Regionali Basilicata, Follia: "La via d'uscita siamo noi" - Il Quotidiano del Sud
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In vista delle imminenti elezioni regionali della Basilicata, l’intervista al candidato Eustachio Follia, esponente di Volt


Il ciclo delle interviste del Quotidiano ai candidati alla presidenza della Regione Basilicata si chiude con le risposte di Eustachio Follia, esponente di Volt.

Follia, dal 1 gennaio 2019 al 1 gennaio 2024 la popolazione lucana è scesa da 558mila a 533mila persone, perdendo 25mila residenti. Come evitare che nel 2029 si scenda sotto il mezzo milione?

Con Volt abbiamo fatto un lungo viaggio nei paesi della Basilicata. La realtà che ci è stata sbattuta in faccia è quella di un territorio che, svuotandosi, perde energie, come un corpo che si dissangua. Perde anche il suo sistema di valori, la sua identità. Siamo una regione in cui il 73% del territorio è inabitato, per effetto dello spopolamento, innanzitutto, che colpisce 126 dei 131 Comuni lucani. Praticamente tutti. Questo non si chiama più spopolamento: questa si chiama ‘estinzione’. Non è difficile qui essere disillusi: chiudono le scuole; chiudono gli uffici postali e gli sportelli bancari, mentre interi reparti ospedalieri vengono spostati, dai nostri ospedali scappassero medici, infermieri, tecnici. In Basilicata si va avanti così per abitudine: politici inutili e annoiati che fanno sempre le stesse cose. Diminuisce la popolazione e si tagliano i servizi: si tagliano i servizi e la popolazione diminuisce ancora. Tutto il programma di Volt ha la finalità di invertire il trend. Una delle nostre priorità riguarda la formazione e l’università: abbiamo proposto il più grande investimento italiano per una università. Oggi l’Unibas non funziona come dovrebbe, per questo dobbiamo investire in una offerta formativa sensata, servizi agli studenti, affitti calmierati e zero tasse universitarie. Il nostro è un programma per dare la possibilità ai ragazzi lucani di restare qui e attrarre giovani da ogni parte. In questo modo investiamo sulle competenze e sul futuro ed invertiamo il trend demografico. Proponiamo di implementare incentivi mirati all’insediamento di giovani famiglie e start-up in Basilicata, accanto a politiche di sviluppo infrastrutturale che migliorino la qualità della vita e l’accessibilità regionale. L’adozione di una strategia di smart working regionale può attrarre lavoratori da altre aree.

Una recente ricerca di Unioncamere e Anpal ha evidenziato che in Basilicata le imprese faticano più che nel resto d’Italia a trovare lavoratori, con ricadute pesanti sullo sviluppo dell’economia locale. Il governo Meloni sostiene che per risolvere il problema occorra incentivare la natalità, altri che occorra integrare forza lavoro di provenienza extracomunitaria. Lei in che direzione intende spingere al riguardo?

E’ anche questo un effetto dello spopolamento. La popolazione lucana è più anziana della media nazionale (che è già alta): se l’età media nazionale è di 46 anni, a Carbone, in provincia di Potenza, è di 58 anni. A Potenza – nel capoluogo di regione – ci sono più pensionati che lavoratori attivi: 89 occupati ogni 100 pensionati. Lo dice l’INPS. Insieme agli abitanti scompaiono anche le imprese e le attività produttive, diminuisce il numero dei contribuenti, e questo impatta sulla finanza pubblica (anche a livello locale) con effetti anche sul Pil. Per combattere la carenza di manodopera, suggeriamo un doppio approccio: da un lato, incentivare la formazione professionale in settori chiave attraverso partenariati tra università e imprese; dall’altro, facilitare l’integrazione di lavoratori extracomunitari, garantendo al contempo processi di inserimento efficaci e rispettosi delle norme locali, in un territorio, ribadisco, che per il 73% è desertificato.

Total, come rivelato soltanto nei giorni scorsi proprio dal Quotidiano, pensa di estrarre petrolio e gas da Tempa Rossa fino al 2068. Eni non ha mai indicato una data né l’ammontare delle riserve in Val d’Agri, ma continua a fare investimenti a lungo termine. Non è il caso di ripensare, assumendo questa nuova prospettiva temporale, l’impiego delle risorse che ne derivano per la regione e i comuni a livello di royalty e compensazioni ambientali?

Intanto una considerazione preliminare: il petrolio non ha reso più ricchi i cittadini lucani, casomai abbiamo un territorio più inquinato. Quindi è necessario pensare ad una strategia che preveda di reinvestire le royalty questi in progetti di sostenibilità ambientale e sviluppo economico diversificato per ridurre la dipendenza dalla industria estrattiva. Dobbiamo imporre alle multinazionali del petrolio di realizzare qui investimenti sostenibili e in grado di creare realmente occupazione, come hanno già fatto in altre regioni.

Lei come immagina la Basilicata dei nostri figli e nipoti nel 2068, quando le estrazioni di petrolio saranno finite?

Andando avanti così, con destra e sinistra che fanno le stesse cose da decenni, immagino che la Basilicata non esisterà più ben prima del 2068, ma sarà smembrata e accorpata ad altre regioni. La nostra proposta nasce dall’urgenza di evitare tutto questo, per cui immaginiamo una Basilicata in cui l’innovazione e la sostenibilità guidano lo sviluppo: un’economia diversificata, energia rinnovabile integrata, e un sistema educativo e sanitario all’avanguardia che trattiene e attira giovani talenti.

Perché non utilizzare almeno una parte di questi miliardi di euro di royalty attesi nei prossimi decenni per sviluppare strade e collegamenti all’interno della regione consentendo a merci e persone di muoversi più facilmente anche in direzione dei principali snodi logistici extra regionali?

E’ quello che stiamo dicendo. Proponiamo l’uso di una parte delle royalty per sviluppare infrastrutture di trasporto moderne che collegano la Basilicata con i principali snodi logistici, migliorando così l’accessibilità e l’attrattività economica della regione. Dobbiamo alzare la testa e guardare anche ad altre opportunità: all’Euromediterraneo, una regione che cresce, dinamica, in cui un terzo della popolazione ha meno di 24 anni. Dobbiamo essere in grado di guardare al futuro.

Come giudica il fatto che anche questa legislatura si stia chiudendo senza l’approvazione di strumenti utili agli uffici regionali per la gestione corretta delle pratiche sulle attività estrattive e sull’autorizzazione di impianti eolici e fotovoltaici come il piano delle acque il piano paesaggistico?

Credo che in questo ci sia una studiata consapevolezza. Per evitare ulteriori ritardi legislativi, è fondamentale stabilire procedure chiare e trasparenti per la gestione delle risorse naturali e per l’approvazione di progetti energetici, garantendo al contempo la partecipazione e l’informazione pubblica.

Nel 2010 la Regione aveva assunto un ruolo proattivo nei rapporti con Fiat, incentivandone la permanenza in Basilicata anche attraverso l’impiego di risorse proprie per la costruzione di una struttura a servizio della casa automobilistica come il Campus Manufacturing di San Nicola di Melfi. Possibile che adesso, con Stellantis e duemila lavoratori già mandati a casa, non si riesca a fare di meglio che offrire contributi a nuove iniziative imprenditoriali e appellarsi al governo per gli incentivi all’acquisto di nuove auto?

I buoi sono fuggiti: Stellantis è un colosso straniero e né il Governo né la Regione sono stati in grado di relazionarsi efficacemente. Quello che si può fare, adesso, è creare un ecosistema di infrastrutture e di competenze che renda conveniente per le imprese investire qui, Incoraggeremo la collaborazione tra il settore pubblico e le imprese, sostenendo iniziative che promuovano l’innovazione e la riqualificazione in settori chiave come quello automobilistico, per non dipendere esclusivamente dagli incentivi statali.

Il governo punta a trasferire la gestione delle dighe lucane dall’Ente irrigazione Puglia Lucania e Irpinia a una nuova società, Acque del Sud, nel cui capitale è prevista la presenza delle regioni, dello Stato e di un socio privato. La Regione Puglia ha annunciato l’intenzione di associarsi con un’impresa privata per provare ad acquisire quella quota del capitale sociale riservata al socio privato di Acque del Sud. In Basilicata non risultano avviate iniziative simili. Non pensa che i lucani debbano provare a mantenere il controllo di impianti che insistono prevalentemente sul suo territorio?

Non so se definirla ipocrisia o schizofrenia istituzionale. Da un lato si vuole introdurre l’autonomia differenziata, dall’altra si mortificano i territori. È cruciale che la Basilicata mantenga il controllo sui propri impianti idrici. Proponiamo di esplorare collaborazioni, anche istituzionali, che pongano le fondamenta per un efficace controllo regionale delle risorse idriche.

La sanità lucana soffre di numerosi problemi. Come aumentare la quantità e la qualità delle prestazioni erogate per fermare la crescita dell’emigrazione dal sistema sanitario regionale verso il privato e le strutture di altre regioni?

La sanità lucana sta attraversando una crisi di una portata che non ha precedenti. La Regione ha messo in atto una progressiva riduzione delle prestazioni, con il risultato di causare un enorme fenomeno di migrazione sanitaria. Il conto delle prestazioni sanitarie in ospedali al di fuori della Basilicata e nei centri convenzionati è circa 67 milioni di euro l’anno. I più penalizzati sono i bambini. C’è una diminuzione progressiva dei medici di famiglia in regione, da 475 nel 2019 a 435 nel 2021. Mancano infermieri, specialisti in particolari discipline (pediatri, anestesisti, psichiatri). I temi sui quali si concentra l’attenzione di Volt sono i seguenti: garantire a tutti i cittadini la possibilità di potersi curare nello stesso modo indipendentemente dal proprio status sociale, economico e culturale; rafforzamento della prevenzione e creazione di una rete tra ospedale e territorio; riduzione delle liste di attesa. Attraverso azioni per far fronte alla mancanza di medici e infermieri; la stabilizzazione dei precari; rafforzamento della medicina territoriale e la riorganizzazione della rete ospedaliera. L’innovazione in ambito sanitario può rappresentare la leva per la riduzione di alcuni costi (al fine di riversare le somme in altri ambiti sanitari), per supportare e abilitare la trasformazione del sistema sanitario e sociale con un utilizzo pervasivo della tecnologia e dei dati.

La scorsa legislatura è stata segnata da diverse turbolenze interne alla maggioranza in Consiglio che hanno condizionato in vario modo anche l’azione della giunta. Come pensa, da governatore eletto, di evitare che questo tipo di problemi ingessi l’operato della prossima amministrazione regionale?

E’ sotto gli occhi di tutti che in Basilicata destra e sinistra hanno distrutto la politica e fanno esattamente le stesse cose da decenni, in un o scandaloso accordo consociativo che è sotto gli occhi di tutti. Per cui le maggioranze si compongono e si scompongono con assoluta indifferenza, cambi di casacca, presidenti e segretari di partito che vanno da una parte all’altra. La politica è assorbita esclusivamente da queste dinamiche. Con Volt, abbiamo voluto fare il percorso inverso: conoscere a fondo il territorio, elaborare proposte ed offrirle ai cittadini: questo è il nostro collante.

Cosa si impegna a fare, come governatore eletto, di qui a un anno?

Due cose: rilancio dell’università e riforma del sistema sanitario regionale.

Uno studio realizzato nei giorni scorsi dalla Libera università delle donne ha evidenziato che esiste una diffusa insofferenza che spinge tanti giovani ad andare via dalla Basilicata per un sistema di potere che viene avvertito come clientelare e soffocante, un ostacolo allo sviluppo della Basilicata. Cosa pensa di fare al riguardo?

Viene insegnato che in posti come i nostri non c’è spazio per sognare; il lavoro, la carriera professionale, la realizzazione… sono soltanto fuori! Partire o restare: essere linfa per costruire il futuro qui oppure andare altrove. Dobbiamo insegnare ai ragazzi non come scappare, ma come poter restare: non certo per una forma di nostalgia regressiva, di inerzia, immobilismo. Al contrario, restare deve essere la base fondativa, il punto di partenza di nuovi progetti, nuove aspirazioni, nuove rivendicazioni basate sulle motivazioni, sulle competenze e sulla meritocrazia. Altrimenti è tutto inutile, come è inutile la retorica neoromantica dei nostri paesi: non c’è bisogno di questo, c’è bisogno di investire energie. Perché i paesi non si ripopolano e non si riversano con gli slogan, oppure ristrutturando qualche casa. Disturbano certe false celebrazioni, disturba quella politica che fa il contrario di quello che dice. Destra e sinistra hanno pensato solo a sé stessi. E allora noi cambiamo tutto!

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