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L'Ue prova a fare sul serio. "Putin non deve vincere"

Impegni per rafforzare la difesa, dazi sul grano e attenzione alle richieste degli agricoltori. Stallo su eurobond e asset russi

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Fermo sostegno all'indipendenza, alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Ucraina. Fondo di assistenza per Kiev.

Nuove sanzioni alla Russia allargate anche a entità terze che proveranno ad aggirarle (vedi Bielorussia, Corea e Iran). Aumento della capacità di difesa europea anche grazie a finanziamenti ad hoc. E ancora, nessun riconoscimento di quelle che vengono definite «cosiddette elezioni» nei territori occupati. Riconoscimento dei crimini di guerra russi e piano di ricostruzione in Ucraina. Attenzione alla manipolazione delle informazioni e delle minacce informatiche. Dazi ai cereali russi e il lancio di un vertice globale per una pace giusta. Anche se non è ancora stata presa una decisione definita sugli eurobond per la difesa e sull'utilizzo dei beni congelati a Mosca per finanziare Kiev, nelle conclusioni del summit europeo ce n'è abbastanza per capire che l'Europa, questa volta, non si è limitata alle parole.

Nel documento finale della due giorni di Bruxelles si legge una frase «la Russia non deve prevalere» che è ben più di un manifesto programmatico. Compattezza e appuntamento a giugno, quando verranno tirate le somme per quanto riguarda la raccolta di finanziamenti per potenziare la capacità di difesa. Anche se un nodo non da poco resta sul tavolo con la Germania che nicchia sull'eventualità degli eurobond, con gli altri Paesi in pressing su Berlino. «Quello degli eurobond sarà uno dei temi assolutamente fondamentali nel prossimo ciclo politico: penso sia interesse comune di noi italiani portarlo in campagna elettorale», ha detto a proposito il commissario Ue all'Economia Paolo Gentiloni. Passi avanti, senza via libera, anche sull'utilizzo dei fondi congelati. «L'Unione Europa ha deciso di proporre l'uso dei proventi del congelamento dei beni della Banca Centrale Russa. La Russia deve pagare per quello che sta facendo in Ucraina», ha tuonato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. «La Russia continua i suoi brutali attacchi contro la popolazione ucraina con bombardamenti notturni di droni e missili sulle infrastrutture energetiche, uccidendo e ferendone dozzine, mettendo a repentaglio la sicurezza della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Tutto questo deve finire! Tutti i responsabili saranno chiamati a risponderne», ha detto l'Alto rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell.

Il tutto nel giorno in cui la Russia continua a lanciare missili su tutta l'Ucraina, tanto per ribadire che non ha nessuna intenzione di fermarsi e conferma la sua volontà di riprendersi quanti più territori possibili, e per la prima volta a Mosca si parla di guerra, anziché di operazione speciale. «De jure questa è una operazione militare speciale, ma de facto per noi si è trasformata in una guerra dopo che l'Occidente collettivo ha sempre più aumentato il livello del suo coinvolgimento nel conflitto», la fantasiosa ricostruzione del sempre solerte portavoce del Cremlino Dmitri Peskov. Tanto basta per scatenare Bruxelles. «Parole che dimostrano che il Cremlino ha tradito i russi negli ultimi due anni, nascondendo i fatti e negando che stanno conducendo una guerra», ha detto von der Leyen. «Riconoscono, alla fine, di aver scatenato una guerra contro l'Ucraina», ribadisce il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel. Ma Mosca continua nella sua strategia: attacchi massicci, anche sui civili, e minacce assortite. «Se l'Unione europea deciderà di espropriare i proventi dai capitali russi congelati in Europa per utilizzarli a favore di Kiev ci saranno conseguenze molto serie». Stessa minaccia per quanto riguarda la proposta di introdurre dazi maggiorati sulle importazioni di cereali, semi oleosi e prodotti agricoli derivati provenienti dalla Russia e dalla Bielorussia ma l'Ue tira dritto, anche su questo. Un vertice fruttuoso. L'Europa quasi completamente compatta. Niente venti di guerra ma la volontà, ferma, di difendersi a dovere.

E non è poco.

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