LE TRADUZIONI DI POESIA – WALLACE STEVEN Mattino domenicale (II) - International Web Post

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LE TRADUZIONI DI POESIA – WALLACE STEVEN Mattino domenicale (II)

Dopo Edgar Lee Masters ecco un altro poeta statunitense: Wallace Stevens. Il n. 11 di POESIA ci informava che Mattino domenicale, nell’edizione di Einaudi del 1954, esaurito da molti anni, era finalmente atteso in ristampa.

Massimo Bacigalupo e Nadia Fusini avevano nel frattempo curato le traduzioni de Il mondo come meditazione, Note verso la funzione suprema e L’angelo necessario.

Wallace Stevens (Reading, Pennsylvania, 1879 – Hartford 1955), dopo una laurea a Harvard e studî alla New York Law School, divenuto avvocato nel 1904, lavorò dal 1916 come legale di un’importante compagnia di assicurazioni di Hartford, della quale fu poi vicepresidente. L’esordio, in piena maturità, su riviste come Poetry e Trend, lo proiettò subito tra le voci più notevoli del movimento modernista, e la sua prima raccolta, Harmonium (1923), rappresenta già un punto d’arrivo importante di una ricerca poetica in cui l’immaginazione e lo spessore metaforico del linguaggio occupano un ruolo assolutamente centrale. Nelle successive Ideas of order (1935) e The man with the blue guitar (1937), attraverso un linguaggio sempre più denso e astratto, S. approfondì la concezione della creatività come forma di conoscenza, vera e propria “religione della poesia” secondo la quale l’artista è in grado di vivificare il carattere immanente della realtà fino a giungere a un’opera di organizzazione del caos.

Dopo Parts of a world (1942), S. pubblicò l’importante Notes towards a supreme fiction (1942; trad. it. nella rivista Letteratura, 1954), sorta di trattato in versi sulla poesia, poi ricompreso nella successiva raccolta Transport to summer (1947); a quest’ultima seguirono The auroras of autumn (1950), Selected poems (1953) e l’edizione complessiva The collected poems of W. S. (1954), comprendente una sezione di poesie inedite, The rock. Va ricordata la produzione saggistica (The necessary angel: essays on reality and the imagination, 1951; trad. it. 1988), che testimonia tra l’altro l’attenzione di S. ai rapporti tra poesia e arti visive. Oltre a Opus posthumous (1957; ed. accr. 1989), che raccoglie poesie, drammi e prose sparse, postumi sono usciti, a cura della figlia Holly, l’epistolario di S. (Letters, 1966) e una scelta dai diarî giovanili (Souvenirs and prophecies, 1977). Tra le edizioni italiane sono da ricordare Mattino domenicale e altre poesie (1954), Il mondo come meditazione. Ultime poesie 1950-1955 (1986) e l’ampia silloge Harmonium. Poesie 1915-1955 (1954). In Italia la poesia di Stevens fu tradotta tempestivamente nel 1954 da Renato Poggioli, che intrattenne un’ampia corrispondenza con Stevens e ne citò stralci nel commento alla raccolta Mattino domenicale ed altre poesie.  «La poesia» affermò Stevens «è una risposta alla necessità quotidiana di afferrare bene il mondo.»  A nostro avviso non è secondo né a Eliot né a Pound, tant’è che nel 2015 escono Tutte le poesie, ed. Mondadori traduzione e curatela di Massimo Bacigalupo, nella Collana I Meridiani: da quell’articolo apparso su POESIA nel 1988 erano passati quasi trent’anni!

Ma torniamo a Poggioli e a quella storica corrispondenza epistolare. Come afferma il sito www.pangea.it, Wallace Stevens è  quasi intraducibile, realtà di cui è consapevole lo stesso poeta. Secondo Cesare G. De Michelis, “Poggioli è stato il più rilevante studioso italiano di letteratura russa moderna del primo dopoguerra, ma anche un colto e raffinato critico letterario nonché studioso di letterature comparate. Trasferitosi negli USA, ha poi contribuito in maniera significativa alla maturazione della slavistica e della teoria della letteratura americana”. Riguardo alla traduzione di Stevens, scrisse che “La poetica della traduzione è quella della difficoltà da vincere, se non sempre vinta: cioè si tratta d’una follia, come direbbe Re Lear, che ha il proprio metodo.” Non tutti i poeti sono traducibili, evidentemente, e non tutti possono tradurre altri poeti: non si tratta soltanto di valicare le barriere linguistiche, è quasi un rendere l’anima – se chi ci legge ha la benevolenza di passarci quest’espressione. Ecco perché, anziché aggiungere altro, preferiamo proporre una poesia di Mattino domenicale (la II) con le traduzioni di Massimo Bacigalupo e di Renato Poggioli.

II.
Why should she give her bounty to the dead?
What is divinity if it can come
Only in silent shadows and in dreams?
Shall she not find in comforts of the sun,
In pungent fruit and bright green wings, or else
In any balm or beauty of the earth,
Things to be cherished like the thought of heaven?
Divinity must live within herself:
Passions of rain, or moods in falling snow;
Grievings in loneliness, or unsubdued
Elations when the forest blooms; gusty
Emotions on wet roads on autumn nights;
All pleasures and all pains, remembering
The bough of summer and the winter branch.
These are the measure destined for her soul.

(Traduzione di Massimo Bacigalupo)

Perché dovrebbe dare le sue sostanze ai morti?
Cos’è la divinità se giunge solo
nei sogni e in ombre silenziose?
Non troverà forse nel conforto del sole,
In frutti pungenti e ali verdi, luminose,
o in ogni balsamo e bellezza della terra
Cose da amare come il pensiero del cielo?
La divinità vivrà dentro di lei:
passioni di piogge, umori di nevicate,
dolori in solitudine o esaltazioni incontrollate
quando il bosco è in boccio; folate d’emozioni
su strade roride nelle notti autunnali;
tutti i piaceri e le pene, ricordando
la fronda estiva e il ramo dell’inverno.
Queste le misure destinate a lei, all’anima.

(Traduzione di Renato Poggioli)

Perché darebbe ai morti il suo tesoro?
Divinità che vale, se venire
Non può che in sogni e in ombre silenziose?
Non troverà, o sole, nei tuoi agi,
In agri frutti e in ali d’oro verde,
Nei balsami e le grazie della terra,
Cose da amare quasi idea del cielo?
Vivere deve il dio dentro di lei:
In passioni di pioggia, ansie di neve,
Crucci di solitudine, trionfi
Di boschi in fiore, brividi notturni
Sulle vie rugiadose dell’autunno;
In pena e in gioia, ricordando il ramo
Verde d’estate ed arido d’inverno.
Tali son del suo cuore le misure.

Data:

19 Aprile 2024

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