Teatrini di carta, dalle origini ad oggi. Intervista a Fernanda Pessolano

Diorami, teatrini, giocattoli di carta e cantastorie si inseriscono in un progetto di divulgazione per il mondo dell’infanzia e dei giovani

Fernanda Pessolano è la presidente dell’Associazione Ti con Zero, che organizza e promuove il festival triennale e multidisciplinare Alla fine della città, progetto inserito nella programmazione di Contemporaneamente Roma 2020-21 -22, la cui edizione 2022 è stata inaugurata il 4 novembre con un ricco programma Alla fine della città – Edizione 2020-21-22 – Ti con Zero (associazioneticonzero.it).
Fernanda, oltre a tenere le redini dell’associazione e del festival è anche un’artista amante della bicicletta e della natura. Da anni, infatti, si rende portavoce ed è artefice dell’arte antica del teatrino di carta. Diorami, teatrini, giocattoli di carta e cantastorie che si inseriscono in un progetto di divulgazione per il mondo dell’infanzia e dei giovani.

All’interno del festival Alla fine della città, nella mattinata di giovedì 17 novembre, presso la sede dell’Istituto comprensivo Pablo Neruda (via di Casal del Marmo 212, Roma) si terrà la messa in scena di Astolfo sulla Luna, episodio dell’Orlando Furioso, in versione attuale con tanto di cyber bicicletta con teatrini/installazioni in miniatura prodotti da Fernanda Pessolano, testo e cantastorie di e con Caterina Acampora. Abbiamo intervistato Fernanda per saperne di più sulla storia dei teatrini di carta e sulla sua specifica produzione artistica. 

Il gioco del Natale. Teatrino in miniatura con presepe di carta 1930 cecoslovacco. Fernanda Pessolano, 2021

L’origine del teatro di carta risale al ‘700. Ce ne racconti la storia?
«Non è facile ricostruire la storia del teatrino di carta. I diorami teatrali settecenteschi di Engelbrecht, le figurine ottocentesche dei personaggi che pubblicizzavano i drammi e melodrammi inglesi date come souvenir agli spettatori teatrali o i “libri teatrino” ottocenteschi come il Guignol, ispirato alle maschere francesi più famose, erano tutti spazi per l’immaginazione, erano luoghi per la fantasia, erano le sedi di storie e avventure. Erano teatri in miniatura dove ambientare i giochi di un bambino o anche i testi di un autore. E se prima erano su carta, e poi su cartone, più tardi ci sarebbero stati teatrini in legno e con decorazioni raffinate e sofisticate. Dalla Germania alla Danimarca, dall’Inghilterra all’Italia, la tradizione ancora in vita si manifesta tramite la famiglia Pollock che nel suo museo londinese ancora produce ristampe di storici teatrini di carta». 

Di quali tematiche trattavano solitamente e come si sono evolute?
«Possedere un teatrino in miniatura da camera o di carta era un grande privilegio. È l’antenato del libro animato e del videogioco. Come portare sala e scene, attrici e attori, arredi e oggetti nella propria casa, nella propria stanza, e poi fantasticare, elaborare, costruire una storia. Le storie ufficiali erano quelle dei santi, dei re e dei cavalieri, delle foreste e delle guerre, ma anche di briganti e mugnai. Poi le rappresentazioni si sono moltiplicate fino ad accogliere le maschere della commedia dell’arte, da Arlecchino a Pulcinella, o le opere della lirica, come la Turandot, o di un dramma, come Il pirata Barbanera, o delle fiabe tradizionali come Pinocchio o Gulliver». 

I 12 cavalieri. Da Astolfo sulla luna di Fernanda Pessolano 2022 © Nico Marziali

Da dove nasce la tua passione per questa arte?
«Quando mi innamorai di Elsa Morante e costruii una mostra dedicata a lei, per il centenario della sua nascita, nel 2012. In particolare mi concentrai sui racconti che Morante scrisse per il Corriere dei piccoli negli anni Trenta. Sfogliando i vecchi numeri, notai che c’erano carte da ritagliare e comporre: abiti, giocattoli e anche teatrini. La mostra fu realizzata per le Biblioteche di Roma durante la fiera della piccola e media editoria “Più Libri Più Liberi”. La mia ricerca cominciò così e poi si approfondì nei dettagli, negli adattamenti, nelle variazioni del fantastico mondo dei giocattoli di carta».

La mattina del 17 novembre all’Istituto comprensivo Pablo Neruda metterai in scena l’episodio dell’Orlando Furioso “Astolfo sulla Luna e sulla bici”, testo e cantastorie di e con Caterina Acampora. Perché questa specifica storia? E come la tua ricerca estetica nel creare i diorami l’ha interpretata?
«Era un testo che conoscevo e che amavo nella traduzione di Italo Calvino. Nei miei teatrini metto in scena sempre la letteratura, probabilmente perché ho sempre promosso la lettura, attraverso incontri e laboratori, rassegne e festival. Quel testo di Ariosto era nell’aria, nel cuore, in un teatrino, e infine anche nell’incontro con Caterina Acampora. Lei innamorata come me di Astolfo ha riscritto una versione dinamica attuale e giocosa stile cantastorie per i bambini delle elementari. L’idea è di trasformare le immagini del cartellone da cantastorie in diorami. L’Orlando Furioso, un testo epico, si presta benissimo a questo genere di rappresentazioni, come lo è stato anche per i pupi siciliani. Inoltre, a distanza di secoli la Luna continua a fare parte del mondo delle favole, dei misteri, dei sogni, e a esercitare un fascino che le esplorazioni spaziali e scientifiche non hanno cancellato. Il viaggio di Astolfo, perché di un viaggio si tratta, abbiamo però cercato di renderlo più attuale. Tant’è che, davanti all’ippogrifo che si rifiuta, Astolfo si vede costretto a servirsi di uno strumento alato ma meccanico, e amatissimo: la bicicletta». 

L’ippogrifo. Da Astolfo sulla luna di Fernanda Pessolano 2022 © Nico Marziali

Qual è il tuo processo creativo?
«Lavoro innanzitutto nel togliere, nel semplificare, nel sintetizzare, nell’arrivare agli elementi principali ed essenziali della storia. Poi ricreo scenari, come nei teatrini di carta, come piccole e complesse installazioni, punto prima su cartamodelli iconografici tradizionali dei teatrini e dei giocattoli di carta e poi su elementi tridimensionali, di recupero e riciclo che raccolgo nel tempo, per ispirazione e associazione di idee, per colori e composizione scenografica. Tutto per dare vita a una scena teatrale».

Cosa i bambini possono apprendere da questa antica arte? Come si bilancia il gioco con l’apprendimento?
«Il teatro è vita e la vita è gioco. Io predico il gioco a teatro. Così i bambini possono lavorare con la loro fantasia. E giocando imparano. E imparando giocano al teatro della vita». 

La luna. Da Astolfo sulla luna di Fernanda Pessolano 2022 © Nico Marziali

ASTOLFO SULLA LUNA E CON LA BICICLETTA
Teatro in bicicletta con cantastorie 
Teatrini/installazioni in miniatura prodotti da Fernanda Pessolano, testo e cantastorie di e con Caterina Acampora
in collaborazione con la biblioteca della bicicletta Lucos Cozza
17 novembre 2022
Istituto comprensivo Pablo Neruda – via di Casal del Marmo 212, Roma
Info: Ti con Zero – Associazione Ti con zero didattica per gioco

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