Erzsébet Báthory: la Contessa-Vampiro del Folklore Ungherese – Vanilla Magazine

Erzsébet Báthory: la Contessa-Vampiro del Folklore Ungherese

Si diceva che la Contessa Dracula, al secolo Erzsébet Báthory, fosse una strega, che si lavasse col sangue delle sue vittime, che avesse torturato, seviziato e ucciso circa 650 donne; il che la renderebbe “l’assassina più prolifica del mondo occidentale”, come riportato dal sito dei Guinness Word Record. Per qualcuno è stata un semplice capro espiatorio di una complessa macchinazione politico-giudiziaria o, più in genere, una nobildonna ungherese che, attraverso il folklore, si è imposta nell’immaginario delle leggende su serial killer e vampiri.

The Vampire, di Philip Burne-Jones, 1897 – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Di lei si è detto e scritto molto, ma chi era davvero Erzsébet Báthory?

Partiamo dal principio.

Ritratto di Erzsébet Báthory – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

La biografia della contessa

Erzsébet Báthory nacque il 7 agosto del 1560 a Nyírbátor, nell’Ungheria nord-orientale. La sua era una delle famiglie ungheresi più illustri e vantava eroi di guerra, politici, principi e sovrani, incluso Stefano I Báthory, re della Confederazione polacco-lituana dal 1576 al 1586.

Stefano I Báthory – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Crebbe nel palazzo di Ecséd e, l’8 maggio del 1575, andò in sposa al conte Ferenc Nádasdy, discendente di un’altra grande casata. Ferenc ed Erzsébet si trasferirono nel castello di Čachtice, nei Piccoli Carpazi, e divennero i signori di un patrimonio territoriale che comprendeva dieci villaggi della zona, incluso quello di Čachtice, da cui prendeva il nome il castello, e varie proprietà sparse fra l’Austria, la Transilvania e l’Ungheria settentrionale.

Il castello di Ecséd – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Ferenc morì il 4 gennaio del 1604, per le conseguenze di una misteriosa malattia, ed Erzsébet, unica ereditiera dei beni del marito, divenne così ricca che perfino il re d’Ungheria, Mattia II d’Asburgo, le chiese un prestito e divenne suo debitore.

Mattia d’Asburgo, re d’Ungheria dal 1608 al 1619 e Imperatore del Sacro Romano Impero dal 1612 al 1619 – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Con la vedovanza, però, iniziarono a circolare delle voci e si diceva che torturasse e uccidesse serve e contadini. Accuse di poco conto, maldicenze, se non che, nel 1609, Erzsébet creò nel suo castello una scuola di etichetta per giovani nobildonne e, secondo le malelingue, chi vi entrava poi non usciva.

Ferenc Nádasdy – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Il suo principale detrattore fu Janos Ponikénusz, il pastore luterano di Čachtice, che la accusò di cannibalismo e stregoneria. Le storie sul suo conto non passarono inosservate e, quando giunsero alle orecchie di Mattia II, il sovrano incaricò il Palatino d’Ungheria György Thurzó di far luce sulla vicenda.

Statua di György Thurzó – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

A partire dal marzo del 1610, Thurzó raccolse varie testimonianze e, il 29 dicembre di quell’anno, si recò a sorpresa al castello di Čachtice, dove, secondo la sua versione dei fatti, trovò Erzsébet che stava torturando una ragazza.

Il Palatino d’Ungheria György Thurzó – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Il processo ebbe inizio il 2 gennaio del 1611. Quattro presunti complici della contessa, i domestici János Ficzkó, Dóra Szentes, Ilona Jó e Kata Beniczky, confessarono sotto tortura il coinvolgimento negli omicidi e confermarono le perversioni della padrona. Si fece avanti anche una serva di nome Susannah e raccontò di aver trovato un diario in cui Erzsébet aveva appuntato tutti i nomi delle sue 650 vittime. I giudici non ebbero alcun dubbio:

Il castello di Čachtice era stato un teatro degli orrori e gli imputati erano colpevoli

Il castello di Čachtice – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Dóra Szentes e Ilona Jó furono arse vive, János Ficzkó morì decapitato e Kata Beniczky, che si era limitata al solo occultamento dei cadaveri, fu condannata all’ergastolo. Quanto a Erzsébet era pur sempre una potente nobildonna, e si scelse di murarla in una stanza del castello. Leggenda vuole che, la sera del 20 agosto del 1614,  si avvicinò al foro per il passaggio dei viveri e si lamentò di avere le mani fredde con una guardia. L’uomo le ordinò di andare a dormire e la mattina successiva la trovò morta all’età di 54 anni.

Torre principale del castello di Čachtice – Immagine di Jacomoman78 condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia

La biografia estesa

Dopo la sua scomparsa, la fama da serial killer di Erzsébet crebbe a dismisura, ma fu solo nel 1729, con il prete gesuita László Túróczy, che si arricchì di nuovi inquietanti elementi. Nell’opera Ungaria suis cum regibus compendio data, Túróczy ne ritoccò la biografia e associò tutte le perversioni della donna alle conseguenze della sua conversione al luteranesimo, la religione del marito.

Copertina del manoscritto di Ungaria suis cum regibus compendio data – Immagine di pubblico dominio via GoogleBooks

Nella biografia estesa della contessa, troviamo che i Báthory erano predisposti alle malattie mentali a causa dei numerosi matrimoni fra consanguinei, e, fin da bambina, la stessa Erzsébet fu vittima di crisi epilettiche. Intorno ai sei anni manifestò segni di squilibrio e assistette di nascosto a torture, squartamenti e mutilazioni.

La statua di Ferenc Nádasdy a Sárvár – Immagine di Goga504 condivisa con licenza CC BY-SA 4.0 via Wikipedia

Dopo il matrimonio con Ferenc, diede libero sfogo alla sua passione per il sadismo e trasformò il castello di Čachtice in un regno del terrore. Se una serva si lamentava, si comportava male o cercava di scappare, la padrona si dilettava con punizioni di vario tipo, come percosse, mutilazioni, aghi sotto le unghie o, la sua preferita, la morte per assideramento dopo aver denudato, bagnato con l’acqua fredda e costretta a stare fuori in pieno inverno, la malcapitata di turno.

Ferenc Nádasdy – Immagine condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia

Erzsébet si appassionò anche al mondo dell’occulto e si convinse che il sangue femminile potesse donarle la bellezza eterna. Si aprì una nuova fase della sua carriera omicida, in cui attirò contadine e servette dei villaggi limitrofi con la falsa promessa di un buon posto di lavoro. In realtà, le  uccideva e si faceva il bagno nel loro sangue, ma dal 1609 aumentò la qualità del trattamento e passò alle giovani della piccola nobiltà.

Un dipinto di Erzsébet Báthory mentre fa il bagno nel sangue delle sue vittime – Immagine di Alex Zak condivisa con licenza CC BY-SA 4.0 via Wikipedia

Verità o leggenda?

Tutti questi particolari le valsero il soprannome di Contessa Dracula e l’accostamento al vampiro di Bram Stoker, di cui, per qualcuno, sarebbe la principale fonte d’ispirazione. È una credenza priva di fondamento, perché negli appunti dello scrittore irlandese non c’è nulla che la riguardi, e l’unico personaggio storico da associare al conte Dracula è il principe di Valacchia Vlad III.

Vlad III Dracula, noto anche come Vlad Țepeș Dracul (1431-1476) – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Nel Novecento alcuni studiosi hanno rivalutato la figura di Erzsébet e hanno giustificato la sua caduta in disgrazia con un complotto ordito per ridimensionare l’influenza dei Báthory. Partiamo dal presupposto che non esiste alcuna prova a supporto degli episodi giovanili in cui assistette a torture e omicidi. La stessa tesi della promiscuità fra consanguinei è una forzatura che non tiene conto dell’albero genealogico dei Báthory, con i genitori, Anna e György, divisi da ben sette generazioni e con l’ultimo antenato in comune risalente a duecento anni prima.

Statua raffigurante il matrimonio di György Báthori e Anna Báthori a Nyírbátor – Immagine di Szilas condivisa con licenza CC BY-SA 4.0 via Wikipedia

Allo stesso modo, le accuse vampiresche di Túróczy si basavano sulla presunta conversione di Erzsébet al luteranesimo; una conversione mai avvenuta, perché la contessa rimase calvinista per tutta la vita e, nei territori posti sotto la sua giurisdizione, regnava la tolleranza religiosa. La prova del nove di queste storpiature sono le carte processuali, emerse nel 1765, ma pubblicate per la prima volta solo nel 1817.

Dei bagni nel sangue delle fanciulle non ce n’è traccia

Vampire (1895), di Edvard Munch – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Adesso spostiamoci sul fronte politico e analizziamo il contesto ungherese a cavallo fra il XVI e il XVII secolo. Gli Asburgo del Sacro Romano Impero aveva già dei vecchi attriti con i Báthory, ma due eventi in particolare avevano inasprito i rapporti fra le casate: la morte prematura di Ferenc Nádasdy, che aveva consegnato ad Erzsébet una vastissima eredità, e l’elezione a Principe di Transilvania di Gabriel Báthory, avvenuta nel 1607.

Il principe di Transilvania Gabriel Báthori – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Con gli attacchi degli ottomani da un lato e la fragilità dei rapporti con la Transilvania dall’altro, gli Asburgo temevano che Gabriel volesse sfruttare le terre di sua cugina Erzsébet per appropriarsi del trono ungherese e svincolarsi dalla sudditanza nei confronti dell’Impero. Oltre al discorso politico c’è anche quello economico, con Mattia II che con Erzsébet aveva un debito rilevante, ovviamente scomparso nel nulla dopo la condanna del 1611.

Mattia d’Asburgo – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Quanto al processo, si trattò di una farsa e si presentarono alla sbarra circa 300 testimoni che raccontarono solo storie “per sentito dire”. Nessuno di loro aveva assistito a una tortura o a un omicidio e non c’erano testimoni oculari, a esclusione dei quattro complici, che – lo ricordiamo- confessarono sotto tortura.

Ritratto di Erzsébet Báthory – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

A questo punto, la domanda sorge spontanea:

Se davvero erano false, come erano nate le voci sulla dedizione al sadismo della contessa?

Vista aerea del castello di Čachtice – Immagine di Civertan condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia

In quanto padrona del castello di Čachtice e dintorni, Erzsébet aveva l’obbligo di fornire assistenza ai domestici, alla servitù e agli abitanti dei villaggi. Come molte altre nobildonne, aveva ricevuto un’istruzione di base per determinate tecniche di guarigione, ma le sue si basavano sulle pratiche di Ecséd e, quando le utilizzò a Čachtice, le persone si insospettirono. La situazione, poi, si aggravava se i pazienti non sopravvivevano e si spargeva la voce che la colpa fosse delle misteriose cure della contessa.

Il castello di Ecséd – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Inoltre, vale la pena notare che Thurzó imbastì il processo attorno alla scomparsa di otto giovani donne. Ne era venuto a conoscenza non appena Mattia II lo aveva incaricato di iniziare le indagini e gliene avevano parlato gli abitanti della zona, che, ovviamente, sospettavano di Erzsébet. Il periodo in questione è l’ottobre del 1610, che coincideva con uno dei tanti focolai di peste. Secondo la storica ungherese Irma Szádeczky-Kardoss, le ragazze furono vittima dell’epidemia e morirono nel giro di una settimana mentre la contessa era in viaggio. Al castello, però, c’erano i quattro domestici finiti sotto processo e furono loro che cercarono di guarirle, ma non ci riuscirono e, per non alimentare le maldicenze in circolazione, occultarono i cadaveri, poi trovati e fraintesi da Thurzó.

Il castello di Čachtice – Immagine di Martin Hlauka (Pescan) condivisa via Wikipedia

C’è anche il rovescio della medaglia e, a chi professa l’innocenza di Erzsébet, si oppongono altri storici convinti che ci sia comunque un fondo di verità, magari non con 650 vittime, un numero che, fra l’altro, deriva da un fantomatico diario mai trovato.

Ritratto di Erzsébet Báthori – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

A distanza di secoli, la realtà dei fatti si è persa nelle piaghe della storia. Con un misto di leggenda e folklore, Erzsébet Báthory è giunta a noi contemporanei con la fama di contessa-vampiro e di serial killer, forse, la più efferata mai esistita. O forse solo una vittima di un complotto economico e politico al quale non seppe opporsi.

Fonti:

Elizabeth Báthory – Encyclopedia Britannica

Most prolific female murderer – Guinness Word Record

Erzsébet Báthory – Wikipedia italiano

Erzsébet Báthory – Wikipedia inglese

Erzsébet Báthory – Wikipedia tedesco

Erzsébet Báthory – Wikipedia ungherese

An Examination of the Life and Trial of Erzsébet Báthory

Il video di Gioele Sasso sul Canale YouTube “La Biblioteca di Alessandria”.

 


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