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Eleonora di Aquitania

Eleonora di Aquitania (o Aliénor, secondo la grafia del nome in lingua d’oc) è sicuramente una delle figure femminili piú affascinanti dell’Europa medievale. Unica erede di Guglielmo X, duca di Aquitania, Eleonora portò in dote al giovane re di Francia Luigi VII, che sposò quindicenne nel 1137, un vastissimo territorio che comprendeva il Poitou, l’Aquitania, il Limosino, il Périgord, la Guascogna e parte dell’Alvernia.
A quell’epoca il Sud della Francia era il centro della civiltà piú raffinata di tutta l’Europa, per cui la giovane duchessa era crescuta in un’atmosfera di alto livello culturale, circondata da lussi sconosciuti sia alla corte di Parigi sia a quella d’lnghilterra.

Donna di carattere forte, capace di impetuose passioni, Eleonora si infiammò di entusiasmo per la santa causa delle crociate, dopo aver udito le prediche di Bernardo di Chiaravalle, e tanto fece che nel 1147 riuscí a trascinare il marito in Terrasanta. La spedizione diede il colpo di grazia al matrimonio già scricchiolante di Eleonora e Luigi, perché là Eleonora si innamorò dello zio, Raimondo di Poitiers principe di Antiochia, e annunciò la sua intenzione di separarsi dal marito. Questi la riportò recalcitrante in Francia, dove fu necessario l’intervento del papa per riconciliare i due sposi. Il ritrovato accordo non durò a lungo; Eleonora si innamorò di Enrico II Plantageneto, duca d’Angiò e della Normandia e re d’lnghilterra, di nove anni piú giovane di lei. Il mite Luigi, esasperato, acconsenti all’annullamento e due mesi dopo, nel settembre 1152, ebbero luogo le nozze di Enrico ed Eleonora; fu un grave errore politico dalle conseguenze incalcolabili, perché i possedimenti riuniti dei novelli sposi in Francia andarono a costituire un dominio di proporzioni enormi, per la cui riconquista furono necessari ai re capetingi secoli di guerre.
Nei primi anni di matrimonio Eleonora seguí il marito nei suoi spostamenti all’interno del regno, favorendo in tutti i modi le arti letterarie e figurative e circondandosi di pittori, architetti, trovatori. Il suo attivo interesse per la politica e l’amministrazione la portò, per esempio, a cercare di unificare le varie monete e unità di misura, per favorire gli scambi e l’economia all’interno dei suoi domini. Nel corso degli anni, però, andò progressivamente staccandosi dal marito a causa delle sue ripetute infedeltà e cominciò a trascorrere sempre piú tempo nella sua terra natale, di cui era rimasta reggente assoluta. Nella capitale, Poitiers, Eleonora teneva la sua «corte d’amore», regolata secondo l’uso dei tempi da un cerimoniale elaborato e complesso. Ogni membro della corte ricopriva una carica formale: vi erano conservatori e ministri, auditori e consiglieri, referendari e scudieri d’amore, e cosi via. L’attività della corte consisteva essenzialmente nel dibattere le questioni piú sottili a proposito dell’amore: a volte venivano assegnati dei «temi» da svolgere in prosa o in versi, oppure avevano luogo «tenzoni» fra campioni di tesi tra loro opposte, al termine delle quali le dame assegnavano premi al vincitore come in un torneo. L’attività della corte d’amore non impediva però a Eleonora di tramare per vendetta contro il marito, istigando a questo scopo i quattro figli (Enrico «il re giovane», Riccardo Cuor di Leone, Goffredo e Giovanni detto Senza Terra). Nel 1173 scoppiò una rivolta fomentata da Eleonora e dai primi tre figli, ma il vecchio re riuscí a sedarla.
Morto Enrico II, Eleonora si ritirò in Aquitania, dove riprese in mano il governo delle sue terre e la sua attività di mecenate delle arti. Quando nel 1192 il figlio Riccardo cadde prigioniero dell’imperatore Enrico Vl, fu ancora lei a darsi da fare per accumulare la cifra, per quei tempi iperbolica, che era stata chiesta per il riscatto, inventando nuove tasse e facendosi consegnare suppellettili preziose da tutte le chiese del regno. Eleonora morí nel 1204 a un’età straordinariamente avanzata per quei tempi e fu sepolta nell’abbazia di Fontevraud, sulla Loira, accanto all’amato figlio Riccardo e al marito Enrico, al quale l’aveva unita un legame tempestoso ma tenace.