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giovedì, Maggio 9, 2024

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UNO MAGGIO TARANTO, IN 30 MILA A CELEBRARE DIRITTI E MUSICA

di Mariangela Agrusti

L’Uno maggio tarantino è ritornato a suonare forte, con le parole dei “Cittadini e lavoratori liberi e pensanti”, e di numerosi artisti, anche quest’anno.

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Anche quest’anno, la manifestazione che si autofinanzia tramite la vendita di prodotti locali e e piccoli sponsor, è stata realiazzita sotto la direzione artistica dei recenti vincitori dei David di Donatello, Michele Riondino e Antonio Diodato, oltre che di Roy Paci. L’ obiettivo, riportare al centro dell’attenzione, il dibattito riguardante il ricatto lavoro-ambiente, oltre che a fare da megafono nei confronti di tematiche d’attualità. Si è parlato infatti, tra gli altri, di Palestina, di libertà di informazione con Nello Trocchia, e della condizione delle donne iraniane tramite Parisa Nazari dell’associazione “Donna, vita e libertà”.

A parlare di donne e, in particolare di femminicidio, si è elevata anche la voce della rapper tarantina Mama Marjas, accompagnata dal fedele deejay Don Ciccio, con ritmi e maschere afro. L’artista ha rappato rime contundenti contro il femminicidio, per poi coinvolgere il pubblico nei ritmi sudamericani de “La gente”: “La gente guarda indifferente, guarda chi combatte, chi va avanti, chi va controcorrente. Fa l’eolo, cambia il vento e gira la bandiera. Si vende, non difende i posteri e l’ambiente”. Incontro sfiorato con la protagonista del suo recente dissing, la cantante jazz Serena Brancale che, ospite della manifestazione, oltre ad aver dato sfoggio delle sue abilità canore riconosciute da grandi nomi del jazz come Quincy Jones jr, ha cantato, dopo l’ultima uscita, “La zia”, la recente hit virale, sempre in dialetto barese, “Baccalà”, rea, appunto, di aver generato il dissing dell’ artista tarantina. “Se incontrassi Mama Marjas? La saluterei”. Ha poi continuato: “Io faccio musica da sempre, non mi va di incasellare il jazz in una casella, amo sperimentare, come nei miei recenti brani”.

Tra i protagonisti più attesi della line up, Brunori Sas, che ha tirato fuori dal suo carnet musicale, i suoi classici, tra cui “La verità” e “Canzone contro la paura”. “La piazza è importante, non è scontata” ha dichiarato. Per poi continuare: “La musica scavalca tutti i muri. Mi accorgo che alcune mie canzoni, oltre che a gente vicina alle mie idee politiche, piacciono a persone lontana da me, quindi, o sto sbagliando qualcosa io, o sta arrivando qualcosa anche a loro”.  E infine: “Questa città è vicina al mio cuore, non mi vergogno nel dirlo, non riesco a fare la rockstar, sarà la paternità, sto diventando più simile a un prete”.

uno maggio

Tra gli ospiti più attesi, gli Area Open Project, ovvero Patrizio Fariselli, Stefano Fariselli, Walter Paoli e Claudia Tellini, cantante di estrazione jazz che, con una tecnica superlativa e una possente voce, è riuscita a tenere testa ad un’ eredità pesante come quella di Demetrio Stratos, che hanno omaggiato, a 45 anni dalla sua scomparsa, interpretando i bani più famosi della band. Tra i volti nuovi, il tarantino Cristiano Cosa, esibitosi per la prima volta sul palco, mentre usciva il suo singolo “La vita cos’è” che ha anche interpretato chitarra e voce, durante un’ entrata improvvisata in sala stampa.

Francesca Michielin che ha accontentato la quota pop di un pubblico composto da circa 30mila persone, ha, per l’occasione, creato una riscrittura di “Nessun grado di separazione”, ovvero “Nessun grado di retribuzione”, dedicata ai lavoratori che “ormai lavorano per caso”, oltre a rivolgere una riflessione ai musicisti privi di diritti “perché la cultura in questo paese sembra essere l’ultima ruota del carro”. Tra gli altri ospiti, Valerio Lundini e i Vazzanikki, il calabrese Naip, Willie Peyote e i Terraross con la loro pizzica.

Special guest, una band di eccezione, la Uno Maggio Orchestra, ormai rodata per l’occasione, composta da Roberto Angelini alle chitarre, Fabio Rondanini alla batteria, Gabriele Lazzarotti al basso, Adriano Viterbini alle chitarre, Andrea “Fish” Pesce alle tastiere, Rodrigo D’Erasmo al violino, Vincenzo Lato alle percussioni, Francesco Fratini alla tromba, Simone Alessandrini al sax e Tahnee Rodriguez ai cori.

A trainare verso le ultime battute il pubblico, Alessandro Mannarino, tra i più acclamati, che ha fatto scatenare il pubblico in danze. “Sono felice di essere qui. Questo uno maggio è diventato un avamposto per tutte le varie lotte”. E ha poi continuato: “L’ anno scorso rischiavano di rimetterci dei soldi, ma nessuno lascia la mano di nessuno”. Tra i suoi pezzi, “La voce delle sirene”, “Cantare'”, “Me so’ ‘mbriacato”, per terminare con “Serenata lacrimosa”. Ritorno in grande stile per i Marlene Kuntz che, con le loro chitarre distorte, hanno celebrato sul palco dell’Uno Maggio, i 30 anni del loro “disco seminale”, cantando “Nuotando nell’ aria”, “Sonica” e “Festa mesta”. Trent’anni da celebrare, ma di carriera, invece, per i “Tre allegri ragazzi morti”, capitanati dal fumettista Davide Toffoli, che hanno ripercorso, tra i loro brani, “Al limite della follia”, “In questa grande città”, “Occhi bassi” e “Ho’opopono”.

Un Uno Maggio che anche questa volta, ha ribadito che la potenza di un messaggio non ha la necessità di grandi mezzi per essere diramato, e che continua a trovare nella sua ristretta dimensione, la sua autenticità.

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