Braga: “Schlein nel simbolo era una scommessa per ottenere il massimo risultato, non una mossa personalistica” - la Repubblica

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Braga: “Schlein nel simbolo era una scommessa per ottenere il massimo risultato, non una mossa personalistica”

Braga: “Schlein nel simbolo era una scommessa per ottenere il massimo risultato, non una mossa personalistica”
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Intervista alla capogruppo Pd alla Camera: “Ci sono momenti in cui si pensa a scelte straordinarie. Ora va bene così, le liste sono forti. Prodi critico? Bisogna fare di tutto per battere la destra”

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«Non è mai stato un atto di personalismo l’idea di Elly Schlein di mettere il suo nome nel simbolo del Pd, ma ci sono momenti in cui si pensa anche a scelte straordinarie proprio per ottenere il massimo risultato. Queste Europee sono una sfida decisiva». Chiara Braga è la capogruppo dem alla Camera.

Come sono passate queste ventiquattr’ore di fibrillazione sul nome di Schlein nel simbolo?

«Sono state ore di riflessione, prima di tutto della segretaria. Abbiamo discusso in direzione, e poi Elly ha deciso. Ci chiamiamo Partito democratico non a caso».

Dopo quelle che lei chiama discussioni, e che sono state divisioni e polemiche, Schlein ha fatto retromarcia.

«Non una retromarcia, la questione era rimasta aperta. Le liste in direzione si sono chiuse con l’approvazione unanime delle candidature, l’ok a Schlein capolista al Centro e nelle Isole. L’obiettivo della segretaria è sempre stato, ed è, quello di ottenere il il massimo risultato per il Pd, mettendosi in gioco in prima persona, perché siamo davanti a una sfida cruciale per l’Europa e per battere la destra sovranista».

Il nome Schlein nel simbolo avrebbe fatto la differenza? E valeva la pena snaturare il Pd, che non è un partito personale?

«Ripeto: era una ipotesi. Ma ora il fatto che il nome della segretaria non sia nel simbolo non la farà arretrare di un millimetro nel suo impegno, così come sarà compatto quello di tutti noi e dei candidati e delle candidate che sono persone di qualità, che si sono messi a disposizione per una Europa solidale, sostenibile e sociale».

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Lei era favorevole al simbolo Pd con il nome di Schlein?

«Io ho capito il senso di quella ipotesi straordinaria. Però l’obiettivo era unire tutto il Pd in questo. Non ho mai pensato, conoscendola, che Elly volesse personalizzare, che stesse compiendo una mossa personalistica, bensì la scommessa evidente è stata, ed è, di massimizzare il risultato per il Pd. Ora va bene così. Le liste sono forti, competitive, plurali».

La segretaria tornerà all’idea originaria di candidarsi ovunque, quindi capolista al Centro e nelle Isole, ma presente comunque nelle altre circoscrizioni?

«Le liste le abbiamo approvate in direzione, e vogliamo subito iniziare la campagna elettorale senza perdere tempo perché, come dice Pierluigi Bersani: “Dobbiamo darci dentro”. Ci sono ancora alcuni aspetti da chiudere, ma non modifiche radicali».

Dove Schlein si candida, sulla base del meccanismo delle preferenze per le Europee, le altre candidate dem saranno penalizzate?

«Dove è candidata, ma anche dove non lo è, farà una campagna per valorizzare tutti i candidati e le candidate. Questo sospetto di una segretaria che candidandosi avrebbe potuto penalizzare le donne, non è mai esistito. Elly non è solo la prima segretaria donna, ma anche la prima segretaria femminista del Pd e direi che tutti, a cominciare dagli uomini del partito, dovremmo essere orgogliosi».

Da Conte c’era da aspettarsela la critica a Schlein, ma da Romano Prodi meno. Il Professore, “padre” del Pd, contesta le candidature dei leader che tanto poi non vanno a Bruxelles. Non crede che abbia qualche ragione?

«È stato chiaro e onesto l’approccio con cui la segretaria si presenta alle Europee, ribadendo che resterà in Italia a dare battaglia a questo governo per la sanità pubblica, contro l’autonomia differenziata e contro un Def che non dà risposte al Paese. Le parole di Prodi sono sempre importanti, però gli attacchi alla democrazia sono tali da richiedere che si faccia tutto il possibile, in ogni modo, per battere la destra».

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Se non raggiunge almeno il 20%, Schlein perde tutto: è “o la va o la spacca” esponendosi così?

«Non ha timore Elly di mettersi in gioco, perché la partita è troppo importante e richiede una dose di coraggio in più. Non metto asticelle».

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