La famiglia del Duce: che fine hanno fatto i figli di Mussolini? - Focus.it
Storia

La vera storia della famiglia del Duce: che fine hanno fatto i figli (e i nipoti) di Mussolini?

Dalla moglie Rachele, Benito Mussolini ebbe cinque figli: Edda, Vittorio, Bruno, Romano e Anna Maria. Chi erano? E che cosa hanno fatto nella vita?

C'è una scena che probabilmente si fissò indelebile nella mente di Romano Mussolini. Aveva 18 anni, stava suonando il piano nel salone di Villa Feltrinelli a Gargnano, sul Lago di Garda, quando entrò il padre e lo salutò. Per l'ultima volta. Era infatti il 18 aprile del 1945, le sorti della guerra e della Repubblica di Salò erano ormai segnate, Benito Mussolini era in partenza per Milano, per un ultimo, disperato quanto vano tentativo di trattare con il Comitato di liberazione nazionale.

 

I figli con donna Rachele. La moglie Rachele Guidi e i figli più piccoli, Romano e Anna Maria (16 anni) non lo rividero mai più vivo. Le loro strade si incrociarono di nuovo il 25 aprile a Como, dove i tre familiari e il duce si trovarono nello stesso momento, ma lui non li volle incontrare. A Como, il duce rimase solo poche ore, prima di ripartire ed essere infine arrestato due giorni dopo. Donna Rachele e i ragazzi erano diretti in Svizzera, seppur con poche speranze di riuscire a varcare il confine.

Mussolini e il figlio Vittorio infatti già dall'agosto del 1944 avevano tentato invano di ottenere dalle autorità svizzere un lasciapassare per le donne e i bambini della famiglia: oltre che per la moglie e i figli anche per nuore e nipoti. E così quando il 26 aprile 1945 Rachele arrivò al confine, senza lasciapassare, le fu rifiutato l'espatrio. Tornati a Como, furono fermati nei giorni successivi condotti in una sede del comando alleato. Dopo qualche giorno madre e figli vennero presi in consegna dagli e internati in un campo a Terni per tre mesi. Qui, come raccontava spesso nelle interviste Romano, seppero della morte di Benito, leggendo la notizia sulla prima pagina dell'edizione nazionale dell'Unità del 1° maggio del1945. A luglio vennero poi trasferiti al confino a Ischia.

Edda in Svizzera. Una Mussolini però ce l'aveva fatta. Edda, la primogenita 35enne di Benito e Rachele, era fuggita i primi di gennaio del 1944, poco prima che si aprisse a Verona il processo-farsa per i traditori della seduta del Gran consiglio del 25 luglio 1943.Tra gli imputati – che votando a favore dell'ordine del giorno Grandi avevano esautorato il duce – vi era anche il marito di Edda, Galeazzo Ciano. Lei aveva fatto di tutto per salvarlo: aveva implorato il padre di concedergli la grazia e minacciato di rendere noti i diari del marito (li vendette poi al Chicago Daily News e uscirono nell'aprile del1945).

Ma tutto fu vano e, condannato, Ciano venne fucilato l'11 gennaio 1944. Edda invece, dicevamo, riuscì a entrare clandestinamente nel Canton Ticino, dove a Neggio si ricongiunse con i figli Fabrizio, Raimonda e Marzio (di 14, 12 e8 anni), fatti espatriare un mese prima.

 

Successivamente, dopo un breve periodo passato in un convento, fu ricoverata in una clinica del Canton Vallese, dove lo psichiatra André Répond redasse una relazione su di lei, diagnosticandole seri disturbi dovuti al difficile clima familiare e alla tragedia vissuta (oggi si direbbe un disturbo post-traumatico da stress).Nell'agosto del 1945, espulsa dalla Svizzera, rientrò in Italia e fu mandata al confino sull'isola di Lipari, nelle Eolie. Qui ebbe una scandalosa, e segreta, storia d'amore con un partigiano comunista, Leonida Bongiorno, che aveva combattuto nella resistenza francese. Dopo meno di un anno poté usufruire dell'amnistia voluta da Togliatti e si trasferì con i figli a Roma, nel quartiere Parioli, in un attico di proprietà dei Ciano.

Vittorio in Argentina. Che fine aveva fatto, invece, l'altro dei figli di Mussolini, Vittorio? Quel giorno di aprile del 1945 lui, il più grande dei figli maschi (all'epoca 29enne) aveva seguito il padre a Milano, ma poi non si era aggregato alla colonna diretta verso Como. E questa decisione gli salvò la vita. Dovette tuttavia rimanere nascosto a lungo perché rischiava, se fosse stato riconosciuto, un'esecuzione sommaria. Nel 1946, con un passaporto falso, riuscì a imbarcarsi per l'Argentina, dove rimase per vent'anni.

 

La moglie di Vittorio, Orsola Buvoli, si trovava in quelle ore convulse del '45 nella loro residenza di Como, a Villa Stecchini, insieme ai figli Adria e Guido. Nella stessa città vi era anche l'altra nuora del duce, Gina Ruberti, vedova del suo terzogenito, Bruno (morto in un incidente aereo nel 1941), con la figlia piccola Marina.

Il genero Galeazzo Ciano. Negli Anni '50, rientrata dal confino ischitano, Rachele tornò in possesso di due delle sue tre ville confiscate dopo la guerra: Villa Carpena e Rocca delle Caminate (un castello medievale ricostruito, residenza estiva dei Mussolini nel Ventennio) entrambe in provincia di Forlì. Vi era poi Villa Mussolini a Riccione, che però rimase di proprietà del demanio. E mentre la Rocca fu venduta, Villa Carpena venne eletta a sua dimora fissa, nonché luogo di incontro per tutta la famiglia, che dopo la morte del capostipite si era dispersa in mille rivoli.

Le riunioni familiari servirono anche per ricucire alcuni rapporti che si erano un po' raffreddati, su tutti quello tra Edda e la madre dopo la tragica fine di Galeazzo Ciano. Rachele pare fosse infatti più intransigente del marito nei confronti dei "traditori" del 25 luglio e quindi anche del genero.

Le due donne, che riallacciarono i rapporti a partire dal 1946, erano peraltro molto diverse: pragmatica, schiva e conservatrice la madre; mondana, raffinata e alla moda la figlia. Basti pensare che Edda fumava e guidava l'auto, cose all'epoca non comuni per le donne. Ma qualcosa le aveva accomunate in quei drammatici anni di fine guerra: entrambe avevano assistito impotenti alla condanna a morte del marito.

Drammi di famiglia. Nel Dopoguerra altri drammi colpirono i Mussolini. Nel 1946 Gina, durante una gita in motoscafo con un'amica e tre militari inglesi, annegò. La figlia Marina, una bambina di soli cinque anni, rimase orfana e fu cresciuta dalla nonna materna con l'aiuto economico della zia Edda. Quella non fu l'ultima delle disgrazie della famiglia. Nel 1968, a soli 38 anni, morì per le complicanze di una malattia anche Anna Maria.

A pochi anni dal suo matrimonio con Giuseppe Negri – conduttore televisivo noto con il nome di Nando Pucci – e dalla nascita delle loro due figlie, Silvia di sette anni e Edda di cinque. Un anno prima della morte della sorella, Vittorio era rientrato in Italia e si era trasferito a Villa Carpena con la madre e la nuova compagna, Monica Buzzegoli (che sposò in seconde nozze nel '74). Quando nel 1979 donna Rachele morì, Vittorio, o "il comandante" come era soprannominato, divenne il fulcro della famiglia e il custode della memoria del padre. Negli Anni '30 e '40 aveva lavorato come produttore e sceneggiatore cinematografico (con lo pseudonimo di Tito Silvio Mursino, anagramma deluso nome) e come direttore della rivista di critica Cinema, ma negli ultimi anni fece vita molto ritirata, non accettò mai incarichi politici e ricoprì solo cariche onorarie.

 

Musicisti e scrittori. L'attività principale di Romano fu invece la musica. Era un pianista autodidatta, che aveva imparato a suonare a orecchio, senza leggere la musica (suonava anche il banjo e la fisarmonica). In famiglia peraltro tutti suonavano: Edda e Anna Maria il piano, Bruno la tromba e Benito il violino. Romano cominciò ad esibirsi negli Anni'50 in Italia usando lo pseudonimo di Raymond Full. Fino al 1956, quando partecipò al Festival del jazz di Sanremo con il suo vero nome.

Fece tournée in tutto il mondo. Tra un concerto e l'altro viveva a Roma e nel 1962 sposò Maria Scicolone, sorella di Sofia Loren, da cui ebbe due figlie, Elisabetta e Alessandra.

Dopo il divorzio, in seconde nozze (1990) con l'attrice Carla Maria Puccini ebbe un'altra figlia, Rachele. Negli Anni '70 si dedicò all'altra sua grande passione, la pittura, e in seguito, come molti familiari di Mussolini, scrisse un libro sul padre: Il Duce, mio padre (2004). Del nonno parlò anche Fabrizio Ciano, vissuto in Costa Rica fino alla morte (2008), nel suo Quando il nonno fece fucilare papà (1993). Il libro ripercorre quella vicenda storica dal punto di vista del dramma familiare. Buona parte dei Mussolini oggi riposa nella cripta di famiglia nel cimitero di San Cassiano a Predappio (Forlì). Lì, insieme a Benito, vi sono Rachele, Anna Maria, Romano, Bruno, Vittorio e alcuni consorti: Gina, Orsola, Monica, Giuseppe e figli. Edda, morta nel '95, è sepolta a Livorno nel Cimitero della Purificazione, accanto al marito Galeazzo Ciano.

Articolo tratto da Focus Storia, Chi ha ucciso Mussolini (n.202, agosto 2023). Perché non ti abboni? 

9 settembre 2023 Federica Ceccherini
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