“Non finisce qui. Non ci rassegniamo al voto del Senato che ha approvato la reintroduzione dei giudizi sintetici alla primaria. Porteremo al Quirinale le oltre ottomila firme raccolte per bloccare questo colpo di mano sulla valutazione”. A fare appello al Capo dello Stato sono il pedagogista Daniele Novara e il maestro e collaboratore de ilfattoquotidiano.it Alex Corlazzoli, pronti a scrivere al Presidente Sergio Mattarella, prima che il Ddl arrivi alla Camera dei Deputati per l’esame finale.

Con loro, a dar battaglia al Governo, ci sono anche molti intellettuali come Carlotta Natoli, Moni Ovadia, Pierfrancesco Favino, Stefano Accorsi, Luca Zingaretti, Alessandro Bergonzoni, Fabrizio Gifuni e poi il mondo degli esperti, professori universitari come Silvia Vegetti Finzi, Cristiano Corsini, Milena Santerini, Chiara Saraceno, Alberto Pellai, Raffaele Mantegazza, Elisabetta Nigris e tanti altri tra cui il sindaco di Verona Damiano Tommasi e padre Alex Zanotelli.

Il giorno dopo che l’Aula di Palazzo Madama ha approvato il disegno di legge sul voto di comportamento nella scuola secondaria che – attraverso un emendamento proposto dal Governo – reintroduce gli aggettivi “gravemente insufficiente”, “insufficiente”, “sufficiente”, “discreto”, “buono” e “ottimo” nelle pagelle della primaria, chi in questi mesi aveva chiesto in ogni modo un confronto (mai avuto) con l’inquilino di viale Trastevere torna a farsi sentire.

A lanciare il sasso nello stagno per primo è proprio Novara che a ilfattoquotidiano.it spiega: “La scuola dei voti e dei giudizi è dal punto di vista culturale un vero e proprio reperto archeologico. La scuola italiana è vittima di questa cultura che la trasforma in un luogo di espiazione e sofferenza, in una gara che ben pochi alunni riesco a vincere come ci ricordano i dati sulla dispersione scolastica e i Neeet e la riduzione del numero di laureati”.

Il pedagogista, che proprio sabato raccoglierà a Piacenza novecento persone per un seminario dal titolo “La scuola non è una gara”, se la prende con Valditara: “Il ministero ha deciso di rafforzare questa visione della scuola come posto che accentua il giudizio piuttosto che luogo dove il desiderio di imparare si libera della paura di subire giudizi, ritorsioni e sofferenze inutili. Dove ci porterà questa ossessione ministeriale che ha pure reintrodotto il voto di condotta come possibile bocciatura? Siamo di fronte ad una svolta pericolosa. Il mondo pedagogico si è quasi nella sua interezza schierato contro questa proposta perché ne va della stessa base scientifica della pedagogia. Auspichiamo in un ripensamento”.

Nei prossimi giorni i promotori dell’appello che è stato lanciato sulla piattaforma Change scriveranno una lettera al Presidente Sergio Mattarella per chiedere un appuntamento al Quirinale al fine di consegnare il pacchetto di firme che sono state raccolte. Intanto, dal fronte dei docenti, c’è anche chi propone di fare obiezione di coscienza mettendo a tutti “ottimo” come fece ai tempi il maestro Alberto Manzi apponendo sulle pagelle il timbro “Fa quel che può. Quel che non può non fa”.

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