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Il diritto alla felicità nella costituzione americana, Guide, Progetti e Ricerche di Diritto

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Scarica Il diritto alla felicità nella costituzione americana e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Diritto solo su Docsity! IL DIRITTO ALLA FELICITÀ NELLA COSTITUZIONE AMERICANA Negli Stati Uniti il diritto alla felicità è espressamente contemplato nella Dichiarazione d’indipendenza. Essa fu redatta dalla cosiddetta Commissione dei Cinque (Thomas Jefferson, principale redattore, John Adams, Benjamin Franklin, Robert R Livingstone e Roger Sherman) e approvata dal Congresso il 4 luglio del 1776 (oggi celebrato come giorno dell’indipendenza). In essa tredici colonie britanniche proclamano la propria indipendenza dalla corona inglese, adducendo le motivazioni. La (ricerca della) felicità è uno dei grandi temi che caratterizza la Dichiarazione d’indipendenza, in cui i Padri Fondatori affermano: “Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono stati dotati dal loro Creatore di alcuni diritti inalienabili, che tra questi sono la vita, la libertà e la ricerca della felicità. Che allo scopo di garantire questi diritti, sono creati fra gli uomini i governi, i quali derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati. Che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare tali fini, è diritto del popolo modificarla o abolirla, e creare un nuovo governo, che si fondi su quei principi e che abbia i propri poteri ordinati in quel modo che gli sembri più idoneo al raggiungimento della sua sicurezza e felicità.” Probabilmente per la prima volta nella storia, l'Atto che fondava una Nazione proclamava in termini così netti che ogni uomo ha diritto di perseguire la Felicità. Inoltre, sembra che il diritto alla felicità sia stato inserito da Franklin nella Dichiarazione d’indipendenza su suggerimento di un giurista e filosofo italiano (ed in particolare napoletano), Gaetano Filangieri. Nel 1780, Filangieri scriveva, infatti, ne ‘La Scienza della Legislazione’: “Nel progresso concreto del sistema di leggi sta il progredire della Felicità nazionale, il cui conseguimento è il fine vero del governo, che lo consegue non genericamente ma come somma di Felicità dei singoli individui”. Sulla Dichiarazione d’Indipendenza si ritiene, vi sia stata anche l’influenza del filosofo inglese John Locke. Nei trattati politici di Locke, la parola felicità non ricorre spesso, ma ad un certo punto il filosofo chiarisce che a suo avviso esistono due tipi di felicità: quella eterna, che l’uomo deve perseguire attraverso un’esperienza personale e convinta di Fede, e quella terrena, che è compito del governo garantire. Alla felicità la Costituzione americana dedica sostanzialmente il IV e il V emendamento: - IV Emendamento: Il diritto dei cittadini a godere della sicurezza per quanto riguarda la loro persona, la loro casa, le loro carte e le loro cose, contro perquisizioni e sequestri ingiustificati, non potrà essere violato; e nessun mandato giudiziario potrà essere emesso, se non in base a fondate supposizioni, appoggiate da un giuramento o da una dichiarazione sull’onore e con descrizione specifica del luogo da perquisire e delle persone da arrestare o delle cose da sequestrare.

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Il collegamento tra il diritto alla felicità, contenuto nella rivoluzione americana, e l'epicureismo.
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