Eugenio Tibaldi. Informal Inclusion - segnonline
Eugenio Tibaldi, Informal Inclusion, 2024. Tempietto del Tricalle di Chieti. Courtesy Fondazione La Rocca, Pescara

Eugenio Tibaldi. Informal Inclusion

L’installazione site-specific Informal Inclusion di Eugenio Tibaldi al Tempietto del Tricalle di Chieti è prorogata a sabato 7 settembre 2024.
Riproponiamo su Segnonline la recensione di Simone Marsibilio pubblicata sullo speciale Segno Abruzzo e dintorni, il supplemento del numero 296 della rivista Segno dedicato agli eventi in Abruzzo, Molise e “basse” Marche in distribuzione gratuita e scaricabile qui in pdf.

Ogni capitolo descritto da Eugenio Tibaldi, tramite le sue opere, è un compendio di elementi che si struttura in diversi livelli di punti di vista sempre osservati con i suoi occhi, da una prospettiva più periferica possibile fino a scavare ogni volta nel profondo. ET 2020/24 è un’ampia mostra che racconta un ciclo di vita dell’artista dal post-pandemico, nel mutamento e nel generativo. La Fondazione La Rocca, sotto la cura di Francesca Guerisoli, promuove il progetto di Eugenio Tibaldi presentato prima al Padiglione Italia della Biennale di Malta 2024, insieme a Nicolas Martino, ed adesso nello spazio di Pescara in forma “originale” e espansa della produzione degli ultimi quattro anni, in cui l’artista cammina proiettando una luce per le persone che guardano, stimolando la curiosità in una lettura fatta di spazi immaginari ma materialmente vivi di contenuti.

Il punto di inizio del percorso espositivo, a partire dal 5 luglio, è il Tempietto del Tricalle che accoglie l’installazione site-specific Informal Inclusion (fino al 5 agosto), contemporaneamente la mostra prosegue in Fondazione La Rocca, la quale sarà allestita fino al 12 ottobre 2024. Informal Inclusion – Tempietto Santa Maria del Tricalleè dialogo con la sua architettura del XIV secolo a pianta ottagonale. In questo ambiente, l’artista invita all’esplorazione nel buio, tra i sensi, nella gestazione della natura, nella luce  e nel suono artificiale che si genera, da un contenitore che attraverso la sua aura diviene protagonista in una nuova forma di percezione.

Nella Fondazione La Rocca continua il progetto promosso a Malta per il Padiglione Italia, nel quale vi era una stanza nera rigenerata ora nel Tempietto, mentre la stanza bianca che in FLR si abbraccia, riporta e riproduce Informal Inclusion Project  V.P. e Informal Inclusion Project T.T. con la volontà di raccontare il concetto di margine, dalle storie non messe a sistema o sottaciute perché indissolubilmente legate ad un immaginario che vede l’altro solo nella misura di ciò che può essere consumato o sfruttato. 

Informal inclusion svela poeticamente la violenza di un mondo, il nostro, figlio del rimosso coloniale e attraversato quotidianamente da processi migratori che trasformano il tessuto sociale e geografico grazie alla potenza paradossalmente inclusiva delle dinamiche che si generano negli spazi marginali. Bene e male, poesia e orrore, amore e egoismo si intrecciano tragicamente nella transizione tra un vecchio mondo che non smette di morire e un mondo nuovo che emerge con la violenza tra gli interstizi delle nostre città. (E.T.) 

Se nel Tempietto del Tricalle, tra naturale e artificiale, si costruisce un mondo nuovo di luce e buio, ciò che è riportato nella Fondazione, nelle venti tavole raffiguranti annunci di lavoro e i meccanismi che ruotano dietro, si mette in mostra quello che è nascosto nelle nostre strade cittadine (nel quale essere cittadini vuol dire appartenere a questa Terra), nel quale la libera circolazione dovrebbe riguardare tutti, come gli uccelli che migrano per trovare condizioni di vita migliori.

Il gioco di questo progetto, dislocato in due luoghi differenti, è essere avviatori di emozioni e punto narrativo. Ogni tavola rimanda a un uccello migratorio, ogni uccello ad un canto, ogni canto ad una persona facendo sì che Informal Inclusion diventi una poesia propria dove Eugenio Tibaldi porta noi ad essere gli attivatori inconsapevoli di questo percorso. 

L’artista guida chi ne fruisce a meravigliarsi: meravigliarsi non è bloccarsi. Piuttosto è riconoscere che qualcosa scivoli fuori dai quadri consueti della mia conoscenza delle cose e del mondo. E questo è possibile solo quando ciò che è il soggetto della meraviglia non rientra nel paradigma comune delle cose con le quali sono usualmente in contatto. Così, la meraviglia non rientra nel paradigma comune delle cose con le quali sono usualmente a contatto. Così, la meraviglia accende la mia curiosità, mi fa riconoscere la mia curiosità, mi fa riconoscere la mia ignoranza, mi instrada su un terreno che non è previsto da quelli che percorro giornalmente, scrive Tibaldi.

Negli spazi della Fondazione sono esposti quattro progetti dell’artista, scelti  perché riportano la direzione del pensiero che in questi cinque anni hanno fortemente caratterizzato la ricerca di Tibaldi: orientamento nello spazio periferico – marginale, costruire il materiale di uno spazio mentale in un luogo fisico, installare immagini che si compongono sostanzialmente di materia immaginaria. 

A livello temporale di produzione, l’opera Architetture dell’isolamento (2021) è uno dei più rilevanti progetti dal suo arrivo a Torino, dopo la sua residenza napoletana; con l’acquisizione dell’intera eredità di un personaggio storico torinese deceduto e affittando l’appartamento in cui ha vissuto gli ultimi dieci anni della sua vita, senza mai uscire dall’abitazione, Tibaldi ha indagato la potenza attrattiva che “la possibilità di costruirsi un mondo alternativo rifugiandosi nelle proprie passioni e nei ricordi” ha sulla sua stessa esistenza. Mentre la serie Democratization of the human defect (2021) scaturisce dall’analisi del rapporto tra l’umanità e il potere, nell’ossessione di rappresentazione della ricchezza e la sessualità. Eugenio Tibaldi riporta lusso e piacere, memoria e autorità, che si intrecciano tra le immagini e gli oggetti e si inseriscono nei paesaggi provocatori generando un artificiale stimolo carnale, associato al nostro quotidiano stile di vita.

Le opere Atopos (2022) e Simposio 07 (2022) si collegano tra di loro per il soggetto, dopo l’acquisizione teorica e la lettura da parte di Tibaldi  di Verbo degli uccelli (Farīd ad-dīn ‘Aṭṭār) come riferimento e metodologia, aiutando l’artista a parlare della società umana e delle sue follie attraverso lo stereotipo del volatile, citato nell’allegoria, portando con sé la meraviglia del suo piumaggio e del suo canto e allo stesso tempo il difetto umano, trovandosi di fronte all’impossibilità di scindere il giusto dallo sbagliato e la meraviglia dal disastro. Simposio 07 è una installazione, non proprio un quadro, poiché i suoi diversi strati di fondo si espandono in uno spazio di accadimento e così l’artista, coerentemente, mantiene quel meccanismo di funzionamento mirato al dislocamento-geografico, permettendogli di parlare delle necrosi che attanagliano la società di questo tempo. In Atopos, i suoi  uccellini dipinti in precedenza vengono inseriti senza alcun nesso logico preventivo, all’interno di dipinti “falliti” delle case di provincia. Infine, Human attitude e The lost message sono le due opere inedite che faranno parte di questa esposizione,mentre La forma spezzata (2023) è una fiaba per adulti e bambini scritta e disegnata dall’artista, che svela connessioni al territorio della provincia italiana, per farsi emblema di consuetudini atemporali ed extraterritoriali (prodotta da Fondazione Pietro e Alberto Rossini di Briosco, MB – con la collaborazione di Allemandi).

Eugenio Tibaldi nella sua ricerca artistica parla di marginalità, analizza e indaga il punto di vista della periferia italiana non tralasciando la scomodità che l’essere umano nel suo essere si rende ostico e a volte scomodo, non dimenticando la capacità dell’essere umano di essere consapevole dei propri errori e di trarne l’esperienza della meraviglia, come prima citata nelle sue parole.


La mostra di Eugenio Tibaldi ET2020/24 allestita presso Fondazione La Rocca fino al 12 ottobre, è visitabile dal martedì al sabato dalle ore 16 alle ore 20.

Grazie alla collaborazione di Fondazione La Rocca con l’Associazione Il Giardino delle Pubbliche Letture di Chieti e in accordo con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Chieti e Pescara, Informal Inclusion sarà dunque visitabile dal martedì al sabato previa prenotazione telefonica ai seguenti numeri: 3387593706 / 3332868218. 

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