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La gang (non) è per sempre: parabola della Dark Polo Gang

Cosa resta del gruppo, cinque anni dopo. Tutti alla ricerca di una nuova identità: ma le idee?
La gang (non) è per sempre: parabola della Dark Polo Gang

Che qualcosa nella Dark Polo Gang si fosse rotto, spezzato per sempre, lo si era intuito già nel 2018, cinque anni fa. Alla vigilia della sua uscita, “Trap lovers” sembrava il disco della svolta del gruppo, quello del salto.

I presupposti c’erano tutti: l’uscita dal collettivo di Side (l’anima forse più inquieta e tormentata), la firma con una major, l’inizio della collaborazione con Michele Canova (un incontro insolito, quello tra il Re Mida del pop italiano degli Anni Duemiladieci, capace di far collezionare Dischi di platino a chiunque, da Tiziano Ferro a Biagio Antonacci, passando per Giorgia e Giusy Ferreri - tutti artisti distanti anni luce dall’universo Dpg), un singolo azzeccato come “British”. A riascoltarlo oggi, .quell’album ha un non so che di nostalgico, di malinconico: suona come la fine di un’era. “Vogliono cambiarmi ma sono nato per questo / giovane re, perché dovei cambiare adesso? / ho pagato caro il prezzo di questo successo / amici e puttane ti tradiscono sul più bello”, rappava Pyrex nei versi di “Cambiare adesso”. Ma a tradirsi, forse, furono loro stessi.

Fine della darkpologia

Partiti come fenomeno iconoclasta, dall’attitudine naïf, dirompente e provocatorio, dallo spirito dissacrante, salvo poi ritrovarsi a vivere il successo così troppo seriamente. A crederci. Proprio loro che un paio di anni prima nel servizio di “Nemo” su Rai2 che fece da booster alla darkpologia raccontavano: “Siamo andati a sentire ‘sti cazzo de rapper italiani, abbiamo visto che facevano tutti schifo. Abbiamo pensato: ‘Fondamentalmente potremmo fare i soldi pure noi co’ ‘sta roba e ci siamo buttati”.

Cosa resta della Dark Polo Gang, cinque anni dopo l’uscita di “Trap lovers”? Sostanzialmente nulla. Nemmeno la Dark Polo Gang, sebbene i componenti - o ex componenti, verrebbe da dire - nelle interviste smentiscano la fine dei rapporti, confermando però che il gruppo non è più in attività e rispondendo dubbiosi a proposito di un eventuale scongelamento del marchio Dpg in futuro. Pyrex, Tony Effe e Wayne hanno intrapreso ciascuno dei progetti da solisti, dichiarando conclusa l’esperienza, gloriosa almeno fino a un certo punto, del collettivo trap capitolino che tra il 2014 e il 2017 ha contribuito a scrivere le prime pagine, forse le più significative, della trap italiana. Prendendo strade anche lontane anni luce da quella tracciata dal gruppo.

La parabola, riassunta da Sick Luke

A pensarci bene, a mettere la parola “fine” a quell’era, durata sei anni, nel corso dei quali la Dark Polo Gang ha spedito sulle piattaforme tre album e cinque mixtape che hanno forgiato il suono, lo stile e l’estetica della trap all’italiana, ci ha pensato Sick Luke. Il genietto della consolle che contribuì non poco a definire i connotati del genere, mettendo mano ai dischi del collettivo, di cui era praticamente un membro aggiunto (il George Martin della Dark Polo Gang, verrebbe da dire: perdonate la bestemmia), con il suo album “X2” ha chiuso un cerchio E stavolta non per scherzo, come quando nel 2019 in una storia su Instagram disse che non avrebbe più dato le sue basi a Pyrex, Tony Effe e Wayne.

“.La trap non poteva rimanere quello che è stata. Lo ha dimostrato anche il cammino della Dark Polo Gang: siamo partiti con progetti molto oscuri come ‘Crack Musica’ e ‘Full Metal Dark’. ‘Succo di Zenzero’ era già più aperto, ‘Twins’ virava verso il mainstream, l’apice del mutamento è stato in seguito ‘Cambiare adesso’. Questo perché non si può andare avanti con la stessa musica per 5-6 anni”, aveva raccontato nella nostra intervista, sintetizzando in poche parole la parabola artistica della Dark Polo Gang dagli esordi alla fine della magia.

È interessante come il produttore, 28 anni (ne aveva 20 quando il gruppo cominciò a far parlare di sé, nel 2015), dopo aver contribuito insieme a Charlie Charles a sdoganare la trap e a ridisegnare il suono del mondo urban lavorando negli anni con Sfera Ebbasta, Ghali, Gué, Mecna, Marracash, Fabri Fibra, dopo la Dark Polo Gang abbia spalancato i cancelli su un nuovo mondo, già in atto e sempre più da plasmare, come dimostra anche il lavoro del collega Dardust, dove i generi si sciolgono e si mischiano andando verso qualche cosa di “altro”, dai contorni comunque molto pop. Nel pentolone di “X2”, il suo producer album, ha mischiato itpop, elettronica, pop, cantautorato, urban, trap e rap, dando vita a una pozione magica che fa aprire gli occhi sullo stato attuale di buona parte della musica italiana di oggi. Lo sgretolamento della Dark Polo Gang non gli ha impedito di continuare a lasciare il segno. E gli altri?

Pyrex ha ucciso il suo alter ego

Pyrex - che all’epoca di “Full Metal Dark” aveva 21 anni e oggi ne ha 29 - si è trasformato, come un Pokémon. È diventato semplicemente Dylan (il suo vero nome è Dylan Thomas Cerulli), “uccidendo” il suo alter ego. Ha comunicato il cambiamento mettendo in scena un funerale, girato nella Casa Madre dei Mutilati e Invalidi di Guerra a Roma, salutando il passato e dando il benvenuto a Dylan. Si era già presentato in queste nuove vesti con i due singoli “Rasoi” e “Rigor mortis”, e con “Per averti” insieme a Rkomi. Dylan pubblicherà “Love is war”, il suo primo album da solista dopo l’esperienza con la Dark Polo Gang, in uscita venerdì 12 maggio Il disco sancirà la nuova direzione artistica del rapper, che si è preso il giusto tempo per mettere a fuoco nuove idee.

Un progetto che ha l’ambizione di far coesistere coerentemente lo stile più crudo e street degli esordi con l’apertura alle sperimentazioni melodiche e a tematiche intime e introspettive intraprese nella nuova strada. Ci riuscirà? I nuovi singoli (nel disco ci sono collaborazioni con nomi come Rkomi, Ernia, Guè, Noyz Narcos, Tony Effe, Gaia e Icy Subzero) appaiono molto vari, ma non del tutto convincenti. Queste le parole con cui Dylan sembra chiudere con certi stilemi del passato: “.Non mi considero lo stereotipo della trap: non mi piace più indossare gioielli, non ho tatuaggi, non ho frequentazioni tipiche da rapper e, nonostante sia stato tra i primi, non appartengo solo a quell’immaginario”.

Tony Effe: fedele alla linea

Tony Effe, di tutti è quattro, è quello che maggiormente è rimasto fedele alla trap ed è quello che è riuscito a dare una direzione alla sua carriera solista. Anche se spesso si parla più delle risse di cui è protagonista, rispetto alla musica che produce. Nel suo ultimo singolo “Boss”, prodotto da Drillionarie, Nicolò Rapisarda, questo il suo vero nome (24 anni quando uscì “Full Metal Dark”, 32 oggi), ha utilizzato la base della hit mondiale dei primi anni 2000 di 50 Cent “In da club”, riadattando il testo in chiave trap. Nel brano, l’ex Dpg, continua con il filone che lo ha reso famoso nella scena cioè quello dei soldi, della voglia di fama, del successo sopra tutto e tutti. Il pezzo pensato per i club regge, proprio come il suo album solista "Untouchable”, uscito nel 2021. 

Wayne: la sua nuova vita da ex trapper 

Wayne Santana - che quando il gruppo otto anni fa iniziò a far parlare di sé aveva 23 anni e oggi ne ha 31 - ha pubblicato il suo primo album solista “Succo di zenzero Vol.

2” (il titolo rievoca il disco del 2016, pubblicato quando ancora faceva parte del collettivo), nel 2022, cercando di uscire dai cliché della trap e provando a sperimentare, proprio come Pyrex. Il disco, in cui compaiono Sangiovanni, Myss Keta, Fred De Palma, Rhove, MamboLosco e Rosa Chemical, scavalca nel pop, ma senza mai essere realmente a fuoco. Ora è appena uscito il nuovo singolo “Dirty love”, che ha presentato dal vivo al Concerto del Primo Maggio: sul palco dell’evento Umberto Violo, questo il suo vero nome, ha portato la sua nuova vita da ex trapper pentito che un tempo cantava di collanoni e macchinoni e oggi invece su basi elettroniche anni ’80 canta “.ho messo il cuore nel caveau / non provo niente come un robot”. “Ho capito sulla mia pelle che la vera libertà non si misura in cosa siamo liberi di fare, ma in quanto siamo liberi di cambiare. Ci sono pregiudizi che ci limitano in maniera invisibile”, ha detto.

Una menzione a parte per Side

Menzione a parte per Side. Dopo essere uscito dalla Dark Polo Gang, a seguito di vari problemi personali, tra cui l'abuso di droga, Arturo Bruni ha iniziato la propria carriera solista nel 2018 pubblicando il suo primo singolo “Medicine”, dove racconta per la prima volta del suo periodo di depressione. Una traccia molto intensa a cui ne hanno fatto seguito altre. Nel 2019 ha pubblicato il suo primo album in studio “Arturo”, mentre nel 2021 è uscito “Il ritorno del vero”. Arturo Bruni, questo il suo nome, non ha cercato altre wave, non ha voluto reinventarsi, ma ha sempre raccontato chi è con la musica e l’attitudine che lo hanno sempre caratterizzato. Può piacere o meno, ma risulta autentico in quello che fa.

Scheda artista:   
Dark Polo Gang
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