Esplorando il capolavoro musicale che ha definito un’era e una vita segnata dal dolore e dalla genialità
Il brano del trionfo di Amy Winehouse porta in sé i semi della tragedia. Riascoltarlo mette sempre i brividi. “Back to Black”, oltre ad essere anche il titolo del secondo – e tristemente ultimo – album di Amy Winehouse, quello che l’ha resa famosissima in tutto il mondo, è in qualche modo la sua dichiarazione di resa: “You go back to her, and I go back to black”. Oggi è anche il titolo di un biopic, tanto atteso quanto bersagliato di critiche, in arrivo nei nostri cinema il 18 aprile 2024.
La canzone racconta la rottura con Blake Fielder-Civil, il fidanzato dell’epoca. I due si conoscono nel 2005 davanti a un locale e si sposano nel 2007 a Miami Beach. Blake viene immediatamente additato come colui che ha iniziato Winehouse alle droghe. Nel 2009 divorziano, ma da quel nero lei non si riprenderà più. «Quando una relazione finisce, si torna a ciò che fa comodo», aveva dichiarato lei stessa, «il mio ex è tornato dalla sua ragazza e io sono tornata all’alcol e ai tempi bui». La troveranno morta nel suo appartamento di Camden, Londra, il 23 luglio 2011, circondata da bottiglie di vodka vuote sul pavimento. Aveva 27 anni.
«Tutte le canzoni del disco parlano della mia relazione con Blake in quel momento», dichiarerà nel 2007, «Non mi ero mai sentita come con lui in tutta la mia vita. È stato molto catartico, stavo malissimo per il modo in cui ci trattavamo e pensavo non ci saremmo rivisti mai più. Lui adesso ci ride su, mi dice: “Come sarebbe a dire che pensavi non ci saremmo più rivisti? Noi ci amiamo. Ci siamo sempre amati”. Io però non lo trovo divertente. Volevo morire».
Torna a Black, la genesi
Winehouse scrive tutti i testi dell’album, ma per le sonorità e gli arrangiamenti chiede aiuto a Mark Ronson, il suo produttore. “Back to Black” è la prima canzone a cui lavorano insieme. «Non dimenticherò mai il primo giorno in cui ho incontrato Amy, perché ha cambiato tutto per me. Era marzo 2006, nello studio che avevo in Mercer Street, a New York. Mi disse che pensava fossi un vecchio con la barba, come Rick Rubin. Ho pensato: “Parliamo di musica, vediamo cosa le piace”. Mi disse che le piaceva andare nei bar e nei club, giocare a biliardo con il suo ragazzo e ascoltare le Shangri-Las». La canzone che ha influenzato maggiormente Back to Black è proprio un brano del 1964 di queste ultime, “Remember (Walking in the Sand)”. Winehouse gli fa ascoltare alcuni di quei dischi, che diventano l’occasione per un corso accelerato sulle produzioni dei gruppi femminili. Poi Ronson ci lavora la notte e il giorno dopo si ritrovano. «Mi è venuto in mente questo piccolo riff di pianoforte, che poi è diventata la strofa. Dietro ho messo una grancassa e un tamburello e tonnellate di riverbero. Lei era talmente presa che, alla fine, è rimasta due settimane e abbiamo dato corpo ad altre cinque o sei canzoni. Lei suonava e io scrivevo gli accordi. Poi se ne andava a dormire e io impazzivo con gli arrangiamenti». A Winehouse andava particolarmente a genio: «È come me», diceva di lui, «viene dalla musica nera, dal jazz e dall’hip hop, abbiamo tutto sotto controllo. Quando gli ho fatto ascoltare tutta quella roba mi ha detto: “Bene, torna in albergo, io vado a fare i compiti”».
Il video
Girato in bianco e nero da Phil Griffin, per gran parte nel cimitero di Abney Park a Londra, il video di Back to Black ruota attorno alla sepoltura del cuore della cantante, metafora del naufragio della sua relazione. Con tanto di bara, carro funebre, corteo e gigli, in un’atmosfera molto gotica.
«Nei video volevamo mostrare la verità: la vita è un dramma, dolorosa e bella insieme, è gioia e tragedia», ha spiegato Griffin, «Nonostante la storia fosse basata sul lutto, Amy voleva anche ballare. Aveva già tutte le immagini dei video dentro di sé, io l’ho solo aiutata a farle uscire, traducendole. Credo di averle dato la sicurezza di mostrarle al mondo».
Su YouTube, lo scorso anno, il video ha superato il miliardo di visualizzazioni, e la canzone, che non ha avuto immediatamente successo, ma è salita all’ottavo posto della UK Single Chart soltanto dopo la sua morte, è diventata un intenso epitaffio.