CRISTIANO VIII già re di Norvegia, poi re di Danimarca in "Enciclopedia Italiana" - Treccani - Treccani

CRISTIANO VIII già re di Norvegia, poi re di Danimarca

Enciclopedia Italiana (1931)

CRISTIANO VIII già re di Norvegia, poi re di Danimarca

Herbert Theodor Lundh

Nato il 18 settembre 1786, era figlio del principe ereditario Federico (fratellastro di Cristiano VII). L'educazione ricevuta aveva svegliato in lui, dotato di vivido ingegno, l'interesse per l'arte e per la letteratura, che egli conservò per tutta la sua vita; mentre, nei molti anni passati come principe ereditario, egli acquistò un'esperienza nell'amministrazione dello stato quale prima di lui non aveva nessun regnante in Danimarca.

Il primo incarico che egli ebbe fu quello di luogotenente della Norvegia nel 1813, e l'opera svolta da lui per l'indipendenza della Norvegia sotto la corona della Danimarca gli procurò l'amore della popolazione. Essendosi i Norvegesi rifiutati nel 1814 di riconoscere le clausole della pace di Kiel, riguardanti l'annessione del loro paese alla Svezia, e avendo proclamato l'indipendenza della Norvegia, C. fu eletto re il 17 maggio. Pur essendo per carattere un autocrate conservatore, egli dovette approvare una forma di governo democratica. Quando poi le grandi potenze si rifiutarono di riconoscere il nuovo regno, egli non si sentì abbastanza forte da difendere la sua posizione e, dopo che il paese fu occupato dall'esercito svedese, abdicò il 10 ottobre 1814. Però, con abili trattative, C. riuscì ad ottenere per la Norvegia una posizione d'una certa indipendenza nel Regno Unito con la Svezia. Ritornato nella Danimarca, fu per alcuni anni governatore dell'isola Tyen. Nel 1831 ottenne un posto nel consiglio di stato; e per quanto dimostrasse in esso uno spirito conservatore, era sempre considerato liberale nel paese, grazie al suo contegno negli avvenimenti della Norvegia. Così, quando salì al trono danese nel 1839, gli venne richiesta da varie parti una costituzione liberale. Contro tutte le aspettative, C. rispose con un rifiuto, dichiarando di voler concedere sì tutte le riforme necessarie, ma conservando i pieni poteri. E, infatti, a lui si devono diverse riforme importanti. Fu molto migliorata la posizione dei contadini; nel 1841 fu introdotta l'autonomia amministrativa dei comuni; con una saggia politica di economie si migliorarono le finanze e per la prima volta fu reso pubblico da lui il bilancio dello stato. Furono pure molto notevoli le riforme che egli fece nel 1842 nell'esercito, che ci spiegano i successi ottenuti dai Danesi nella guerra con la Prussia nel 1849.

Meno felice fu l'azione svolta da C. nella spinosa questione dei ducati di Schleswig e Holstein. Qui si mostrò il lato debole del suo carattere, l'incapacità di prendere delle risoluzioni importanti, per conservare a lungo dei buoni rapporti con tutti. Per quanto egli simpatizzasse con la tendenza di dare alla lingua danese maggiore preponderanza in quei ducati, il suo voler contentare tutti causava una crescente irritazione in tutti. Negli ultimi anni della sua vita, C. riconobbe la necessità di rendere più moderno il suo governo, ma la morte lo colse, il 20 gennaio 1848, prima che egli potesse effettuare i suoi piani.

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