIV: DL-L'Ulivo
XV: PD-L'Ulivo
CoalizioneL'Ulivo (XIII, XIV)
L'Unione (XV)
CircoscrizioneLombardia 2
CollegioXIII: Brescia-Roncadelle
Incarichi parlamentari
  • Segretario della 11ª Commissione permanente Lavoro dal 28 luglio 1996 al 2001
  • Vicepresidente della Commissione Parlamentare sugli infortuni sul lavoro dal 1996 al 2006
  • Componente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi dal 1º ottobre 1996 al 2001
  • Componente della 11ª Commissione (Lavoro Pubblico e Privato) dal 21 giugno 2001 al 2008
  • Capogruppo de La Margherita e poi de L'Ulivo nella Commissione Lavoro della Camera dei Deputati dal 2001 al 2008
  • Vicepresidente della Commissione di controllo sull’attività degli organi gestori delle forme obbligatorie di previdenza e di assistenza sociale dal 25 ottobre 2006 al 2008
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoPartito Democratico (dal 2007)
In precedenza:
DC (1991-1994)
PPI (1994-2002)
DL (2002-2007)
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza
UniversitàUniversità degli studi di Milano
ProfessioneLibero professionista

Emilio Del Bono (Brescia, 26 novembre 1965) è un politico italiano, sindaco di Brescia dal 12 giugno 2013 al 31 marzo 2023.

È stato deputato alla Camera per tre legislature: la XIII, la XIV e la XV, ricoprendo vari incarichi parlamentari.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Brescia, figlio di Luciano e Tea, titolari di una panetteria, è cresciuto nel quartiere Villaggio Badia[2]. Dopo aver conseguito la maturità al liceo ginnasio statale Arnaldo, si è laureato in giurisprudenza all'Università Statale di Milano[3], ha lavorato al servizio legale di "Confcooperative" e come libero professionista per società nel settore della sicurezza del lavoro e della responsabilità sociale di impresa.

È socio e sostenitore della Cooperativa cattolico-democratica di cultura (Ccdc) e impegnato in progetti promossi da "Amnesty International". Svolge inoltre l'attività di libero professionista.

Con l'esperienza nel periodico La Fionda, gli permette di entrare in politica: dal dicembre 1991 al giugno 1993 ricopre la carica di consigliere comunale nella sua città natale, contribuendo alla stesura dello statuto comunale di Brescia. Eletto segretario provinciale della Democrazia Cristiana nel 1993, mantiene la carica fino allo scioglimento del partito. Nel 1994 diventa il primo segretario provinciale dell'appena rinato Partito Popolare Italiano di Mino Martinazzoli.

È stato componente della Direzione nazionale e della Segreteria nazionale del Partito Popolare Italiano a fianco di Franco Marini e de La Margherita di Francesco Rutelli.

Deputato alla Camera[modifica | modifica wikitesto]

Dal 1996 al 2008 è deputato: nella XIII legislatura (1996) è eletto nelle liste de L'Ulivo, nella seguente in quella de La Margherita e nella quindicesima ancora nell'Ulivo.

Nel corso della sua carriera parlamentare è stato:

  • capogruppo de L'Ulivo in Commissione Lavoro della Camera dei Deputati;
  • membro del comitato ristretto per la stesura della legge sul collocamento obbligatorio, di quello della legge sull'impresa sociale e di quella del Testo Unico in materia di sicurezza sul lavoro;
  • relatore della riforma del welfare, della legge sul socio lavoratore delle cooperative e della legge sul servizio civile volontario;
  • vicepresidente della Commissione di controllo sull'attività degli organi gestori delle forme obbligatorie di previdenza e di assistenza sociale;
  • vicepresidente della Commissione della bicamerale di inchiesta in materia di infortuni sul lavoro.
  • capogruppo dei Popolari/Ulivo in Commissione stragi e terrorismo.

Candidatura a sindaco di Brescia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Elezioni amministrative in Italia del 2008 § Brescia.

Aderito al Partito Democratico (PD) nel 2007, nell'aprile 2008 prende la decisione di non ricandidarsi in parlamento per la XVI legislatura per dedicarsi alla sua famiglia, al suo lavoro ed alla sua città, e viene candidato dal neonato partito a sindaco di Brescia. Alle elezioni amministrative del 2008 Del Bono si presenta con una coalizione di centro-sinistra composta, oltre dal Partito Democratico, anche da: La Sinistra l'Arcobaleno, Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, Federazione dei Verdi e due liste civiche "Lista Civica Brescia Braghini" e "Gioventù in Comune". Viene sconfitto direttamente al primo turno dal deputato Adriano Paroli, candidato del centro-destra (sostenuto da: Popolo delle Libertà, Lega Nord, Unione di Centro, Partito Pensionati e altre civiche) con il 51,4% dei voti, ottenendo il 35,8% dei voti[4]. Viene eletto comunque in consiglio comunale, diventando capogruppo del Partito Democratico e vicepresidente della Commissione statuto e regolamenti, oltre che guidare l'opposizione alla giunta comunale di Adriano Paroli.

Sindaco di Brescia[modifica | modifica wikitesto]

Primo mandato[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Elezioni amministrative in Italia del 2013 § Brescia.

Nel settembre 2012 la direzione provinciale del Partito Democratico gli rinnova la fiducia, considerandolo candidato di partito alle primarie di coalizione per la nomina del candidato sindaco per il centro sinistra alle elezioni comunali del 2013.[5]

Alle elezioni amministrative del 2013 si candida di nuovo a primo cittadino di Brescia, appoggiato da una coalizione di centro-sinistra formata da: Partito Democratico, Al Lavoro con Brescia, Ecologisti e Reti Civiche, Brescia Spirito Libero e le liste civiche "Brescia Civica per Del Bono Sindaco" e "Brescia con la Gente". Al primo turno del 26 maggio ottiene il 38,1% dei voti, accedendo al ballottaggio contro il principale sfidante, nonché sindaco uscente del centro-destra Paroli, fermo al 38,0% dei voti.

Al ballottaggio del 9 giugno vince con il 56,5% delle preferenze, grazie all'apparentamento al secondo turno con la lista Brescia per Passione di Laura Castelletti, contro il 43,5% dello sfidante Paroli. Insediandosi il successivo 12 giugno come sindaco di Brescia.[6]

Il primo mandato è caratterizzato da un nuovo PGT che azzera il consumo di suolo, dalla nascita del Parco delle Cave, dalla riapertura della Pinacoteca Tosio Martinengo, dalla ristrutturazione e riapertura del PalaLeonessa e dall'avvio delle bonifiche dei parchi pubblici a sud della città.

Secondo mandato[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Elezioni amministrative in Italia del 2018 § Brescia.

Alla scadenza del primo mandato nel 2018, Del Bono si ricandida alla carica di sindaco per un secondo mandato, sempre sostenuto da una coalizione di centro-sinistra, composta da: PD, Brescia 2030, "Sinistra a Brescia" che include Liberi e Uguali e la Federazione dei Verdi, oltre alle civiche: "Civica Del Bono", "Brescia per Passione" e "Del Bono 2.0". Alle amministrative del 10 giugno viene rieletto al primo turno con il 53,9% dei voti, battendo la candidata del centro-destra Paola Vilardi di Forza Italia ferma al 38,1%, e mantenendo la guida di centro-sinistra della città.[7][8] Commentando la vittoria, Del Bono ha detto ai microfoni di Rai News: "Brescia ci ha premiato per lo stile perché non siamo arroganti".[9]

Nel corso del suo secondo mandato, la sua amministrazione deve affrontare la pandemia di COVID-19, che nella prima fase si sviluppa rapidamente nella Lombardia orientale. In seguito, unitamente a Bergamo altrettanto colpita nelle prime fasi della pandemia, lavora per ottenere il titolo di capitale italiana della cultura per l'anno 2023.[10] Nel novembre 2021, il progetto di costruzione di una linea tranviaria collegante il quartiere della Pendolina al Centro Fiera, nato agli inizi del primo mandato, ottiene il finanziamento da parte del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili.[11] Il mese seguente apre la nuova via Milano, riqualificata grazie a un progetto di rigenerazione urbana cofinanziato dal Governo.[12]

È Vicepresidente nazionale dell'Associazione Nazionale Comuni Italiani con delega ai Servizi pubblici locali.[13]

L'elezione in regione[modifica | modifica wikitesto]

In vista della scadenza del secondo mandato da sindaco, alle elezioni regionali in Lombardia del 2023 è candidato come capolista nella lista del PD, nella circoscrizione di Brescia.[14] Viene eletto consigliere e con oltre 35.000 preferenze[15] risulta essere il candidato più votato in assoluto.[16]

Il 15 marzo viene eletto Vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia.[17]

Il 31 marzo decade dalla carica di Sindaco di Brescia, visto l’incompatibilità della carica di primo cittadino con quella di consigliere regionale.[18]

È stato eletto, ad ottobre 2023, Presidente dell'Assemblea regionale del Partito Democratico della Lombardia e coordinatore del Laboratorio Lombardia 2028.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Prima vicesindaco facente funzioni, poi eletta sindaco
  2. ^ Themelovin, » Emilio Del Bono, su pdlombardia.it. URL consultato il 26 marzo 2021.
  3. ^ La mia storia - Emilio Del Bono Sindaco, su Emilio Del Bono. URL consultato il 26 marzo 2021.
  4. ^ Speciale elezioni 2008 - Elezioni comunali - Brescia, su repubblica.it. URL consultato il 6 maggio 2021.
  5. ^ Partito PD – Partito PD Brescia, su pdbrescia.it. URL consultato il 6 maggio 2021.
  6. ^ Castelletti, accordo fatto con Del Bono per il ballottaggio, su bsnews.it, 1º giugno 2013. URL consultato il 23 novembre 2023.
  7. ^ Del Bono sindaco al primo turno con il 54%: ecco tutti i risultati di Brescia, in BsNews.it, 11 giugno 2018.
  8. ^ A Brescia vincono i dem, esplode la gioia di Emilio Del Bono: la festa del sindaco, su la Repubblica, 11 giugno 2018. URL consultato il 12 settembre 2021.
  9. ^ Comunali 2018, a Brescia tiene il centrosinistra. Confermato Del Bono: "Vinciamo perché non siamo arroganti", su la Repubblica, 11 giugno 2018. URL consultato il 12 settembre 2021.
  10. ^ Roberta Capozucca, Bergamo e Brescia, due città per una sola Capitale Italiana della Cultura, su Il Sole 24 ORE, 3 marzo 2022. URL consultato il 29 marzo 2022.
  11. ^ Eugenio Barboglio, Tram, c’è il finanziamento. Dal Ministero 359 milioni, in Bresciaoggi, 7 novembre 2021, p. 10. Davide Bacca, Tram, il Governo stanzia 359 milioni. La prima corsa nel marzo del 2029, in Giornale di Brescia, 12 novembre 2021, p. 16. Davide Bacca, Con il tram nuovo balzo del trasporto pubblico a 86 milioni di utenti, in Giornale di Brescia, 12 novembre 2021, p. 16.
  12. ^ Davide Bacca, Riapre la nuova via Milano dopo 18 mesi di cantieri, in Giornale di Brescia, 12 dicembre 2021, p. 22.
  13. ^ i vicepresidenti, su anci.it. URL consultato il 22 novembre 2021.
  14. ^ Pd chiude le liste, Emilio Del Bono capolista a Brescia, su ansa.it. URL consultato il 14 febbraio 2023.
  15. ^ Giampiero Rossi, Le pattuglie dei consiglieri, in Il Corriere della Sera, 15 febbraio 2023, p. 11.
  16. ^ Sky TG24, Elezioni Lombardia, ecco gli 80 eletti in Consiglio regionale | Sky TG24, su tg24.sky.it. URL consultato il 2 marzo 2023.
  17. ^ Lombardia, Del Bono è stato eletto vicepresidente del Consiglio regionale - Giornale di brescia, su amp.giornaledibrescia.it. URL consultato il 15 marzo 2023.
  18. ^ Emilio Del Bono non è più sindaco di Brescia, Laura Castelletti guiderà la Loggia fino alle elezioni, su Giornale di brescia, 31 marzo 2023. URL consultato il 31 marzo 2023.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]


Predecessore Sindaco di Brescia Successore
Adriano Paroli 12 giugno 2013 - 31 marzo 2023 Laura Castelletti (vicesindaco f.f., poi eletta)