Duino: recensione e intervista al regista Juan Pablo Di Pace

Duino al Lovers Film Festival di Torino. Pensavo fosse Guadagnino e invece era Tornatore

Un film che sembra parlare a Call Me By Your Name, ma il suo regista cita Nuovo Cinema Paradiso e applaude La grande bellezza. "Ho raccontato una storia vera. La mia"

L’opera prima di Juan Pablo Di Pace e di Andres Pepe Estrada, Duino, ha aperto la 39° edizione del Torino Lovers Film Festival 2024, la più importante rassegna cinematografica italiana dedicata al mondo LGBTQI+. Il film narra la storia di un regista alle prese con la realizzazione di un film autobiografico non ancora completato, ispirato al suo primo amore sfuggente verso un amico svedese conosciuto quando frequentò il Collegio del Mondo Unito a Duino, vicino a Trieste tra il 1997 e il 1999.

Vladimir Luxuria e Angelo Acerbi con Juan Pablo Di Pace e parte del cast del film Duino

Vladimir Luxuria e Angelo Acerbi con Juan Pablo Di Pace e parte del cast del film Duino

Il lungometraggio è stato girato in Friuli durante la pandemia è ha visto il coinvolgimento di maestranze locali e slovene, e ha ottenuto il patrocinio del ministero della cultura.

Alcuni degli studenti dello stesso Collegio del Mondo Unito dove si svolge la storia, provenienti da 82 paesi diversi, hanno recitato nel film e i brani originali sono opera del compositore triestino Dorian Dionisi.

Oscar Morgan e Santiago Madrussan in una scena del film Duino

Oscar Morgan e Santiago Madrussan in una scena del film Duino

La trama

Il film racconta la storia del primo amore del diciassettenne argentino Matias, interpretato da Santiago Madrussan, durante i due anni passati nel Collegio del Mondo Unito di Duino-Aurisina. Lì incontra il coetaneo svedese Alexander (Oscar Morgan) e tra i due nasce un’amicizia speciale, intensa, caratterizzata da fascino, complicità e tenerezza, che subisce una brusca interruzione quando Alexander viene all’improvviso espulso, lasciando il giovane Matias alle prese con i propri sentimenti mai espressi verso il compagno di classe.

Matias presa coscienza dalla sua omosessualità, da adulto e affermato regista (interpretato dallo stesso Juan Pablo Di Pace) decide di realizzare un film su quell’amore adolescenziale incompiuto. Insoddisfatto però del materiale girato per il suo film Matias decide di rivedere dopo 25 anni Alexander (August Wittgenstein) nella speranza di chiudere il film e quel capitolo doloroso della sua vita.

Il film che segna il debutto come regista di lungometraggi di Juan Pablo Di Pace, famoso per aver recitato in Mamma Mia! con Meryl Streep e Colin Firth e per le serie tv Fuller House e Dallas, è godibile, tenero, commovente, pieno di dichiarazioni d’amore per il nostro Paese, e ricorda molto Call me by your name di Luca Guadagnino.

L’ambientazione italiana, la scoperta della propria sessualità, il primo amore, il genitore accogliente e comprensivo, nel film di Guadagnino, con lo struggente monologo finale del papà di Elio, mentre nel film di Di Pace c’è il discorso strappalacrime di perdono della madre di Matias.

Duino negli occhi del protagonista rappresenta un ricordo doloroso ancora popolato dai suoi personaggi  che non lo abitano più fisicamente, perché cresciuti, perché hanno intrapreso strade diverse.

Un posto che per l’autore, che si mette a nudo in questo film, testimonia la sofferenza del primo amore per un ragazzo del suo stesso sesso, il terrore della scoperta e la consapevolezza di essere omosessuale. Due giovanotti che tentano di sfiorarsi, di aprirsi, di dichiararsi, ma che per paura, per retaggi culturali e familiari, ritraggono la mano, non arrivano mai al punto, se non qualche masturbazione delicatamente dedicata.

“Poiché il bello non è altro che l’inizio del terribile, che noi ancora sopportiamo, e tanto ammiriamo, perché disdegna, quieto, di distruggerci” diceva proprio Rainer Rilke, il poeta e drammaturgo austriaco, che in quei posti ha soggiornato e dove è nata la sua opera più famosa, le Elegie duinesi, ovviamente citate nel film.

Juan Pablo Di Pace in una scena del film Duino

Juan Pablo Di Pace in una scena del film Duino

Ne abbiamo parlato con l’attore/regista argentino subito dopo la proiezione del film accolta dal numeroso pubblico in sala con scroscianti applausi.

Ho trovato molte similitudini con il film di Guadagnino. Le è piaciuto molto?

È del tutto casuale. Ho visto quel film e mi è piaciuto. Sono famiglie molto internazionali, sono storie che accadono in Italia. La mia è una storia vera. La mia.

Il momento più commovente del film è il discorso della mamma a Matias così come nel film di Guadagnino era quello del papà ad Elio. 

Per me è stato il momento più importante del film perché ho avuto veramente quella chiacchierata con la mia mamma. Ho deciso di raccontare quel momento che ha definito la mia vita. Sentire questo perdono.

Forse è il momento più emozionante perché direi che è anche il più vero e il più crudo. Non è facile per i genitori dire “I’m sorry”. È stato come un processo vedere la mia vita come un film.

Sarah Parish e Araceli Gonzalez in una scena del film Duino

Sarah Parish e Araceli Gonzalez in una scena del film Duino

Cosa pensano i suoi genitori del film?

Sono stati con me sin dall’inizio. Il mio papà è uno dei coproduttori. Mia mamma, quella grande donna, è stata invece la costumista.

Mi ha aiutato a ricostruire i look degli anni 90,  perché era il suo look e lei è un’artista, una pittrice. L’estetica del film per lei è stata molto importante. Stasera sono qui e sono molto felici. Vengono ogni volta che c’è una proiezione di Duino, lo guardano, lo riguardano.

Cosa ha rappresentato Duino per lei?

È importante mostrare questo posto magico che è così strano, come una bolla nello spazio e nel tempo, dove ci sono ragazzi di tutto il mondo. Secondo me è uno dei segreti bellissimi dell’Italia, poca gente sa che esiste.

È un onore che mi abbiano aperto le porte del collegio per mettere delle telecamere dove ci sono tutti questi ragazzi provenienti da tutto il mondo ma senza radici.

Ci sono 18 di questo tipo di istituti nel mondo. Questa è la prima volta che si fa un film su queste esperienze. Era importante mostrare questa storia di amore cultura e lingua. Per me Duino è stato questo, un posto dove, da teenager, ho provato sensazioni molto importanti ma molto particolari.

L’Italia è stata parte della mia vita e della mia formazione. Sono contento che sia stata fatta l’anteprima qui, al Lovers di Torino, perché il film è molto italiano.

Come è stato girare in Italia?

Molto complicato perché erano gli inizi del 2022 ancora sotto pandemia e Santiago, che fa Matias da giovane, si è ammalato la seconda settimana di riprese. Quando vedete la scena del tango e lui era circondato da tutti questi studenti, qualcuno evidentemente gli ha passato il Covid. Abbiamo dovuto cambiare tutto e invertire i piani girando in quelle settimane in cui lui era out le scene degli adulti. È stato un puzzle molto incasinato. Allo stesso tempo è scoppiata la guerra in Ucrania e tre dei nostri studenti del collegio avevano li amici, famiglie.

Però ogni volta che c’era un ostacolo la vita ci regalava una soluzione. E questo non sempre accade se non in un posto magico.

Ho letto da qualche parte che se fai un brutto film è normale, se fai un film ok è una guerra ma se fai un bellissimo film è un miracolo. Secondo me qualsiasi film è un miracolo.

Nel film ci sono diverso omaggi al cinema italiano. Il film preferito di Matias è Nuovo cinema paradiso, sua madre di chiama Mamma Roma. 

Nuovo cinema paradiso ha avuto per me una influenza molto importante. Così come La Grande Bellezza. Nel film ci sono accenni molto piccoli di questo realismo magico, molto italiano.

La bellezza dei posti, della poesia, dei luoghi. Anche se Duino, Trieste, non è che sia il posto più bello del mondo o dell’Italia perché ci sono posti più belli. Però lì c’è qualcosa di magico, in questo castello che secondo me era perfetto per il film. E poi dovevo mettere Mina, perché Mina è molto importante nel finale.

Questo film è quasi un esperimento di meta cinema. La vita reale intrappolata nella pellicola e viceversa

La vita influenza il cinema e il cinema influenza la vita. Nel film è un qualcosa che non si capisce. Dove incomincia una cosa e dove finisce l’altra.