Quel discorso in più lingue del conte Coronini che fece scandalo a Gorizia • Il Goriziano
Quel discorso in più lingue del conte Coronini che fece scandalo a Gorizia

Quel discorso in più lingue del conte Coronini che fece scandalo a Gorizia

l'aneddoto

Quel discorso in più lingue del conte Coronini che fece scandalo a Gorizia

Di T.D. • Pubblicato il 15 Lug 2023
Copertina per Quel discorso in più lingue del conte Coronini che fece scandalo a Gorizia

La storia del discorso del conte Coronini riscoperta dalla pagine della Gazzetta Piemontese, venendo attaccato dalla stampa filo-italiana.

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La fiera agricola di Gorizia nel 1891 fece parlare di sé non solo per le varietà frutticole e i vini in mostra, ma anche per il discorso che tenne il presidente dell'Esposizione, il conte Carlo Coronini. A ricordare quella vicenda è lo storico Marco Barone, rispolverando le pagine della cronaca dell'epoca Gazzetta Piemontese. Si parlava della frutta splendida, dei grappoli d'uva dorata da far venir l'acquolina in bocca. Il commentatore afferma che "la mostra vinicola è davvero importante, dai vini, uso Borgogna, dei fratelli Levi di Villanova, i più distinti enologi del Goriziano, ai vini spumanti di Spessa presso Cormons dal famoso Piccoli, una specie del vostro Passito".

Un vino, si legge ancora, "che va scomparendo, causa la fillossera, ai Refoschi, che sono vini neri spumanti prodotti nella più soleggiata collina istriana". Oltre alle bellezze naturali, il cronista sottolineò gli aspetti che legavano la "Nizza d'Austria" all'Italia: "Gorizia, purtroppo, dimentica qualche volta la sua posizione etnografica che le incombe di far rispettare assolutamente quel suo carattere marcato di città italiana che le ha dato la natura. Gorizia, a differenza di Trieste, che per sentimento nazionale profondamente radicato può venir citata ad esempio e dall'Istria o dal Goriziano, transigo colla propria coscienza nazionale, fa l'occhio di triglia, se ci va del suo tornaconto, e a chi vorrebbe germanizzarla o a chi vorrebbe farne un feudo sloveno".

"Gorizia in questo affare dell'Esposizione non ha saputo imporre agli organizzatori il rispetto incondizionato della nazionalità italiana. Mancando questa condizione essenziale, l'Esposizione agricola non aveva ragione di essere". Al centro di questa polemica, sollevata dalla pubblicazione fedele alla corona di Savoia, ci fu il discorso che il conte pronunciò "prima in italiano, poi in tedesco e da ultimo in sloveno. Queste ultime due lingue non c'entravano per nulla. Si è tollerato che molte iscrizioni della mostra vengano stilizzate in lingua slovena". Dalle parole usate dal giornalista, tutto ciò fu ritenuto come "gettare acqua sul fuoco dell'entusiasmo cittadino per quella festa del lavoro dei campi e dell'industria", come apparso sul Piccolo dell'epoca.

"La patria di Graziadio Ascoli e di tanti altri insigni uomini che la illustrarono colle loro opere - si legge ancora - ha il dovere di non compromettere se stessa con biasimevoli transazioni coi nostri nemici. Questo volevo dire, senza reticenze, senza maligne intenzioni, e questo ho detto". Come ricorda ancora Barone, quell'esposizione fu un momento importate per la Gorizia d'Austria, tanto che vi partecipò anche il ministro del commercio. "Insomma - rimarca il ricercatore -, un discorso in italiano, sloveno e tedesco, fu un vero scandalo a Gorizia, contesa dall'Italia, fu uno scandalo dalla portata nazionale in Italia. E se l'avesse anche fatto in friulano? Non avrebbe dovuto stupire stante il fatto che Carlo Coronini il friulano lo conosceva bene e scrisse anche dei componimenti poetici in questa lingua".

"Forse questo poteva essere rimproverato al povero Coronini. Di non aver fatto il discorso anche in friuliano. Quanto accaduto nel 1891 fu certamente un fatto significativo, seppur non sorprendente, visto che venne attaccato in modo frontale il conte Coronini, noto conservatore e filoasburgico, espressione di una delle più antiche famiglie nobili di Gorizia. Oggi esiste il progetto della capitale europea della Cultura tra Gorizia e Nova Gorica, ma è innegabile che gli stessi pregiudizi che colpirono il conte Coronini sono ancora esistenti e tutt'altro che superati dal tempo e dalla storia. I secoli passano, le storie rimangono per riflettere e contribuire a rendere il presente più civile" conclude Barone.

Nella foto: il conte Carlo Maria Ernesto Coronini Cronberg con la moglie Olga Westphalen von Fürstenberg, 1895 (Gorizia, Fondazione Palazzo Coronini Cronberg).

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